L’hanno invitata a suicidarsi, le hanno disattivato la sim del cellullare simulandone lo smarrimento. E hanno pure tentato di sottoporla a una visita psichiatrica per rendere inutilizzabili le dichiarazioni rilasciate alla Procura di Palmi che, lo scorso novembre, ha arrestato tre rampolli di ‘ndrangheta e il figlio di un amministratore locale accusati di essere i componenti di un branco che, a Seminara, in provincia di Reggio Calabria, ha violentato ripetutamente due minorenni. Il secondo tempo dell’operazione “Masnada” è scattato stamattina all’alba quando i familiari di una delle due vittime sono stati arrestati dalla polizia. Su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti, infatti, il gip ha disposto i domiciliari per il fratello e la sorella di una delle due ragazze. Quattro, in tutto, le misure cautelari decise dal giudice per le indagini preliminari che ha arrestato anche i rispettivi compagni dei familiari della vittima.

Tutti, adesso, sono indagati per violenza e minaccia. In sostanza, hanno tentato di convincere la ragazza a ritrattare la denuncia degli abusi sessuali subiti e per i quali, nell’ambito dell’inchiesta sugli abusi, il commissariato di Palmi ha individuato anche una ventina di soggetti, alcuni dei quali minorenni, che in qualche modo, stando alle indagini, avevano partecipato alle violenze sessuali di gruppo.

Ritornando ai parenti della ragazza abusata, secondo la Procura questi avrebbero tentato di intralciare la giustizia. Proseguendo le indagini dell’inchiesta “Masnada” gli investigatori hanno accertato svariati e reiterati episodi di vessazione subiti dalla ragazza. Il fratello, la sorella e i loro rispettivi compagni erano contrari alla sua scelta di denunciare e hanno tentato di ostacolare la sua collaborazione con i magistrati. Per farlo, oltre a invitare la vittima a suicidarsi, hanno tentato di sottoporla a una visita psichiatrica, con il chiaro intento di ottenere una certificazione medica che inficiasse la sua capacità di intendere e di volere.

Non ci sono riusciti e la storia, adesso, si inserisce in quel contesto che qualche settimana fa ha sconvolto Seminara, un piccolo paesino della Piana di Gioia Tauro dove, stando alle risultanze dell’indagine, i rampolli di ‘ndrangheta pensavano di poter fare quello che volevano. Anche violentare ripetutamente in gruppo due minorenni.

Se i componenti del branco arrestati sono 4, altri 16 (di cui 4 minorenni) sono gli indagati che hanno subito una perquisizione finalizzata al sequestro di diversi dispositivi elettronici, informatici e di telefonia mobile nel tentativo di trovare altre tracce delle violenze. Abusi di gruppo che, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, la Procura e il Commissariato di Palmi hanno ascoltato quasi in diretta perché i “rampolli” di ‘ndrangheta erano sotto indagine per altri reati.

Articolo Precedente

Cagliari, condannato a 12 anni per l’uccisione della moglie. Riconosciuta l’attenuante perché “ha reagito a un’aggressione”

next
Articolo Successivo

Alluvione Olbia, la Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di omicidio colposo plurimo

next