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L’Antitrust apre un’istruttoria sull’influencer Asia Valente: “Follower falsi e pubblicità ingannevole”. Nel mirino anche Meta

La celebre influencer 27enne, ex coniglietta di Playboy, che su Instagram conta oltre due milioni di follower – anche se l’account è privato – è finita nel mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

di F. Q.

L’Antitrust ha aperto un’istruttoria su Asia Valente e Meta. L’accusa è quella di “follower falsi e pubblicità ingannevole”. La celebre influencer 27enne, ex coniglietta di Playboy, che su Instagram conta oltre due milioni di follower – anche se l’account è privato – è finita nel mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in quando viene ipotizzato che non abbia informato in modo corretto i suoi follower delle attività commerciali presenti sulla pagina, in particolar modo quelle in collaborazione con alberghi, e avrebbe gonfiato il numero dei suoi follower con profili farlocchi.

Secondo l’Antitrust anche Meta avrebbe delle responsabilità in quanto non avrebbe sorvegliato abbastanza le attività della Valente. Essendo comunque un campo che a livello di legge non è ancora normato nei dettagli, l’indagine potrebbe finire in un nulla di fatto come diventare pietra miliare per iniziare a mettere paletti sull’uso “commerciale” non dichiarato su una piattaforma social.

Come spiega su Fanpage l’avvocato Nicola Berardi “l’autorità dice di aver raccolto delle informazioni ma non si conosce molto di più. Nel 2019 erano stati aperti dei procedimenti simili ma ad oggi non ho ancora visto nessuna sanzione. Questa però è la prima volta che si parla di follower falsi”. Secondo Berardi infatti l’inserimento di questa accusa significherebbe che per l’Antitrust la questione è da inserirsi nella categoria di una “pratica commerciale scorretta”.

“Il centro di tutto è capire se un contenuto pubblicato sui social da un soggetto che ha un seguito sia lineare oppure se invece alla spalle ci sia un rapporto di natura commerciale”, ha spiegato Berardi. “Questo rapporto può essere più o meno marcato. Ci può essere solo un invito oppure la richiesta di una prestazione pagata in denaro”. Insomma, la questione è complessa, ma è diventata oggetto di studio giuridico. Con una postilla: nel febbraio 2024 entrerà in vigore il regolamento europeo del settore, il Digital Service Act (DSA) e l’istituto che dovrà applicare il DSA in Italia sarà l’Agcom e non l’Antitrust.

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