Mimmo Lucano e Renato Accorinti sfilano in testa al corteo uno accanto all’altro. Sono gli ex sindaci di Riace e di Messina a guidare il corteo più partecipato da quando Matteo Salvini ha rilanciato il progetto del Ponte sullo Stretto. È il segno dell’unione delle due sponde, e della politica fatta sul territorio che protesta contro “lo sperpero di risorse”: “Bisogna vivere i nostri territori per comprendere che non servono i grandi affari, serve un recupero a costo zero di quel che è nell’abbandono”, sottolinea Lucano.

La politica dal basso, quella dei territori si intesta non solo simbolicamente il nuovo corteo contro la grande opera, al quale partecipano più di 5 mila persone. Di queste, in 400 arrivano dalla sponda calabrese, perché “questa è la madre di tutte le battaglie, per l’arroganza con la quale viene proposta la questione del Ponte, per la sua stupidità. Siamo stati 15 giorni senz’acqua, mancano le risorse idriche: c’è bisogno di altro, non di quest’ennesima buffonata”, dice Maurizio Marzolla del movimento No Ponte calabrese.

Ad affiancare le proteste dal basso ci sono però anche i partiti che stavolta mandano a sfilare esponenti nazionali, segnando politicamente la marcia di oggi. E della segreteria nazionale del Pd c’è Sandro Ruotolo: “Questa è una mega opera che guarda al passato e non al futuro. I miliardi impegnati per la grande opera servono al Sud per la linea ferroviaria, le strade, per la sanità pubblica: non è possibile che migliaia di persone debbano andare a curarsi al Nord”. Per la prima volta i vertici nazionali dei dem partecipano ad una manifestazione No Ponte: “Un cambio di passo del Pd, che finalmente comprende fino in fondo e in maniera compatta la necessità di liberare risorse per urgenze reali”, commenta Alessandro Russo, ex consigliere comunale del Pd. “Da oltre 20 anni il nostro territorio è sotto ricatto del Ponte, dato come unico volano di sviluppo. Nel frattempo sprofondiamo in una crisi economica e demografica che pare inarrestabile”, gli fa eco un altro dem messinese, Armando Hyerace.

Mentre in testa alle bandiere del M5s c’è Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilianza Rai, che trasmette le immagini in diretta, mostrando il flusso di persone in marcia: “Le risorse le hanno stanziate per finta – dice Floridia – perché gli 11 miliardi sono stanziabili solo se ne trovano altre di risorse: una norma scritta coi piedi”. Ma perché questo corteo ha una maggiore presenza politica? “Il fatto che lo abbia sposato Salvini ci dice che il ponte sia di fatto una bufala – dice Nuccio Di Paola, vice presidente vicario dell’Assemblea regionale siciliana, per il M5s – perché lo sposa una forza politica, la Lega, che sta spingendo per l’autonomia differenziata, uno specchietto per le allodole per impegnare risorse che poi non saranno utilizzate per il ponte ma verranno spostate verso il Nord”.

C’è anche Rifondazione comunista, la Cgil, il Wwf, Legambiente, i Verdi: “C’è la Politica e c’è la politica di contrasto ed è importante che ci sia perché dobbiamo difendere le basi democratiche di questo Paese, l’art. 9 della Costituzione, il codice Appalti e le concessioni, solo per citarne alcuni”, sottolinea l’avvocata Aura Notarianni. Ma a sfilare per le strade della città dello Stretto ci sono anche i simboli antimafia come Vincenzo D’Agostino, padre del poliziotto ucciso assieme alla moglie nell’agosto del 1989, e per il quale è stato condannato all’ergastolo il boss di Resuttana, Nino Madonia. Mentre da Cinisi è arrivata anche l’associazione Peppino Impastato. Non a caso Ruotolo sottolinea: “Don Ciotti ha ragione, noi siamo preoccupati, hanno neutralizzato le interdittive antimafia, il codice degli appalti, non c’è trasparenza e dove non c’è, il rischio infiltrazione mafiosa c’è e siamo preoccupati”.

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