Il gravissimo incendio dell’impianto trattamento rifiuti a Malagrotta presenta diversi aspetti preoccupanti che vanno chiariti al più presto. Ci penserà – speriamo – la Procura di Roma ma, a prescindere dagli aspetti giudiziari, vi sono numerosi elementi che fanno pensare ad un disegno premeditato oggi giunto al suo epilogo. In poco tempo, infatti, entrambi gli impianti di Malagrotta sono stati messi fuori uso dal fuoco. Ed è appena il caso di rilevare che questo è successo non nel sito della discarica ove certamente sono possibili episodi di autocombustione, ma nei due impianti TMB ad esso collegati per il trattamento dei rifiuti, per i quali una causa accidentale è praticamente inesistente. Tanto più che, nello stesso periodo, sono andati fuori uso anche tutti gli impianti di trattamento nelle vicinanze.

Per capirci meglio, allora, bisogna pensare alle conseguenze. Perché, a questo punto, in assenza di trattamento, tutti i rifiuti urbani di Roma e dintorni dovrebbero, per legge, essere smaltiti o recuperati nella Regione Lazio con il divieto di essere spediti altrove o all’estero (ben 132.000 tonnellate dal Lazio nel 2022) come oggi, invece, avviene per la maggior parte. E qui arriviamo al nocciolo: perché, dopo gli incendi, vicino Roma e nel Lazio non vi sono impianti sufficienti né per trattarli né per recuperarli o smaltirli. Tanto più dopo che una recente sentenza della Corte europea di giustizia, per essere svincolati dal territorio e cambiare codice, i rifiuti urbani dovrebbero subire non un semplice trattamento ma un trattamento tale da cambiarne le qualità.

E allora? Si dovrà ricorrere, come al solito, a provvedimenti di urgenza ed emergenza, in deroga alle leggi di tutela esistenti. Proprio quello che per anni è avvenuto a Malagrotta, come certificato da una ordinanza del 2014 dove il gip di Roma scriveva che “la grandezza di Manlio Cerroni sta in questo: costruire l’emergenza e, contemporaneamente, programmare la via d’uscita presentando se stesso come unica alternativa: problema e soluzione al tempo stesso, egli continua ad imperare grazie all’inerzia colpevole e connivente delle amministrazioni coinvolte”. Anche se è doveroso aggiungere che quel processo è finito tra assoluzioni e prescrizioni, oggi la discarica è sotto gestione commissariale.

Potete star tranquilli: anche dopo questa nuova emergenza, qualcuno farà un sacco di soldi.

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