“Solo” 416 decreti attuativi da adottare. “Il minimo storico dal 2013”, festeggia il Dipartimento per il programma di governo guidato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, rivendicando come l’esecutivo Meloni abbia adottato in 13 mesi 342 provvedimenti senza i quali risorse già stanziate per 14 miliardi sarebbero rimaste bloccate. Al netto della gara a chi ha fatto meglio – anche Draghi dopo 13 mesi e mezzo rivendicò di aver smaltito il numero record di 955 decreti – resta il fatto che molte misure approvate dal governo in carica sono ancora lettera morta. Oltre agli arretrati ereditati dai predecessori, mancano infatti all’appello 194 su 361 norme attuative previste da leggi entrate in vigore dopo l’insediamento di Giorgia Meloni a Chigi. Di cui ben 39 legate alla legge di Bilancio dell’anno scorso.

Negli ultimi cinque mesi la situazione nel complesso è migliorata. Sono stati tra il resto sbloccati i fondi per contributi straordinari alle rsa colpite dal caro energia, le risorse per le imprese turistiche danneggiate dalle alluvioni, il contributo del 90% per le spese di efficientamento energetico. Nulla da fare però per il decreto del Mef che avrebbe dovuto definire le modalità di comunicazione del possesso dei requisiti per esercitare il diritto di esenzione del pagamento dell’Imu su immobili occupati. Non pervenuta anche l’attuazione delle nuove Carta della cultura Giovani e della Carta del merito (che pure dovrebbero essere disponibili ai neo diciottenni dal prossimo gennaio). I decreti non ci sono, così come 37 altri atti previsti dalla manovra per il 2023.

Qualche esempio? La ripartizione dei soldi per recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico, la definizione dei settori di intervento ammissibili al finanziamento del Fondo per le politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del Made in Italy, la ricognizione degli organismi del Ministero dell’agricoltura e sovranità alimentare “al fine di razionalizzare la spesa, semplificare gli adempimenti e incrementare l’efficienza”. Dispersi anche i decreti del presidente del Consiglio necessari per definire le modalità di erogazione delle risorse per favorire la promozione dell’attività ciclistica, l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire in tutto il territorio nazionale con relativi costi e fabbisogni standard e il riparto del fondo per assicurare le professionalità necessarie alla ricostruzione dopo gli eventi sismici, il ristoro dei costi sostenuti per le intercettazioni preventive dei Servizi. Bisognerà attendere la prossima Relazione sul monitoraggio dei provvedimenti legislativi e attuativi, che dovrebbe essere pubblicata a gennaio, per sapere quante risorse siano rimaste inutilizzate causa mancata emanazione di un atto.

Passando alla “messa a terra” di leggi adottate quest’anno, al palo ci sono tra il resto l’adozione dello Statuto dell’Agenzia italiana per la gioventù, l’individuazione degli interventi per potenziare il Piano per asili nido e due assi portanti dell’abolizione del reddito di cittadinanza: il piano triennale di contrasto all’irregolare percezione dell’Assegno di inclusione e la partecipazione dei percettori dell’Ade e del Supporto per la formazione e il lavoro a progetti utili alla collettività. Erano previsti dal decreto Lavoro convertito in legge a luglio e il ministero sul proprio sito aveva garantito che avrebbe approvato il piano “prontamente”. Poi se ne sono perse le tracce.

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