“Io vorrei potervi raccontare una storia semplice e a lieto fine sulle stragi come quella che si racconta nelle commemorazioni ufficiali e cioè che quelle stragi furono ideate e eseguite solo da personaggi come Riina, Graviano e Messina Denaro per interessi interni alla mafia. Insomma una storia tragica a lieto fine perché la retorica di Stato dice che tutti i mafiosi che hanno fatto quelle stragi sono stati condannati e lo stato ha vinto. E anche che è una storia del passato che si può archiviare. Ma purtroppo io questa storia non ve la posso raccontare perché non corrisponde alla realtà”. Così il senatore Roberto Scarpinato, ex magistrato, parlando a un convegno a Palermo sulla strategia della tensione, la riforma Costituzionale e le stragi del 1992 e 1993.

Le stragi non furono affatto opera esclusiva dei mafiosi, furono eseguite dai mafiosi ma pianificate da mandanti esterni per ragioni politiche e furono coperte da esponenti dei servizi segreti e della polizia con depistaggi. Mandanti eccellenti che grazie ai depistaggi non soltanto l’hanno fatta franca ma hanno raggiunto lo scopo di contribuire a costruire con le stragi il nuovo ordine politico”, dice ancora l’ex magistrato antimafia.

“Il fatto che i tentativi dei depistaggi non si siano mai fermati, allungandosi fino al 2020 e che proseguono sottotraccia fino ai nostri giorni“, secondo Scarpinato “dimostra che le stragi non sono affatto una storia del passato” e che “le verità indicibili dietro le stragi continuano a fare paura e richiedono continui interventi di manutenzione della strategia del depistaggio per impedire che quelle verità venendo a galla possano far traballare gli attuali equilibri politici costruiti anche a seguito di quelle stragi”.

Il senatore del Movimento 5 stelle spiega ancora che “non solo non vi posso proporre la versione delle stragi culturalmente indolore gradita alla retorica di Stato” ma che non può neanche “propinarvi l’ultima versione sulla causale delle stragi entusiasticamente accolta dall’attuale maggioranza di governo, la cosiddetta mafia-appalti”. Una versione che, dice, “è aggiustatutto perché raggiunge lo stesso risultato di archiviare la storia delle stragi come una storia del passato, priva di alcun collegamento col presente politico, e che per di più ha il vantaggio di pretendere di chiudere anche la falla dei depistaggi”. La versione del generale Mori, spiega ancora Scarpinato si può sintetizzare così ‘Falcone e Borsellino sono stati assassinati perché stavano per scoprire i segreti di tangentopoli in Sicilia. Cioè i segreti e matrimoni di interesse tra politici dei partiti della Prima Repubblica, imprenditori e mafiosi nell’illecita manipolazione degli appalti pubblici. I mandanti delle stragi sono dunque potenti uomini politici della Prima Repubblica che sono anche i registi occulti dei successivi depistaggi'”. Una versione che, appunto, Scarpinato non condivide: “Si tratta di una vera e propria dichiarazione di guerra al principio di realtà una sorta di fantasy smentito dalla logica”.

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