di Filippo Poletti*

Conclusioni chiare e nette: l’orario flessibile fa bene alla salute dei lavoratori, riducendo il rischio di malattie del cuore da 5 a 10 anni. Lo dice uno studio condotto da 14 ricercatori delle università di Harvard e della Pennsylvania, pubblicato sull’American Journal of Public Health, il primo nel suo genere: grazie alla possibilità di usufruire della flessibilità oraria, i dipendenti con più di 45 anni e con un rischio cardiometabolico più elevato hanno riscontrato benefici significativi, con livelli simili a quelli di chi è più giovane di 5 o 10 anni.

«Lo studio è stato progettato per cambiare la cultura del lavoro, con l’intento di migliorare la salute dei lavoratori. Ora sappiamo che i cambiamenti dell’orario di lavoro possono migliorare la salute dei dipendenti e dovrebbero essere attuati in modo più ampio», ha spiegato Orfeu Marcello Buxton, professore di salute biocomportamentale all’università della Pennsylvania, co-autore della ricerca. Da oggi, dunque, possiamo dire che l’orario di lavoro flessibile, rispetto a quello tradizionale programmato dalle 9 alle 17, riduce il rischio di malattie del cuore di 10 anni.

Da tempo il tema della flessibilità è sotto la lente di ingrandimento dei lavoratori. La pandemia, in particolare, ci ha lasciato come testimone la revisione della piramide dei bisogni, ideata da Abraham Maslow nel 1954: la sicurezza legata alla salute è al primo posto assieme al desiderio della centralità del bilanciamento tra vita e lavoro.
Negli ultimi due anni tanti sono stati fatti diversi passi in avanti dalle aziende in questa direzione. Prendiamo cinque casi italiani differenti.

Il primo è quello della Same, l’azienda che produce trattori e macchine agricole a Treviglio in Lombardia: meno ore di lavoro, stesso salario nei reparti produttivi, 38 contro 40 e, appunto, conteggio dell’orario lavorativo non più su base giornaliera, ma settimanale con flessibilità in ingresso. «L’accordo, in vigore fino al 30 giugno 2028, va oltre i soldi e guarda alla qualità della vita», ha spiegato Simone Grisa della Fiom a Francesca Belotti all’Eco di Bergamo.

Un secondo caso interessante arriva dal Veneto: per favorire le mamme lavoratrici gli orari di lavoro sono stati resi flessibili, con la possibilità di fare smart working e la chiusura fissata alle 16 come in diverse aziende tedesche. È accaduto alla Wear Me, azienda di Castelfranco Veneto specializzata nel baby wearing: «La flessibilità di orario – ha racconta la fondatrice Virginia Scirè al Messaggero – rende le persone più felici».

Un terzo caso è quello, sempre veneto, della NOA Serigrafica: non potendo introdurre lo smart working, l’azienda trevigiana ha adottato l’autogestione degli orari di lavoro con vantaggi per tutti: «Il nostro lavoro deve essere svolto in presenza: utilizziamo delle strumentazioni particolari e non possiamo stampare da remoto – ha raccontato la fondatrice Erica Cestari – Il tempo delle persone però è importante. Per questo ottimizziamo i tempi e lasciamo grande libertà di scelta alle dipendenti». Tutto ciò si è tradotto nell’orario di lavoro flessibile: «Per me è un vantaggio – ha aggiunto l’imprenditrice di 29 anni – perché riesco a coprire fasce orarie molto più lunghe. Sono le dipendenti a scegliere l’orario continuato».

Come quarto e quinto caso ci spostiamo nel settore bancario e in quello alimentare. La linea di Ing Italia è quella della super-flessibilità con la massima libertà di scelta su come organizzare il proprio lavoro in base alle esigenze professionali e personali. Questi i punti chiave dell’organizzazione adottata: 1) libertà di scelta e personalizzazione su come alternare il lavoro da sede e quello da remoto; 2) momenti chiave di socialità promossi attivamente per coltivare le relazioni tra i colleghi; 3) diritto alla disconnessione in determinate fasce orarie; 4) formazione per continuare a supportare al meglio tutto lo staff. «Chi è soddisfatto in ogni ambito, fisico, familiare, lavorativo e sociale, può esprimere al meglio se stesso e il proprio talento, dando un contributo professionale efficace», ha commentato Francesca Fraulini, responsabile HR, ripresa da Finanza.

Accanto a Ing vale la pena di citare il caso del lavoro “flessibile, adattabile e bilanciato” lanciato da Nestlé in Italia, il cosiddetto “Fab working”, in cui l’ufficio è complementare al lavoro da casa, programmato in base alle esigenze della persona e dell’azienda. In ufficio, in sostanza, si va per fare attività di co-progettazione, condivisione, collaborazione, socializzazione e team building: a casa si fa il vero e proprio lavoro da scrivania. «Investire in un modello di lavoro innovativo significa promuovere una cultura che valorizza le performance e che propone all’individuo una più forte autonomia e responsabilizzazione sui risultati, creando un ambiente basato sulla fiducia», ha spiegato Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato Gruppo Nestlé su Tiscali.

Al di là delle buone pratiche aziendali, a livello di Paese occorre rendere il lavoro sempre più a misura di persona. La flessibilità nella gestione del tempo in senso lato va in questa direzione. Anche la politica si è spesa con più voci sul tema del lavoro “agile”, impostato in base agli obiettivi da raggiungere. Se rileggiamo gli impegni assunti davanti agli elettori in vista delle elezioni politiche del 2022, scopriamo che la necessità di modernizzare l’organizzazione del lavoro era presente nel programma della Lega per Salvini, oggi al governo, del Partito Democratico, di Azione, Italia Viva e Calenda, dei Verdi e della Sinistra italiana. Vedremo cosà sarà proposto e fatto nel corso di questa legislatura. La scienza, ora, ci dà un elemento in più per spingere l’acceleratore sulla flessibilità degli orari. Più flessibilità significa più salute e, non ultimo, più attrattività delle aziende agli occhi dei lavoratori.

* MBA alla POLIMI Graduate School of Management (business school del Politecnico di Milano), dal 2017 cura su LinkedIn una rubrica giornaliera dedicata ai cambiamenti nel mondo delle professioni. Il suo profilo è stato inserito da WikiMilano tra i protagonisti della metropoli italiana.

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