Carlo Nordio insiste. In mattinata, durante le comunicazioni relative all’amministrazione della Giustizia alla Camera, il guardasigilli ha assicurato: “Non saranno mai toccate le intercettazioni nelle inchieste su mafia, terrorismo o gravi reati ma una razionalizzazione della spesa è necessaria”. Nel pomeriggio, però, al Senato è tornato a ripetere una frase che già in passato aveva provocato polemiche: “Se come è accaduto fino a ieri, un pm sequestrasse un cellulare, sequestrerebbe una vita. Ma voi credete che la mafia parli col telefonino se deve fare un attentato?”. Come è noto, però, i mafiosi hanno spesso usato i telefoni per organizzare attentati. Solo per fare un esempio, è grazie a una telefonata (“Pronto Mario?”. “No, ha sbagliato”, era lo scambio in codice) che il boss Gioacchino La Barbera comunicò agli altri mafiosi l’arrivo di Giovanni Falcone all’aeroporto di Palermo: pochi minuti dopo il giudice sarebbe saltato in aria nella strage di Capaci. Solo per rimanere agli ultimi mesi, invece, è noto come le intercettazioni siano state molto importanti per arrivare all’arresto di Matteo Messina Denaro. Insomma: gli ascolti telefonici sono fondamentali nelle indagini di mafia. Nordio, però, sembra ancora convinto del contrario.

D’altra parte ha anche ha anche risposto al deputato Federico Cafiero De Raho ricordando il suo passato da magistrato antimafia. Intervenendo alla Camera, l’esponente del M5s aveva parlato della “politica del governo” come di un “favore alle mafie”. Il guardasigilli ha replicato in questo modo: “Credo che il collega Cafiero De Raho, come altri colleghi in Parlamento, abbia in perfetta buona fede il complesso di Senofane: ognuno vede la realtà secondo la lente deformante e deformata dei propri pregiudizi – ha detto Nordio – Non mi stupisco che una persona che ha dedicato la sua vita all’Antimafia e all’anticorruzione veda tutto il mondo come una sorta di cospirazione e sotto ogni ponte ci sia un appalto truccato in favore alla mafia: è una sorta di vizio mentale, ma non è così”.

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La Corte di Cassazione conferma: quella del clan Casamonica è una struttura criminale di stampo mafioso

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