Non fu omicidio, fu suicidio e chi provò a far credere il contrario architettò una truffa per spillare denaro. Ecco la sintesi dell’archiviazione dell’inchiesta-bis sulla morte di Tiziana Cantone, la ragazza che si tolse la vita per revenge porn nel 2016, emotivamente devastata dalla diffusione dei suoi video intimi sul web e sui siti hard. L’inchiesta fu riaperta dopo le denunce della madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio. La signora Giglio, sulla scorta di alcune attività del gruppo investigativo Emme Team, in particolare sul presunto rinvenimento di alcune tracce sospette di dna maschile sulla pashmina usata per l’impiccagione, aveva ipotizzato un omicidio dietro la morte della figlia di 31 anni.

Il gip di Napoli Nord Raffaele Coppola ha accolto la richiesta di archiviazione del pm Giovanni Corona, secondo il quale era inutile eseguire l’esperimento giudiziale chiesto dai nuovi avvocati della signora Giglio per chiarire le dinamiche della morte della ragazza. L’esperimento sarebbe dovuto avvenire attraverso un perito e la ricostruzione tecnica dell’accaduto. Con la stessa panchetta ginnica sulla quale la povera Tiziana fu ritrovata senza vita, e la stessa sciarpetta. I legali avevano sostenuto – sollecitando l’interesse del gip – che la posizione della salma di Tiziana Cantone sull’attrezzo ginnico e il foulard ritrovato al collo (slacciato dalla zia che provò a prestarle i primi soccorsi) erano incompatibili con un decesso per asfissia da impiccagione.

L’inchiesta si era riaperta soprattutto grazie al precedente lavoro di Emme Team e dalle perizie da loro allegate al fascicolo. Materiale che il pm, nella seconda richiesta di archiviazione visionata da ilfattoquotidiano.it e accolta ora dal gip, non esita a definire truffaldino. Il pm ha infatti ricordato al giudice che il leader di Emme Team Mirko Zeppellini, proprio per quelle attività investigative, è indagato insieme ai suoi presunti complici per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla frode processuale e alla calunnia dei pubblici ufficiali incaricati delle indagini. Emme Team, a detta del pm nella richiesta di archiviazione accolta oggi dal gip, avrebbe confezionato “dei veri e propri falsi, tra i quali rientra quanto riferito dal dottor Agostini, consulente che svolse accertamenti sulla pashmina con la quale Cantone si impiccò, che, sentito in proposito, ha ammesso di essersi limitato a svolgere una analisi superficiale dell’indumento, nonché sul consulente Mirko Miele, la cui relazione farlocca (per sua stessa ammissione in interrogatorio) ebbe a motivare la Giglio e la Emme Team ad accusare il dottor Testa, consulente del pm nel procedimento afferente al suicidio di Tiziana Cantone, di aver commesso una serie di falsi”. E’ la parte relativa alla presunta manomissione dei cellulari in uso alla ragazza da parte dei tecnici e degli investigatori della procura.

Tesi, si apprende nel prosieguo della richiesta, poi smentita sia dallo stesso Miele che dal consulente del pm, Lorenzo Laurato. Prova di un modus operandi “eloquentemente dimostrativo del metodo Emme, ossia della tecnica calunniatoria utilizzata dai componenti dell’associazione a delinquere costituita allo scopo di lucrare denaro ai danni dei parenti di persone decedute in circostanze varie, salite alla ribalta per essere riportate dai mass media”.

Il gip che ha archiviato è a conoscenza anche dell’esito delle perquisizioni dei pc e dei cellulari delle persone coinvolte in Emme Team. Avrebbero evidenziato i metodi con cui la squadra guidata da Zeppellini nutriva la macchina di “inutili indagini su casi chiusi ma dotati di notevole appeal televisivo, visto che il battage pubblicitario del metodo Emme Team avrebbe consentito al gruppo di truffatori di abbindolare sempre più persone”. Conclusioni del pm: l’indagine va chiusa “non essendovi spiegazioni alternative a quella originariamente data”. Ovvero che fu un suicidio. Ed il gip si è mostrato d’accordo.

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