Spottone“. “Sempre più TeleMeloni”. “Addio servizio pubblico“. Sono solo alcune delle critiche dell’opposizione dopo il servizio su Atreju andato in onda ieri sera nell’edizione delle 20 del Tg1 Rai. Per il centrosinistra quella della tv di stato è stata un’insopportabile pubblicità alla kermesse che riunisce i giovani di Fratelli d’Italia, quindi un favore diretto – l’ennesimo – alla premier Giorgia Meloni. Nulla a che fare, è il senso della polemica, con il pluralismo politico che dovrebbe garantire il più seguito telegiornale della prima tv di Stato. Dal centrodestra le critiche vengono rispedite al mittente, bollandole come “pretestuose” e accusando la sinistra di essere quasi invidiosa dell’eco mediatica dell’evento.

Le accuse del centrosinistra – Il primo a parlare è stato Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd, secondo cui “la propaganda meloniana sulle reti Rai ha raggiunto un punto di non ritorno. Non se ne può più. La Rai è diventata cosa loro”. Sulla stessa linea la presa di posizione dei componenti dem all’interno della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai: “Un spot per celebrare una manifestazione dei giovani di un partito non si era mai visto in un tg. Noi diciamo No alla propaganda – hanno scritto in una nota – Il Tg1 è e deve essere informazione, non è di un partito. Chiediamo ai vertici Rai di vigilare su quanto accaduto”. Di “TeleMeloni” parla invece Sinistra Italiana, almeno a sentire il capogruppo Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama, componente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai: “La Rai sta abbandonando la missione di servizio pubblico e sta diventando un organo di partito. Intollerabile – ha attaccato – La commissione di Vigilanza si occupi dell’offerta e del pluralismo dei Tg Rai”.

La replica di Fratelli d’Italia – La difesa di Fratelli d’Italia vive su toni molto simili: “La polemica imbastita dal Pd contro il Tg1 rivela tutta la nostalgia dei Dem per la censura di Stato, che per fortuna ora non c’è più – ha detto Augusta Montaruli, vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai – Evidentemente chi oggi polemizza l’ha fatto soltanto per il gusto di alzare inutili e pretestuosi polveroni, altrimenti non si spiegherebbero i comunicati stampa da ‘rosiconi‘”. Poi l’attacco personale: “Se il Pd non è più capace di organizzare una festa che sia degna di nota non deve rivolgersi al direttore Chiocci per reclamare un inammissibile oscuramento – ha continuato – ma piuttosto chiedere conto negli uffici della segretaria Elly Schlein“. Un concetto, quello dell’invidia del Pd per la riuscita di Atreju, che hanno toccato moltissimi esponenti del partito della premier, protagonisti di interventi e note stampa praticamente identici.

E poi c’è Renzi – Da sottolineare anche la posizione dell’ex premier Matteo Renzi, che ad Atreju ci andrà, anche molto volentieri a leggere le sue dichiarazioni e i paragoni con altre kermesse di partito: “Sono stato invitato ad andare ad Atreju, la festa della destra. E ci vado volentieri – ha scritto sui suoi canali social – per confrontarmi in un dibattito sulla giustizia con il ministro Nordio, il sottosegretario Delmastro, la senatrice Bongiorno. Sono molto felice di dire la mia”. E poi il paragone: “Come sarei stato felice di parlare di JobsAct e lavoro alla Festa dell’Unità. Ma lì, inspiegabilmente, non mi hanno invitato. Se però cambiano idea vado a parlare anche lì”.

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