È iniziata alle 19.30 la cena “per cui non si prevede una fine”, in cui i rappresentanti dei governi europei tenteranno di trovare un qualche accordo sulla riforma del Patto di stabilità. Le previsioni della vigilia non erano delle più incoraggianti. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che ha detto nel pomeriggio di stimare le chance di intesa per domani mattina al “51%”. E ha aggiunto: con la riforma del Patto “abbiamo bisogno di stabilità e anche di garanzie per garantire che ci sia una riduzione del debito, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di spazio per gli investimenti e la crescita: questi due aspetti sono stati tenuti insieme nella proposta della Commissione e dovrebbero rimanere insieme anche nell’accordo”. “Ci sono ancora delle differenze tra gli Stati membri sulle regole fiscali, ma se tutti gli Stati approcciano questo processo in maniera costruttiva penso che queste differenze siano superabili”, ha fatto eco il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, arrivando alla riunione. “Spero che sarà un incontro fruttuoso. Abbiamo già avvertito i ministri che la notte sarà a lunga e il nostro obiettivo è che si raggiunga un accordo politico in questa riunione”, ha messo in chiaro la vice premier spagnola Nadia Calvino, che ricopre la presidenza di turno dell’Ue.

Per la cronaca, e vista la faticosa nottata che si preannuncia, un menu energico ma non particolarmente impegnativo in un’ottica digestiva. Sarà servita una cena fredda fatta di merluzzo, insalata di quinoa con avocado e melograno e mousse al cioccolato come dessert. Pochi brindisi, spazio alla discussione. L

Tante altre le dichiarazioni che si sono susseguite nel corso della giornata. “La Francia ha compiuto tutti i passi necessari nei confronti della Germania per raggiungere un compromesso, siamo d’accordo al 90%”, ha detto questa mattina il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire in un briefing con la stampa prima dell’avvio delle trattative a Bruxelles, segnalando di non volere regole che possano impedire la possibilità di fare investimenti rischiando di frenare la crescita: “questo principio è una linea rossa assoluta”, ha detto. Il ministro si è anche detto contrario alle ipotesi sul tavolo riguardo all’entità di rientro del deficit in caso di una procedura per deficit eccessivo. Non è un segreto che, da sempre, i destini dell’Ue si giochino sugli equilibri dell’asse Berlino-Parigi, con gli altri paesi a svolgere al più una funzione di pesi e contrappesi.

Tuttavia, a differenza che in passato, la posizione tedesca non è granitica con divisioni piuttosto marcate all’interno dell’Esecutivo di Olaf Scholz. A spingere per un radicale ritorno all’austerità è il ministro delle Finanze Christian Lindner, altri membri della compagine governativa non sono altrettanto convinti. Anche perché al momento quella tedesca è l’unica grande economia europea che sta attraversando una fase di blanda recessione. Qualche spinta in più alla crescita sua e dei suoi partner commerciali europei farebbe anche comodo. “La Germania arriva a Bruxelles con la consapevolezza che un accordo è possibile”, ha detto oggi pomeriggio Lindner. “Ci sono ancora domande senza risposta: quel 10% dove non siamo ancora d’accordo tra di noi potrebbe essere decisivo, il mio amico Bruno Le Maire ha già spiegato che si tratta della questione della procedura per i disavanzi, originariamente c’era un accordo per non toccarla ed è per questo che dobbiamo vedere insieme come possiamo costruire su questo tema un ponte comune”. “Tutti stanno venendo a questo meeting con una attitudine positiva e costruttiva e l’Italia non è un’eccezione. Tutti vogliono trovare un accordo. Se troviamo un accordo in cui tutti siano rappresentati” questo “darebbe un segno che sia un accordo bilanciato”, dice un diplomatico Ue. Al diplomatico è stato chiesto in particolare se l’Italia abbia minacciato di porre il veto sulla riforma senza modifiche alle ipotesi attuali. Sull’accordo “ci siamo vicini, per questo vogliamo provarci”, ha risposto.

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Vigilia tesa prima dell’Ecofin sulla riforma del Patto di stabilità. “È diventato tutto complicatissimo”

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