Una secchiata d’acqua è stata lanciata a una troupe televisiva dalle finestre della casa di Giovanna Pedretti, la 59enne trovata morta nel Lambro domenica dopo l’esplosione del caso della recensione su gay e disabili. L’abitazione della donna si trova proprio sopra il ristorante-pizzeria ‘Le Vignole’ di Sant’Angelo Lodigiano, il locale che era gestito dalla 59enne insieme al marito. Nella notte su un lenzuolo-striscione affisso lungo la cancellata del parco pubblico che si trova davanti all’abitazione era apparsa un’altra scritta contro i giornalisti: “Stampa e tv rispettate la famiglia e non fatevi vedere più“. Lo striscione era firmato: “S.U“.

Già ieri, lunedì 15 gennaio, la figlia della donna aveva fatto un appello, rilanciato dagli amici sui social, per invitare i giornalisti ad andarsene dalla strada dove si trovano sia la pizzeria sia l’abitazione della famiglia perché “siamo assediati“. I tanti giornalisti che affollano il paese sono bersaglio di critiche e insulti dai concittadini di Pedretti, vittima secondo loro del circo mediatico che prima l’ha elogiata per aver risposto a tono alla recensione omofoba e contro i disabili e poi l’ha criticata di fronte ai dubbi sull’autenticità del commento. Lunedì sotto la pizzeria sono intervenuti anche i carabinieri, dopo che una cronista ha suonato all’abitazione di Pedretti ed è stata respinta dai familiari.

Giovanna Pedretti era stata sentita in Questura sabato scorso come persona informata sui fatti: la polizia indagava sulla possibilità che nella recensione si prefigurasse il reato di istigazione all’odio. Gli agenti quindi stavano cercando di risalire all’identità del cliente che avrebbe postato la recensione negativa sul suo locale, che veniva criticato per la presenza di gay e disabili. Giovanna Pedretti aveva pubblicato lo screenshot di quella recensione, compresa la sua dura risposta, in cui difendeva gay e disabili e invitava il cliente a non presentarsi mai più nel locale. Il suo post era diventato a breve virale, oltre ad essere ripreso da tutte le principali testate nazionale. Le era valsa perfino il plauso della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. La recensione era della scorsa estate ed era stata poi cancellata, aveva spiegato la stessa 59enne, dicendo appunto di aver conservato solo uno screenshot. Un elemento, questo del post cancellato, che aveva destato i primi sospetti di non veridicità della recensione e della relativa risposta. Altri dubbi riguardano i font del testo postato dalla 59enne, che non corrispondono a quelli utilizzati da Google. Anche il Tg3 aveva dedicato un servizio al caso, chiedendo spiegazioni alla stessa Pedretti sulla possibile non autenticità del suo racconto. Domande a cui lei aveva risposto in maniera evasiva.

Articolo Precedente

Sanità, Gimbe: “La fuga al Nord per curarsi vale 4,25 miliardi. E il fenomeno si aggraverà se l’autonomia differenziata diventerà legge”

next
Articolo Successivo

Chat sessiste per soli uomini nel Circolo Canottieri Ticino di Pavia: indagati 8 soci

next