“Io riesco a parlare con la Germania, con la Francia e pure con l’Ungheria, perché penso così di fare bene il mio mestiere. E penso che questo sia anche il modo per dare all’Italia un ruolo da protagonista”. Nel dibattito alla Camera sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre, che dovrà discutere se aprire le negoziazioni formali con Ucraina e Georgia, la premier Giorgia Meloni rivendica il dialogo con il presidente ungherese Viktor Orbán, vicino al capo del Cremlino Vladimir Putin e fiero avversario dell’ingresso di Kiev nell’Unione: “Mi si chiede di scegliere, ma l’Europa è a 27 e bisogna parlare con tutti i 27. Quelle di Orbán sono posizioni che conosco bene, come si sa le mie posizioni sono differenti e le porto avanti. Non so quanto sulle posizioni del collega Orbán incida anche una rigidità della Commissione Ue verso l’Ungheria che non è la stessa dimostrata verso altri Paesi”, sottolinea. E sminuisce il predecessore Mario Draghi, rispondendo alla deputata Pd Lia Quartapelle che citava come esempio virtuoso la celebre foto sul treno con Macron e Scholz: “Per alcuni la politica estera è farsi fare qualche fotografia, anche quando a casa non si portava niente”. Poi però, rendendosi conto dello scivolone, ritratta: quella frase, dice, “era un attacco al Pd, secondo il quale la politica estera è solo farsi le foto con Francia e Germania, quando invece questo governo rivendica l’abilità di riuscire a dialogare con tutti. L’intenzione non era certo quella di attaccare Draghi e ancora di meno di attaccare l’impulso che Draghi è riuscito a dare nel sostegno europeo all’Ucraina”, spiega ai cronisti.

Al centro della riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue – per quanto non inserita nell’ordine del giorno – ci sarà anche la riforma del Patto di stabilità, che rientrerà in vigore il 1° gennaio 2024 dopo una sospensione di oltre tre anni, dovuta prima al Covid e poi alla crisi ucraina. L’ultima bozza di accordo, di cui Meloni si è detta “soddisfatta”, prevede per i Paesi che sforano il 3% del rapporto deficit/Pil (tra cui l’Italia) un piano di riduzione dello 0,5% ogni anno: dal calcolo rimarrebbero però esclusi gli investimenti sulla transizione verde, sulla transazione digitale e sulla difesa. “La trattativa è serrata, si parte da posizioni molto distanti: la posizione definitiva dell’Italia andrà presa quando sapremo esattamente dove si è fermata la trattativa”, esordisce la premier. “Faremo di tutto per ottenere il miglior risultato possibile con un approccio costruttivo e programmatico, ma ovviamente dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni. L’unica cosa che non sono disposta a fare è dare il mio assenso a una riforma che nessun governo italiano potrebbe in futuro rispettare. Sicuramente se non fossimo d’accordo sulla soluzione trovata verremmo accusati di essere isolati, ma preferisco questo che essere accusata di aver svenduto l’Italia, come invece è capitato ad altri”, rivendica.

L’altro tema caldo affrontato nel dibattito, legato alla trattativa sul patto di Stabilità, è quello della ratifica della riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto fondo salva-Stati) firmata dai rappresentanti dei governi dell’Eurozona nel 2021: il Parlamento italiano è l’unico a non aver ancora dato l’ok (a causa della contrarietà ideologica della maggioranza) e il termine per farlo scade alla fine dell’anno. “Ribadisco quanto ho detto finora: la questione va affrontata avendo chiaro il quadro d’insieme, chi propone al Parlamento di ratificare la riforma non sta facendo un favore all’Italia. Credo che non affrontare questa questione prima di aver definito le regole della governance sia l’approccio corretto”, dice Meloni. Attaccando su questo tema un altro suo predecessore, Giuseppe Conte: “Ricordo una memorabile conferenza stampa in cui diceva orgoglioso che il governo non lavora col favore delle tenebre. Ma chi ha dato quell’assenso, che ora ci mette in una condizione difficile? Lo ha fatto il governo Conte il giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solamente per gli affari correnti, con un incarico all’ambasciatore firmato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, senza un passaggio parlamentare, senza averlo detto agli italiani, con il favore delle tenebre“. Accuse a cui il leader M5s replica a muso duro: “Come si permette di venire a dire che abbiamo fatto qualcosa in modo non trasparente? Vada a rileggere gli atti parlamentari. Lei è presidente del Consiglio, la ratifica è da venire, la decida lei, di cosa ha paura? L’approva o non l’approva? Non ci giri intorno“.

Sulla crisi in Medio Oriente la premier ribadisce che “il diritto di Israele a difendersi dev’essere esercitato in linea con il diritto internazionale e quindi con la tutela dei civili”: “L’Italia è in prima linea, c’è anche un lavoro che stiamo cercando di portare avanti in condizioni di sicurezza per allestire un ospedale da campo sul territorio della Striscia di Gaza. Ce lo riconoscono tutti i Paesi islamici, non vedo perché non debba esserci riconosciuto qui”, dice. E al leader dei Verdi Angelo Bonelli, che ha criticato il mancato appoggio dell’Italia alla risoluzione Onu di fine ottobre per una tregua umanitaria, risponde: “Ci siamo astenuti su una risoluzione che era fortemente sbilanciata, nella quale non vi era alcun riferimento ad Hamas e alla condanna di quello che era avvenuto lo scorso 7 ottobre. Abbiamo chiesto di inserire un riferimento e non è accaduto, ma io credo che sia giusto per l’Italia continuare a mantenere una posizione di assoluto equilibrio”. Scambio tra i due anche sulla Conferenza per il clima di Dubai: “Perché nessuno del governo c’è? Perché la vostra posizione sulla politica energetica è la stessa di Putin, la stessa dei sauditi, basata sulle fonti fossili. Fuggendo da Dubai state rubando il futuro alle generazioni che verranno”, attacca Bonelli. “L’Italia è stata protagonista della Cop28, così come di una transizione energetica che si concentra sulle fonti rinnovabili. Le risorse che abbiamo recuperato dal Pnrr sono state concentrate su questo, per esempio sull’agrisolare, sull’energia verde. Ma la transizione deve tenere conto di un contesto, non possiamo deindustrializzare la nostra nazione. Le due cose devono lavorare insieme”, replica la premier.

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Patto di stabilità, Conte: “Meloni mette un cappio al collo ai cittadini. Negozia per sé, non per l’interessa dell’Italia”

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