Parliamo di scuola, sempre apparentemente al centro delle riforme ma nei fatti sempre identica a se stessa. Tanto che, come dice Cristina Bertazzoni, docente di didattica e pedagogia all’Università di Verona, la scuola è invisibile nel dibattito pubblico: emerge sui media solo a inizio anno scolastico o in vista dell’esame di maturità. Dunque, se immaginiamo cambiamenti, dobbiamo spingerci molto in là nel tempo: come sarà la scuola tra 20 anni?

Diverse transizioni (tecnologica, demografica, ecologica, sociale) concorrono a condizionare modi e contenuti del nostro sistema educativo. L’Ocse con il progetto Back to the future of education (2020) ha proposto 4 scenari alternativi per il 2040, a seconda del maggiore o minore impatto potenziale sulla scuola che possono avere variabili come digitalizzazione, intelligenza artificiale e decentralizzazione/de-istituzionalizzazione.

Scenari di opportunità: imparare al passo coi tempi

Possiamo auspicare che nei prossimi due decenni diventeremo capaci di utilizzare la tecnologia per accompagnare l’apprendimento, risparmiandoci pietose scene di cestini che girano tra i banchi per “sequestrare” gli smartphone prima di un esame. D’altra parte, se nel 2040 avremo risolto (almeno in buona parte) il digital divide, la scuola potrà tornare a essere capillare, anche (e soprattutto) al servizio delle aree interne e montane (che rappresentano due terzi del Bel Paese). Forse il caldo delle pianure spingerà tanti a riabitare questi territori.

Un paese solo per vecchi (inverno demografico) non avrà bisogno di standardizzare per la massa i percorsi di studio, a tutto vantaggio di programmi personalizzati, dove modalità alternative di imparare non siano ritenute “patologiche” (es. la dislessia), ma valori della diversità.

Infine, chissà se basteranno 20 anni per estendere i confini dell’educazione al di fuori delle mura scolastiche? Ne beneficerebbero le “comunità educanti” per crescere in numeri e possibilità, affinché conoscenza ed esperienzialità siano davvero integrate.

Scenari critici: vendesi scuola per le élite

La tecnologia avanza troppo velocemente per la scuola, che fatica a stare al passo e rimane ferma al passato. Questo potrebbe creare uno squilibrio per gli studenti, tra intrattenimento sempre nuovo e una scuola obbligatoria obsoleta. Inoltre, potrebbe allargarsi la forbice tra fasce di popolazione in grado di accedere alla tecnologia (in termini sia di disponibilità che di alfabetizzazione), generando mondi marginali esclusi dalla già scarsa mobilità sociale. Che aspettarci poi dai colossi della tecnologia se, come sembra, saranno nelle condizioni di dettare l’agenda politica (e legislativa)? Anziché iscriverci ai distretti scolastici del quartiere, come abbiamo sempre fatto, dovremo allora fare un account su piattaforma privata che ci vende licenze elementari, medie o superiori?

Transizioni possibili: laboratori di futuro in classe

Come sempre, non si tratta di predizioni, ma di esplorazioni su scenari diversi per stimolare riflessioni e capire come agire oggi. I cambiamenti climatici, tecnologici e sociali sono inarrestabili, ed è complicato modificare l’andamento demografico dell’Italia del 2040. Senza considerare ulteriori smottamenti prodotti da eventuali nuove guerre, epidemie, disuguaglianze, squilibri geopolitici ecc.

La scuola deve anticipare il futuro, non inseguirlo. E in parte lo fa: sono già in atto diversi esperimenti concreti di trasformazioni educative. Le “scuole nel bosco”, “la didattica in fattoria”, “l’home schooling” sono alcune pratiche di scuola senza confini, che si estendono oltre le aule tradizionali per andare verso le comunità locali. In quest’ottica si adegueranno al XXI secolo anche i programmi scolastici, con rilievo per nuove (e vecchie) materie, dall’etica all’educazione civica, dall’immaginazione strategica all’intelligenza relazionale, dal pensiero critico al pensiero sistemico. Per citare le competenze che il World Economic Forum ritiene indispensabili per le sfide dei prossimi anni.

Nessuno conosce l’evoluzione della scuola, ma di certo occorre il coinvolgimento di studenti, insegnanti, genitori e dirigenti per progettare collettivamente una scuola al passo coi tempi. A questo serve allenare la capacità di pensare scenari alternativi (e non di un colore solo).

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