Simpatico lo è sicuramente, di talento ne ha da vendere, ma è anche umile e diretto quando c’è da ammettere un errore. Di qualità, Francesco Bagnaia ne ha tante. Eppure c’è un qualcosa, come un muro sottile, che lo divide da quella passione così intensa che gli amanti delle due ruote provavano in passato. Specie quando in pista scendevano il “Dottor” Valentino Rossi o, ancor più indietro nel tempo, Giacomo Agostini, in grado di cannibalizzare i Mondiali Piloti e Costruttori nel quinquennio 1968-72. Dare risposte a un caso come questo, con al centro “Pecco”, è veramente difficile. Specie se il torinese, in un appassionante binomio tutto italiano, guida la moto dei sogni. Quella proveniente da Borgo Panigale, colorata di rosso passione e con il nome di Ducati, con cui a Valencia si è preso il suo secondo titolo in MotoGP. Il terzo in carriera, se si considera quello di Moto2 cinque anni fa.

Bagnaia, il Mondiale di Valencia 2022 non scalda come i successi di Rossi e Agostini
Proprio l’anno scorso e sempre a Valencia, Bagnaia faceva esultare tutti, sia gli italiani presenti al “Ricardo Tormo” che quelli seduti sul divano da casa. Allora l’attuale numero 1 spezzò un digiuno italiano che nella classe regina durava dal 2009 (il nono e ultimo Mondiale vinto da Rossi) e infranse anche una statistica che durava da troppo tempo: quella di un italiano in grado di vincere in con una moto dello stesso Paese. Mettendo così la parola “fine” a un’astinenza che durava da 50 anni, precisamente dal 1972, quando Agostini vinceva l’ultimo titolo con la MV Agusta. E se allora il grande clamore in pista e fuori per Pecco c’è stato, si è affievolito poco tempo dopo, quasi come se la vittoria fosse scontata e dovuta. Mentre “Ago”, con i suoi 15 titoli Mondiali, è ancora nella mente di tutti così come Valentino, che quando fa una cosa (l’ultima è aver fatto guidare la minimoto a sua figlia Giulietta, di 16 mesi) risalta sempre al centro delle cronache.

Un pilota “poco social” anche su Instagram
Per capire quanto Bagnaia passi sottotraccia rispetto ad altri campioni legati al mondo dei motori, basta guardare il dato dei follower su Instagram. Pecco ne conta 1,4 milioni, non pochi ma molti in meno di un Marc Marquez (6,9 milioni), di un Max Verstappen (10,9 milioni), di Rossi (15,9 milioni) e di Lewis Hamilton (che ne somma la bellezza di 35,4 milioni). Il quattro volte iridato Sebastian Vettel, che l’anno scorso ha lasciato la F1 e ha aperto il proprio profilo social prima del GP d’Ungheria — per annunciare il suo addio dalle corse, oltre che lanciare i suoi messaggi politici in favore di un mobilità sempre più ecosostenibile — ha già più del doppio di seguaci in molto meno tempo: tre milioni. E se i dati dimostrano tutto ciò, è opportuno fare delle valutazioni: colpa del carattere buono e non eccessivo di un pilota come Bagnaia o di una categoria, la MotoGp, che non attrae più come un tempo?

MotoGP, l’addio di Rossi ha creato un vuoto. E manca un antagonista di Bagnaia…
La verità forse sta nel mezzo. Da un lato perché Bagnaia è più un ragazzo vecchio stampo, diverso dai personaggi più esuberanti del presente e del passato: Marquez, Rossi, Biaggi e compagnia varia. Ma la colpa, infine, è anche di un campionato che, nonostante l’arrivo di una battaglia iridata fino a Valencia per il secondo anno di fila, ha perso inevitabilmente l’appeal post-addio di Rossi. Tanto che la Dorna, dopo averle introdotte nel 2022, è stata costretta a estendere le Sprint Race in tutti gli appuntamenti di questa stagione, in accordo con la Fim. Colpa di un Mondiale che non attrae più come prima. Inoltre, fatta eccezione per Jorge Martín, oggi Bagnaia con una Desmosedici così (e una Ducati che monopolizza metà griglia) non sembra avere grandi rivali. La speranza nel 2024 è di rivedere un Bastianini in palla, un Bezzecchi più costante come al via di campionato e un Marquez regolare e non vittima dei frequenti infortuni nella sua nuova esperienza in Gresini. Ma anche di riavere un Quartararo di nuovo davanti con la Yamaha, come negli ultimi appuntamenti di Mondiale. Così forse la MotoGP potrà crescere di nuovo in fascino.

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