di Enza Plotino

So io qual è il problema. Non abbiamo più paura della destra perché ci è entrata nelle viscere. Abbiamo assimilato come fosse medicina i modi, ma soprattutto i sentimenti violenti, permeati di rivalsa, arroganza, razzismo, intolleranza, pregiudizio, del fascismo della prima metà del ‘900 e lo stiamo pian piano “liberando” nella nostra debole società moderna. Come è avvenuto in un Paese, democraticamente maturo, non lo capisco! O forse, qualcosa intravedo. La politica “politicante” ha una parte di colpa, così come la grancassa dei mezzi di comunicazione, le une e gli altri ormai incapaci di discernere le linee nette di confine etico, morale e per l’appunto politico, in grado solo di stare al gioco “efficace” della destra nell’azzerare le ideologie come fossero un peccato originale, le differenze come fossero disvalore e di mescolarsi in un pastrocchio di nomi senza nessuna idea di passato, presente e soprattutto futuro. Questo è il contesto.

L’altro lato della medaglia è una popolazione povera, dentro e fuori, economicamente annullata, ma incapace di riconoscere i colpevoli della propria condizione, debolissima e culturalmente diretta verso l’ignoranza di “Stato”. Una popolazione che sta iniziando a riconoscere la violenza e la prepotenza come mezzi di risoluzione dei conflitti, laddove tutto diventa conflitto, oppure che si chiude, come al tempo del covid, in un isolamento elitario dal quale ha paura ad uscirne e non le interessa più la politica giusta, la giustizia equa, l’ambiente sano, la formazione intellettuale e culturale diffusa tra tutti e tutte, ma soprattutto non le interessa più l’eredità da lasciare ai figli e alle generazioni che verranno.

Tutta questa premessa per dire che anche in Sardegna, in vista delle prossime importanti elezioni regionali e in cui si prospetta una coalizione larga contro la destra che ha governato la Regione fino ad oggi, è sorprendente che ci si meravigli quando la sinistra, politicamente intesa, voglia fare di tutto per fermare l’avanzata della destra sopra descritta e che tanto danno sta facendo al nostro Paese, è disposta a dialogare con tutti coloro che hanno lo stesso “sano” obiettivo, senza se e senza ma, e che invece è costretta ad assistere ai “distinguo” disastrosi di alcune personalità politiche che prospettano divisioni perdenti e non coinvolgimenti vincenti.

Le ragioni sono in alcuni casi assolutamente legittime, ma è evidente come quelle personalità autorevoli non abbiano “sentore” del vero peso della destra al potere, si interessano alle pedine da mettere in campo, in quali posti e con quale peso, ma non portano ragioni programmaticamente dirimenti e prospettive future che abbiano una forza dirompente rispetto a tutte le altre e che valgano gli strappi che stanno lacerando quel campo largo.

Lo scontro che si sta delineando in Sardegna non avrebbe luogo se tutti fossero consapevoli della portata delle prossime consultazioni per l’area di centrosinistra regionale: aver dato prova della capacità di andare oltre i distinguo identitari e “acconciarsi” nella sostanza e nella forma per contrastare, tutti insieme le destre, e vincere, non una partita di calcio, ma il futuro prossimo nostro e dei nostri figli.

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