La Gori spa, la società mista che sforna le bollette dell’acqua in 74 comuni tra le province di Napoli e Salerno, ora trema. Si concretizzano in un atto giudiziario accuse e rilievi che da anni vengono avanzate dalle associazioni locali che reclamano il ritorno a una gestione completamente pubblica del servizio idrico. La Corte dei conti della Campania ha infatti contestato a Gori “a titolo doloso” 90 milioni di euro di danno erariale. Motivo: secondo l’invito a dedurre firmato dai pm contabili Flavia Del Grosso e Davide Vitale, avrebbe incassato dall’utenza la tariffa del servizio idrico e del servizio di depurazione, senza minimamente realizzare il servizio idrico integrato – l’insieme dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura e depurazione – e senza riversare alla Regione Campania la quota di tariffa spettante per il servizio di fornitura di acqua idropotabile e del servizio di depurazione delle acque reflue. In un territorio dove si perde il 50% del volume idrico immesso nella rete, che la società compensava acquistando acqua da alcuni gestori pagando decine di milioni di euro all’anno, oltre 38,6 milioni di euro, per esempio, nel 2014, e poco meno l’anno prima.

Inoltre, secondo la prospettazione accusatoria, i costi di gestione del servizio idrico e del servizio di depurazione, che dovevano essere a carico del gestore e “scaricati” sull’utenza tramite tariffa, sono stati invece sostenuti dalla Regione Campania ricorrendo alla fiscalità generale o al credito bancario o comprimendo altri servizi. Per questa ragione il danno erariale è stato contestato “a titolo di colpa grave, e in via sussidiaria” anche all’ex governatore Stefano Caldoro e ai suoi ex assessori regionali: Giovanni Romano, Guido Trombetti, Eduardo Cosenza (attuale assessore al Comune di Napoli), Gaetano Giancane, Fulvio Martusciello (eurodeputato di Forza Italia e coordinatore regionale del partito), Anna Caterina Miraglia, Severino Nappi (oggi capogruppo regionale della Lega), Daniela Nugnes, Ermanno Russo, Pasquale Sommese e Sergio Vetrella.

L’inchiesta contabile, svolta dal nucleo di polizia economica della Guardia di Finanza di Napoli agli ordini del colonnello Paolo Consiglio, avrebbe accertato la violazione della normativa nazionale che imponeva il trasferimento delle opere e infrastrutture idriche gestite dalla Regione Campania alla società concessionaria del servizio. La Gori si sarebbe quindi dovuta assumere gli oneri della gestione dei depuratori e degli impianti, cosa che avvenne solo in minima parte e per pochissimi impianti. Nella quantificazione del danno, i magistrati contabili evidenziano che la Regione Campania ha dovuto sostenere oneri di gestione delle opere idriche e depurative per oltre 350 milioni di euro. Mentre invece la Gori incassava senza pagare.

Il perimetro delle indagini riguarda gli anni dal 2013 al 2018. Gli anni in cui era feroce lo scontro tra i sostenitori e i contrari alla gestione di Gori spa, società dove l’amministratore delegato viene espresso dal socio privato di minoranza, controllato dal colosso Acea.

Erano gli anni in cui Gori era particolarmente suscettibile alle critiche. Ne sa qualcosa ilfattoquotidiano.it, citato in giudizio per un articolo pubblicato il 27 dicembre 2014, “Sorrento, prescrizione in appello per gli sversamenti nel parco marino”. Raccontava, tra l’altro, il malfunzionamento del depuratore di Torca, a Massa Lubrense, causa dell’inquinamento di un tratto di mare della riserva marina di Punta Campanella. Un impianto gestito dalla Gori, definita nel pezzo “carrozzone politico-clientelare”. L’azienda, all’epoca presieduta dall’ex parlamentare berlusconiano Amedeo Laboccetta, attraverso l’amministratore delegato Claudio Cosentino chiese un risarcimento di 30.000 euro complessivi di danni, lamentando una presunta diffamazione. Ma il giudice civile di Napoli Mauro Improta ci diede ragione, e respinse la richiesta di risarcimento.

E’ presto per dire se Gori spa oggi – con un altro management, estraneo alle vicende di quegli anni – otterrà davanti alla Corte dei conti lo stesso successo ottenuto da noi in sede civile. Siamo solo alle prime schermaglie. L’invito a dedurre è stato notificato nelle scorse ore: un corposo documento di 122 pagine che ricostruisce minuziosamente i rapporti giuridici, amministrativi e finanziari intercorsi tra la società e la Regione Campania. Scattano adesso i 45 giorni entro i quali Gori spa e l’ex giunta Caldoro potranno presentare le proprie deduzioni e i documenti per giustificare il proprio operato.

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