Ormai è sempre più chiaro.
Le primarie alla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, non piacciono più. Sembra un paradosso ma è la realtà di questi ultimi tempi. Non c’è bisogno di ricordare lo Statuto e le basi su cui nacque il Partito Democratico per evidenziare l’importanza fondamentale delle consultazioni preventive della base e dei simpatizzanti. Lo dovrebbe sapere molto bene la segretaria Schlein, eletta non dagli iscritti al Pd ma da un voto aperto sostanzialmente a chiunque. E qui il paradosso e l’ossimoro si intrecciano nei comportamenti della segretaria Pd.

Per prima cosa è doveroso partire con il ricordare che Schlein non era iscritta al Pd prima di partecipare al Congresso Nazionale e alle sue Primarie. Seconda cosa, Schlein aveva perso i congressi fra gli iscritti. Aveva vinto Bonaccini. Poi, stranamente dal resto della storia del Pd, Schlein ha vinto con il voto aperto anche ai non iscritti al Pd. Bene, a maggior ragione una persona non iscritta al Partito Democratico (da ricordare tutte le frasi della Schlein contro il Pd precedentemente), che poi partecipa alle primarie di quel partito e viene eletta non dal voto dei tesserati ma da quello aperto a tutti, dovrebbe sapere e capire l’importanza delle consultazioni popolari.

Per logica la Schlein dovrebbe essere la prima sostenitrice delle primarie, non perché lo impone lo Statuto del Pd, ma perché consapevole della forza del voto aperto ad iscritti e simpatizzanti. E invece? Tutto al contrario.

I casi in questi mesi sono sempre più numerosi dalle elezioni regionali della Sardegna sino ad arrivare a quelle amministrative di Firenze.
Niente primarie ma accordo a tavolino con i grillini. E allora le domande sono tante e le ipotesi sono alcune. In Sardegna il Pd, a causa del rifiuto romano delle primarie, si è completamente frantumato e ha visto la fuoriuscita di Renato Soru, fondatore del Pd, ex Presidente della Regione Sardegna ed ex europarlamentare. Ma non solo lui, altri dirigenti, ex deputati e amministratori locali sono contrari all’imposizione romana della candidatura a tavolino della deputata grillina, Alessandra Todde.

E quindi, per quale motivo Schlein ha deciso di accordarsi con i grillini senza concedere al popolo sardo le primarie per la scelta del candidato a presidente della Regione Sardegna nonostante sapesse da tempo che buona parte del Pd locale le volesse? Da aggiungere che in Sardegna, Regione a statuto speciale, le primarie per la scelta del candidato a presidente sono previste dalla norma statutaria del 2013 e per il quale anche altri partiti non solo di centro-sinistra chiedono l’attuazione.

Insomma, Schlein ha deliberatamente evitato la consultazione popolare per non infrangere gli accordi con Grillo. La segretaria ha preso coscientemente la decisione di spaccare non solo il Pd ma di togliere al partito ogni possibilità di vittoria. Schlein non si rende conto – o forse è una strategia – che così il Pd è destinato non solo alla sconfitta ma al completo disfacimento.

Ormai il frutto di tutto questo è che il Pd a vocazione maggioritaria non esiste più. Esiste una nuova entità che potrebbe essere definita la “Ditta Grillizzata”. E forse questo è un bene definitivo. Molti dirigenti e amministratori del Pd per ora non parlano per paura di perdere qualche ultima candidatura per le Europee. Questo è il discorso che privatamente alcuni con “grande coraggio” fanno. E le strade ormai sono al bivio.

La Ditta Grillizzata perderà amaramente le elezioni Regionali in Sardegna: il Pd sardo farà il suo pessimo risultato storico a favore dei grillini.
Qualche impavido del Pd forse chiederà le dimissioni di Schlein ma a bassa voce per evitare di non perdere qualche poltrona ipotetica. Il simpatico Vincenzo De Luca farà qualche suo video in diretta per sfottere la segretaria e forse osare qualcosa in più. Del resto il deserto e la rovina di un progetto politico che vedeva il nascituro Partito Democratico porsi al centro del cambiamento e del riformismo.

Si sono voluti perseguire gli istinti della solita ditta, annientare chi alzava la testa, che ha finito per autoalimentarsi trasformandosi in Ditta Grillizata. E quindi, il consiglio ultimo a chi ancora crede in un risveglio ed è rimasto nel Pd. Lasciate la Ditta Grillizzata al suo destino, unitevi alle vere forze riformiste che potranno creare una vera alternativa in Italia e in Europa. D’altronde Schlein ha semplicemente fatto quello che Grillo voleva fare a suo tempo proprio dalla Sardegna: iscriversi al Pd per prenderne il controllo. Questo è accaduto.

Articolo Precedente

Meloni a Rtl: “Mi sono rimasti pochi segreti, la mia vita ormai è tutta in piazza. Si è parlato senza pietà delle mie questioni personali”

next
Articolo Successivo

Salario minimo, Fratoianni dà le spalle alla maggioranza: “Vi siete voltati di fronte alla difficoltà dei lavoratori, noi lo facciamo con voi”

next