L’ “influenza di Francesco” non va bene. Il pontefice non andrà a Dubai. Glielo hanno proibito i medici. Francesco ci teneva moltissimo ad essere presente e a prendere la parola alla conferenza sul clima Cop28. Una conferenza cruciale, convocata per affrontare la questione dei gas-serra verificando la possibilità di contenere il riscaldamento globale entro 1.5 gradi.

Tra gli obiettivi anche quello di stabilire uno schema di regolamento finanziario per compensare – soprattutto a favore dei paesi poveri – le perdite e i danni che la transizione climatica comporta.
Con l’occhio alla conferenza Francesco aveva pubblicato a ottobre un documento aggiuntivo alla sua enciclica verde Laudato si’, concentrandosi proprio sul rapporto tra interessi economici “preoccupati di ottenere il massimo del profitto al minor costo e nel minor tempo possibile” e gli effetti catastrofici della crisi climatica quali, ad esempio, “aumento della temperatura globale degli oceani, acidificazione e riduzione dell’ossigeno”.

Naturalmente al pontefice stanno a cuore in primo luogo gli aspetti che poi toccano la condizione esistenziale degli uomini e delle donne che abitano il pianeta. L’esortazione apostolica Laudate Deum, così si chiama il documento, non a caso sottolinea che l’ “immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza”.

Le preoccupazioni al centro della conferenza di Dubai si mescolano in queste ore alle preoccupazioni sulla salute del Papa. Uno stato febbrile influenzale non è preoccupante, è ovvio, ma è inquietante il modo con cui vengono le informazioni dal Vaticano.

Sabato mattina la Sala Stampa vaticana dirama un laconico comunicato di una riga scarsa: “Le udienze del Santo Padre previste per questa mattina sono annullate per via di un leggero stato influenzale”. Poi viene pubblicato il programma del viaggio di Francesco a Dubai: venerdì 1 dicembre la partenza, l’indomani l’intervento del Papa alla conferenza seguito da una serie di incontri bilaterali, domenica 3 dicembre l’inaugurazione del “Padiglione della Fede” nel centro espositivo di Dubai e poi la partenza per Roma.

Come dire che il leggero stato influenzale non interferisce minimamente con il viaggio programmato.

Domenica, a sorpresa, Francesco non pronuncia l’Angelus e dice ben altro: “…Oggi non posso affacciarmi dalla finestra perché ho questo problema di infiammazione ai polmoni”. Le riflessioni domenicali saranno lette da un suo collaboratore. In televisione si vede un vistoso cerotto sul dorso della mano destra di Bergoglio: segno che c’è stata l’inserzione permanente di un ago. Sul viso del papa spiccano occhiaie profonde. Infiammazione ai polmoni è cosa ben diversa da una piccola botta di influenza.

Lunedì il tono cambia. La Sala Stampa vaticana informa che in seguito ad una tac è stata esclusa una polmonite, si registra comunque una “infiammazione polmonare” con “alcune difficoltà respiratorie”. L’ago cannula è servito per una terapia antibiotica per via endovenosa.
Il papa, soggiunge il comunicato, non ha febbre e la situazione respiratoria è in “netto miglioramento”. Tanto che il programma del volo per Dubai rimane valido.

Martedì a mezzogiorno viene pubblicato anche il libretto di informazioni specifiche, che accompagna ogni viaggio papale. Alle 19.32 il contrordine. Sì, il quadro clinico generale del pontefice è migliorato per quanto riguarda lo “stato influenzale e l’infiammazione alle vie respiratorie” però i medici hanno chiesto al Papa di non viaggiare. Francesco ha ubbidito con grande rammarico, viene detto. “Il viaggio dunque è annullato”.

Ora, al netto del fatto che papa Bergoglio avrà tenacemente cercato di convincere i medici a lasciarlo andare e perciò era stato annunciato che il programma della sua partecipazione alla conferenza climatica rimaneva invariato, ci sono troppi zig zag in queste comunicazioni.
Un leggero stato influenzale piccolo è cosa ben diversa da una infiammazione ai polmoni. Un netto miglioramento non spinge i medici a fare cancellare un viaggio. Un’infiammazione alle vie respiratorie e cosa molto differente da uno stato infiammatorio dei polmoni.

La responsabilità qui non attiene alla Sala Stampa vaticana, che trasmette indicazioni ricevute. La responsabilità riguarda i cosiddetti “Superiori”, che decidono la strategia comunicativa. Francesco, si sa, non ama dei portavoce che siano dei spin-doctor. Come del resto Benedetto XVI. Ma allora nelle stanze di comando vaticane devono decidersi come trattare le malattie di un pontefice che gode tuttora di un grande seguito dentro e fuori del mondo cattolico. (E anche di molto odio da parte del fronte conservatore che da otto anni ha scatenato una guerra civile in senso alla Chiesa).

Il Papa ha ottantasei anni, tra poche settimane ne compirà 87. L’opinione pubblica in tutte le parti del mondo chiede sulla sua salute una informazione puntuale e precisa. Si tratti di malesseri leggeri o più seri. Il viso gonfio, la voce roca, con profonde occhiaie, Francesco si è mostrato così oggi all’udienza generale.

Già a marzo scorso Bergoglio era stato ricoverato in ospedale per una “bronchite” dopo avere sentito dolori al petto ed essendosi registrati problemi cardio-respiratori. I polmoni, è noto, sono il suo punto debole. Forse sarebbe il momento di decidere che, quando il pontefice si ricovera al Gemelli o riceve cure mediche specialistiche a Santa Marta, vengano sempre diffusi puntuali bollettini medici. Sin dall’inizio.

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