Calano dell’1,8% i rifiuti urbani, aumenta la raccolta differenziata (RD) che arriva al 65,2%. L’Italia marcia verso Rifiuti Zero (RZ) nonostante governi nazionali e regionali; intanto Pesaro aderisce al Protocollo RZ; è questa l’Italia che ci piace.

I numeri dicono chiaramente che l’Italia marcia verso RZ. Solo il 34% circa dei rifiuti solidi urbani rimane da intercettare e sottrarre a discariche e inceneritori. Dal 2003, quando la RD era al 17%, la raccolta differenziata è quasi quadruplicata nonostante i governi nazionali e regionali (di entrambi gli schieramenti) abbiamo cercato solo di promuovere l’incenerimento dei rifiuti.

E’ con orgoglio che proprio da quell’anno 2003 rivendichiamo la dara di nascita della Rete rifiuti zero nel nostro Paese e, seppur questo risultato di eccellenza non sia certo merito solo nostro, non è un caso se nel frattempo l’Italia, che è divenuta leader delle buone pratiche di recupero di materiali, ha fatto registrare questo risultato frutto della alleanza comuni e comunità RZ. Non è un caso se ormai il 69% dei comuni italiani supera il 65% di RD e se nel nostro paese sono 332 i comuni che hanno aderito al Protocollo RZ.

E’ con orgoglio che in proposito salutiamo proprio oggi l’adesione a Zero Waste del comune di Pesaro – comune, ricordiamolo, Capitale della Cultura in Italia 2024.

Le Regioni più virtuose risultano il Veneto con il 76,2% e la Sardegna; ma è proprio la Sardegna con il 75,9% ad essere la protagonista della migliore performance di incremento. Anche la Sicilia, grazie alla provincia di Trapani, supera il 51% di RD. La provincia di Treviso con l’88.7% è la provincia più virtuosa d’Italia.

Tutto bene? No, il problema è la qualità sporca dei materiali intercettati: solo il 49,2% viene riciclato e questo perché la RD non viene sempre realizzata attraverso i sistemi porta a porta integrati con tariffazione puntuale (che risultano i sistemi più efficienti), ma attraverso i cosiddetti “cassonetti intelligenti a calotta e/o tessera” che incorporano raccolte differenziate che presentano una media di impurità che oscilla tra il 30-40%.

Ai comuni che come a Firenze sponsorizzano questi sistemi (ALIA ha brevettato il “Genius”) chiediamo con forza di fare autocritica e di chiudere questa “pratica sporca” per di più costosa (questi cassonetti costano un “occhio della testa”!) e che grava sui cittadini, in quanto i materiali sporchi intercettati non risultano remunerati, facendo lievitare i costi delle bollette a carico degli utenti.

Ed è proprio il porta a porta il protagonista positivo sia della riduzione dei rifiuti in discarica (che si attestano solo al 17%) sia dei rifiuti agli inceneritori (adesso questi impianti sono 36, mentre nel 2003 erano oltre 50), che fanno registrare un 18% che sembra destinato a ridursi sempre più (avevano superato la soglia del 20%). Si è così sbugiardato chi come Utilitalia ha sempre affermato che la lotta contro gli inceneritori sarebbe stata un regalo alle discariche. E’ vero il contrario: sono gli inceneritori ad aver bisogno di discariche per le ceneri, mentre laddove si fa il PAP (porta a porta) si riduce enormemente il rifiuto che va a smaltimento.

Non a caso la media del Rifiuto Urbano Residuo (RUR) è ormai sceso a 494 kg/anno/pro-capite (mentre nella patria dell’incenerimento come la Danimarca si attesta su circa 800 kg!). A fronte di questi dati stona davvero che Ispra abbia presentato questi dati insieme alla Confindustria degli inceneritoristi allo scopo di associarli in modo del tutto falsificante, rispetto alla normativa Ue, alla economia circolare per cui rappresentano un rischio, come definito dal Do Not Significant Harm principle.

Basta menzogne: si renda merito ai comuni e ai cittadini sempre più, nonostante tutto impegnati a ridurre i rifiuti e a fare le RD. Basta rivendicazioni falsificanti come quelle della viceministra Gava che ha rivendicato la “guerra” in Europa contro la maggioranza dei Paesi che vogliono i sistemi DRS (con la parziale reintroduzione del vuoto a rendere) vantandosi del “sistema italiano”.

Peccato che questo “sistema” con i risultati di eccellenza provenga non dagli impegni dei governi – che, come abbiamo detto, se fosse stato per loro avrebbero realizzato un inceneritore in ogni contrada (vedi la narrazione tarocca dell’inceneritore di Roma): di viceministri così faremmo volentieri a meno! Così come basta città arretrate come Roma, Genova, Napoli, Bari e Palermo (al 15% di RD…vergogna!) che arrancano attorno al 40%.

Questa è l’Italia che non ci piace. Ma Zero Waste arriverà anche lì… c’è da scommettere!

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