E’ arrivata un’offerta per la pista da bob per le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, come anticipato dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Si tratta del gruppo Pizzarotti di Parma. uno dei colossi delle costruzioni in Italia, con un capitale sociale di 347 milioni di euro, di cui 250 milioni versati. Interpellata da ilfattoquotidiano.it, la casa madre, che si trova in via Adorni, nel capoluogo emiliano, ha risposto di non voler rilasciare alcuna dichiarazione.

A parlare è stato il governatore del Veneto. poco dopo mezzogiorno, a margine di una conferenza stampa a Venezia, confermando che è stata presentata un’offerta per la costruzione della contestata e controversa pista da bob, skeleton e slittino di Cortina. Il presidente della giunta regionale è anche l’unico a dichiarare qualcosa, visto che al momento restano cucite le bocche degli altri soggetti coinvolti nella gestione delle Olimpiadi invernali 2026. Società Infrastrutture Milano Cortina (Simico), che è la stazione appaltante, non ha rilasciato alcun comunicato, neppure per confermare l’arrivo di un’offerta, rispettando così il silenzio imposto dalla procedura che adesso prevede la nomina di una commissione per valutare i requisiti dell’impresa, nonché le offerte tecniche ed economiche. Silenzio anche da parte di Fondazione Milano Cortina, che dovrà organizzare i Giochi invernali e che in questa vicenda è spettatrice, come ha detto Giovanni Malagò, presidente del Coni.

A dover mettere a disposizione l’impianto per le gare di bob è infatti Simico, la società governativa amministrata dal commissario straordinario Luigivalerio Sant’Andrea. E sembra quindi che abbia avuto un primo successo la decisione di Matteo Salvini di scendere in campo promuovendo una nuova pista ridotta nei costi, per garantire margini di profitto alle imprese concorrenti. La scadenza del bando, pubblicato il 29 dicembre, era prevista alle 12 del 18 gennaio, con offerte da presentare esclusivamente per via telematica, su una piattaforma del Ministero delle Infrastrutture, rispetto a una base d’asta da 81,6 milioni di euro (ma il costo effettivo sarà di oltre 120 milioni di euro). Le parole di Zaia, il più tenace sostenitore del progetto di fare ex novo la vecchiaEugenio Monti” ai piedi delle Tofane, ricordano però come ancora l’esito dell’operazione ribattezzata Cortina 2 light sia ancora incerto: “Cercheremo di capire innanzitutto se l’azienda c’è, se ha titolo, se ha tutti i requisiti e se ci sono le garanzie”. Il primo passaggio riguarderà, quindi, la consistenza del soggetto economico (forse in raggruppamento) che si è fatto avanti. “Dopo di che potremo dire che, se il Comitato Olimpico Internazionale accetterà, il bob si potrà realizzare. Ma questo lo dovremo capire in base alle garanzie che verranno date sulla tempistica”.

La notazione di Zaia è importante, perché il Cio dovrebbe concedere deroghe importanti rispetto ai termini di consegna fissati dal dossier Olimpico per metà novembre 2024. Tutto ruota attorno ai tempi. Impossibile che la pista venga fatta per il 2024, si proporrà al Cio di accettare un allungamento fino a marzo 2025 per la pre-omologazione e a metà ottobre 2025 per la consegna definitiva, così da ospitare i test event in autunno. Quindi, serve un anno in più. Nessuno è certo che sarà accettata questa soluzione, visto che il Comitato ha già detto di preferire impianti esistenti e ha ammonito di non costruire “cattedrali nel deserto. E in mattinata è arrivata una nuova doccia freccia dal Cio. Il direttore esecutivo dei Giochi Olimpici, Christophe Dubi, ha dichiarato: “La nostra posizione è inequivocabile. Fin dall’inizio abbiamo ritenuto che questa sede fosse estremamente complessa in termini di costi, futuro e tempistiche. Abbiamo promosso l’utilizzo di una pista esistente”.

L’ultima precisazione di Zaia si riferisce proprio a questo, ulteriore dubbio: “Comunque la pista sarà realizzata solo nelle condizioni in cui servirà ad ospitare le Olimpiadi”. Ha così escluso le indiscrezioni secondo cui i lavori potrebbero partire anche se non vi è la certezza che l’opera sia ultimata in tempo per le gare del febbraio 2026. Anche se l’Ansa fornisce una versione opposta: trattandosi di un appalto per un’opera pubblica coperto da fondi statali, scrive l’agenzia di stampa facendo riferimento a sue fonti, nel caso di aggiudicazione verrà costruita in ogni caso, anche se il Cio non dovesse dare parere favorevole al nuovo progetto italiano.

Cosa accadrà ora? Simico nominerà una commissione cui spetta la verifica dell’offerta e del soggetto che l’ha proposta. Entro 15 giorni dovrà procedere con l’eventuale aggiudicazione del progetto, che è più ridotto come servizi e finiture rispetto a quello originale che la scorsa estate non ha trovato nessuna impresa disposta a correre il rischio della realizzazione. Intanto il 22 gennaio è prevista l’assemblea dei soci di Fondazione Milano Cortina, il 30 gennaio il cda della stessa Fondazione. Sul tappeto c’è ancora l’ipotesi di ristrutturare l’impianto dismesso di Cesana Pariol (Totino), ma a questo punto dovrebbe essere tramontata, con buona pace di Antonio Tajani e Forza Italia che l’hanno sostenuta. Come ha spiegato Malagò, “la conclusione della vicenda sarà tra il 30 gennaio e il 6 febbraio”, ma servono anche i pareri favorevoli della Federazioni internazionali degli sport di scivolamento. Un percorso ancora accidentato e dall’esito incerto. E Luana Zanella, presidente del gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, commenta: “L’unica certezza sono i vincoli del Cio, l’unica novità è la cautela di Zaia, in un’ipotesi che può rientrare solo nei progetti faraonici e distruttivi di Matteo Salvini”.

Articolo aggiornata da redazione alle ore 18.00 del 18 gennaio

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