L’intelligenza artificiale entra ufficialmente nel mondo della scuola. All’IIS Marconi Pieralisi di Jesi, in provincia di Ancona, grazie a un gruppo di giovani professori provenienti dal mondo della ricerca e del lavoro, da qualche mese l’AI è diventata una disciplina che si studia assieme a storia, italiano, matematica, informatica: un’ora alla settimana con tanto di voto in pagella. Una vera e propria novità nel panorama italiano dove fino ad oggi si aveva conoscenza di corsi pomeridiani extra scolastici. Al Marconi Pieralisi, invece, i professori Marcello Pigini e Nicola Falcionelli hanno proposto lo scorso anno al collegio docenti di introdurre l’IA come materia nel piano studio della scuola.

Un progetto in via sperimentale approvato grazie all’autonomia che ogni istituto ha a disposizione. A spiegare a ilFattoQuotidiano.it la finalità di questa piccola rivoluzione sono gli stessi docenti che hanno portato avanti l’iniziativa: “Vogliamo dare ai nostri studenti la possibilità di essere competenti su un settore che si sta diffondendo. Nel nostro territorio almeno due aziende sono interessate ad avere ragazzi preparati su questo tema. Desideriamo offrire la possibilità di ampliare significativamente il loro bagaglio culturale e le loro opportunità di carriera future”.

Ma cosa si studia? Linguaggi, machine learning, reti neurali e deep learning, ma anche etica nell’intelligenza artificiale: “Il primo passo è stato quello di concentrarci sulla parte storica, sugli intrecci con l’informatica che risalgono agli anni Quaranta del secolo scorso. Formiamo sulla teoria di base, sulle tecniche che servono a capire perché e a cose serve l’AI, per poi passare all’applicazione pratica”. Interessante l’aspetto etico: “Ci interessa che i nostri ragazzi abbiano una consapevolezza sull’uso di questo strumento. Leggendo i giornali quest’anno lo si sta vivendo come uno spauracchio, noi vogliamo che sia un’opportunità. Quando si apprende che dietro l’intelligenza artificiale ci sono la matematica, la scienza e la tecnologia non c’è d’aver paura”.

Pigini e Falcionelli non sono nemmeno preoccupati dell’uso improprio che qualche studente può fare di ChatGpt per verifiche o tesine: “I giovani hanno scoperto ChatGpt prima di noi adulti e, a volte, lo sanno usare pure meglio. Ma noi sappiamo quando un ragazzo fa un compito copiando di sana pianta dall’intelligenza artificiale. Se conosci i tuoi studenti ti accorgi dal linguaggio che usano, da determinati codici che sono tipici dell’AI. A nostro avviso ChatGpt può essere uno strumento che ci rende più produttivi, uno stimolo da usare con un’ottica rivolta all’apprendimento”. Finora a Jesi alunni e genitori hanno colto con entusiasmo questa proposta, tanto che l’anno prossimo le iscrizioni al corso sono già raddoppiate. “Abbiamo colto un’esigenza – sottolineano i docenti interessati – e l’abbiamo sviluppata. I ragazzi che studieranno qui saranno pronti per il futuro e potranno avere un’occupazione anche qui nel nostro territorio”.

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