Per la prima volta Hamas “racconta” l’attacco del 7 ottobre con cui è iniziata la nuova guerra, arrivata oggi al giorno 107. Lo fa con un documento di 16 pagine, primo resoconto pubblico del gruppo dell’operazione “Diluvio di al Aqsa” in oltre tre mesi. L’attacco contro Israele viene dunque descritto come “un passo necessario“, anche se il “caos” che ne è seguito ha provocato alcuni “errori“. Nel testo, di cui dà notizia al Jazeera, si legge che l’attacco è stato “un passo necessario e la risposta normale alle cospirazioni israeliane contro il popolo palestinese”. “Forse – ammette Hamas – sono stati commessi alcuni errori durante l’operazione a causa del rapido collasso del sistema di sicurezza e militare israeliano e del caso causato lungo le aree di confine con Gaza”. Il gruppo terroristico palestinese sostiene poi che obiettivo dell’assalto era quello di “mettere immediatamente fine all’aggressione israeliana a Gaza, ai crimini ed alla pulizia etnica commessi contro l’intera popolazione palestinese”. Nel documento Hamas rinnova la richiesta a Israele di fermare subito “l’aggressione”. La risposta di Netanyahu, al contrario, è quella che il premier israeliano ormai ripete quotidianamente ad alleati e nemici. Per il premier, che ieri era stato criticato dal segretario generale dell’Onu per il suo rifiuto all’ipotesi di due Stati, “solo la vittoria totale garantirà l’eliminazione di Hamas e il ritorno dei nostri ostaggi. Come premier di Israele sostengo questa posizione con determinazione anche di fronte a pressioni enormi internazionali e interne. È stata questa mia ostinazione a impedire per anni uno Stato palestinese che avrebbe costituito un pericolo esistenziale per Israele. Finché sarò primo ministro, questa sarà la mia posizione”.

Il tunnel – Nel 107º giorno di conflitto tra Israele e Hamas le truppe delle forze di difesa israeliane, che operano nel sud della Striscia di Gaza, hanno annunciato di aver scoperto un tunnel dove gli ostaggi dei terroristi erano tenuti prigionieri “in condizioni dure e disumane” come ha dichiarato il portavoce dell’Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari. L’ingresso si trovata sotto la casa di un comandante di Hamas, a Khan Younis. “Il tunnel era attrezzato con esplosivi e porte blindate progettate per proteggere i terroristi e impedire che si procedesse alla ricerca dei nostri ostaggi”, ha detto Hagari. Nel tunnel – ad una profondità di circa 20 metri – è stata trovata una grande sala dove sono stati tenuti in cattività circa 20 ostaggi, alcuni di questi poi liberati. Trovati anche disegni fatti dalla bambina Emilia Aloni, anche lei rilasciata. Per entrare nella struttura – ha detto Hagari – i soldati hanno combattuto e ucciso miliziani di Hamas. Un annuncio che arriva il giorno dopo le manifestazioni nel centro di Tel Aviv contro il governo Netanyahu.

Le prigioni degli ostaggi – In una sala sotterranea a Khan Yunis sono state trovate tracce di Dna di ostaggi catturati il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz ha poi affermato alla televisione commerciale israeliana Canale 12 la nuora di uno degli ostaggi, l’ottantenne Yoram Metzger. “Non era sangue, ma tracce di Dna rimaste negli abiti”, ha precisato. La moglie Tamar, di 78 anni, era stata catturata con lui ed è stata rilasciata a novembre. Il mese scorso Hamas ha pubblicato un video in cui Yoram Metzger compariva assieme con due altri ostaggi anziani, in condizioni fisiche degradate. Secondo il portavoce militare in quella cella – senza luce e con scarsità di aria – sono stati detenuti per un certo periodo una ventina di prigionieri israeliani, la cui sorte resta ignota. “Non so dove si trovino adesso – ha aggiunto la nuora di Metzger. – Si tratta di diversi anziani in condizioni fisiche precarie. È chiaro che rischiano di non uscirne vivi”.

La minaccia di Hamas – “La scelta è vostra, se volete recuperare delle bare o persone vive. Il vostro governo sta mentendo, il tempo sta per scadere” la dichiarazione, secondo quanto riferisce Al Jazeera, delle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas, che hanno pubblicato una foto con un messaggio indirizzato alle famiglie degli ostaggi. Le Brigate Qassam hanno precedentemente sostenuto che molti detenuti israeliani sono stati uccisi da attacchi aerei israeliani sulla Striscia dall’inizio della guerra.

Il fronte diplomatico – Intanto – mentre il numero delle vittime civili ha superato quota 25mila – sono in corso sforzi diplomatici da parte di Usa, Qatar ed Egitto per spingere Israele e Hamas a concordare su una nuova proposta ed è possibile, secondo il Wall Street Journal, che nei prossimi giorni al Cairo ci sia un nuovo giro di negoziati. I mediatori avrebbero proposto un piano di 90 giorni con l’avvio di un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi civili in cambio di centinaia di detenuti palestinesi in Israele e un lento ritiro delle forze israeliane dalla Striscia. Questa prima fase prevede anche la fine della sorveglianza dei droni su Gaza e un significativo aumento degli aiuti umanitari. Nella seconda fase, ci sarebbe il rilascio da parte di Hamas delle soldatesse rapite e dei corpi dei morti in contemporanea con il rilascio di altri detenuti palestinesi. Nella terza fase, conclude il Wsj, si avrebbe il rilascio dei soldati israeliani rapiti in cambio del ridispiegamento dell’esercito al di fuori della Striscia.

L’appello di Sanchez – Al premier israeliano si rivolge il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez che ha chiesto il “cessate il fuoco permanente” di fronte agli “inammissibili bombardamenti indiscriminati” a Gaza e alla “morte di bambini e bambine” nella Striscia. Le parole di Sanchez sono state salutate dall’applauso dei 1.700 partecipanti alla convention del Psoe in corso a La Coruña. Tra i presenti, oltre ai ministri del gabinetto socialista, l’alto rappresentante Ue Josep Borrell, al quale Sanchez ha reso omaggio. “Ci sentiamo straordinariamente orgogliosi che l’alto rappresentante dell’Ue innalzi la bandiera dei diritti umani a Gaza e nel Medio Oriente”, ha sottolineato. Sánchez ha detto che “ovviamente” i socialisti condannano “i terribili attacchi” di Hamas contro Israele, ma “con la stessa determinazione” ha chiesto a Netanyahu di cessare completamente i bombardamenti e di consentire l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, così come ha sollecitato energicamente la convocazione di una conferenza di pace e il riconoscimento dello Stato palestinese da parte della comunità internazionale, ricevendo una standing ovation da parte di tutti i partecipanti, come riferisce l’Efe.

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