I più scettici non dicano che Francesco Bagnaia questo Mondiale non se lo sia meritato. Perché correre con i fantasmi dopo un incidente violento come quello di Barcellona non è da tutti. Pecco è rimasto attaccato a un pilota con la sua stessa moto, Jorge Martín, che spinto sulle ali dell’entusiasmo, da Misano in poi, gli ha rosicchiato uno dietro l’altro punti, tanto da finire persino davanti in classifica (+7) dopo la Sprint in Indonesia. Quello che sembrava essere un campionato a senso unico e in favore del torinese nella prima parte di stagione, dal Montmeló in avanti si è trasformato in un epilogo avvincente arrivato fino al sesto giro dell’ultima gara dell’anno a Valencia. Da un lato un pilota madrileño con i colori del team Pramac, che guidava con il sogno di vincere il primo titolo della classe regina, dall’altro un italiano vestito di rosso passione, che doveva difendere il primo Mondiale conquistato nel 2022.

Bagnaia, l’incubo-Barcellona in testa da smaltire con troppa fretta
Alla fine ce l’ha fatta Pecco. E anche con merito viene da dire, perché un’impresa del genere è da tenere incisa negli annali. Provate voi a correre ai 350 orari con la paura della morte nella mente, con l’incubo ricorrente di notte che ha come immagine l’anteriore della Ktm di Binder. Quella che è finita sopra il ginocchio del ducatista e che, pochi centimetri più a sinistra, avrebbe potuto colpire collo e testa. Da quell’high-side di Barcellona in curva 3, in cui ha riportato giusto alcune escoriazioni e nessuna frattura, Bagnaia non ha avuto il tempo di reagire, di razionalizzare l’accaduto, di rinchiudersi tra le mura di casa a Pesaro o del Ranch di Rossi, per rilassarsi e allenarsi con Valentino, Bezzecchi e compagni. No, è dovuto subito tornare a correre la domenica successiva con i fantasmi della Catalogna, nel GP di casa dove tanto è andato forte: quello di Misano, che gli ha già portato tre vittorie in carriera (l’ultima nel 2022).

La reazione dopo la Sprint in Indonesia, Pecco non ha mai mollato
Da quella domenica in Romagna, Bagnaia ha quindi corso contro Martín e le sue insicurezze mentali. Negli ultimi mesi si è visto un pilota in ansia, nervoso, a tratti debole. Arrabbiato alcune volte per le prestazioni della propria Desmosedici, altre per qualche comportamento al limite dei suoi rivali in pista. Insicurezze di un pilota sensibile e umano, che però non ha mai mollato. Neanche nel momento più duro della stagione, dopo la Sprint Race di Mandalika, quando Martín, lontano 50 punti dopo Barcellona, si è ritrovato sorprendentemente davanti, avendo rosicchiato prima 106 punti di 111 disponibili nelle doppiette Sprint-gara fra Misano e Giappone. Proprio nel momento più difficile, da duro Pecco ha iniziato a giocare, senza arrendersi alle difficoltà e alla possibilità di buttare una stagione alle ortiche. Così si è preso il successo in Indonesia (sfruttando la caduta di Martín) e ha saputo star davanti nel secondo posto in Australia (con lo spagnolo quinto), rimettendoci solo in Thailandia. Ha sì perso le Sprint a Sepang, Losail e Valencia, ma è sempre finito davanti in gara, quando i punti contavano di più, fino alla vittoria leggendaria di Valencia.

Bagnaia nella leggenda: quanti record infranti a Valencia
La dimostrazione di un campione forte, che si è ritrovato, Bagnaia l’ha data anche al “Ricardo Tormo”. Dopo l’out di Martín al sesto giro, avrebbe potuto chiudere in tranquillità e invece si è preso un altro trionfo di forza. Ha così consolidato il terzo posto nella classifica dei piloti italiani più vincenti in MotoGP, dietro a Rossi (89 vittorie) e Giacomo Agostini (68), ma ha rotto anche altri record. Come quello di terzo pilota dell’epoca moderna di MotoGP (iniziata nel 2002) capace di vincere due titoli di fila dietro a Valentino Rossi e Marc Marquez. E se si allarga l’orizzonte anche ai vincitori italiani della vecchia classe 500, Pecco è il quarto connazionale a vincere almeno due Mondiali piloti oltre a Valentino, Agostini e Umberto Masetti. In Ducati è invece diventato il pilota più titolato, l’unico in grado di portare due successi consecutivi al team facendo meglio di Casey Stoner (un successo nel 2007), ora lontano solo cinque vittorie nella classifica dei GP vinti con i colori di Borgo Panigale.

Nessun 2022 al contrario: alla fine ha vinto Pecco
Diamo dunque a Cesare quel che è di Cesare. Pecco è caduto il 3 settembre a Barcellona, ma ha saputo rialzarsi, come un vero eroe di una tragedia greca. Scacciando l’incubo di un epilogo di Mondiale in stile 2022, ma al contrario. L’anno scorso si era preso il primo titolo in classe regina, sempre a Valencia, rimontando la cifra record di 108 punti in 10 gare a Quartararo. Quest’anno ha saputo domare Martín con la costanza e una tensione alle stelle, per i 14 punti che lo dividevano da lui dopo la Sprint Race di sabato scorso. Ma la vittoria alla fine è arrivata e Pecco — che l’anno scorso aveva spezzato il digiuno nella statistica “pilota vincente su moto italiana”, durato 50 anni con l’ultimo successo di Agostini sulla MV Agusta — sta entrando sempre di più nella leggenda.

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