“Ridateci i nostri presidi”. A lanciare un appello al governo e persino al Capo dello Stato sono i genitori e alcuni sindaci lombardi che in queste ore si sono visti licenziare diciassette dirigenti scolastici dalla sera alla mattina. All’origine di tutto un pasticcio burocratico che si è registrato tra l’Ufficio scolastico regionale e la Corte dei Conti che non ha apposto il suo “visto” al contratto di trattenimento in servizio (previsto dalla finanziaria 2016 per il personale della scuola che al raggiungimento dei requisiti per la pensione può chiedere di essere autorizzato a permanere per un periodo massimo di tre anni) accordato la scorsa estate dalla dirigente Luciana Volta.

Scuole che in 24 ore sono state affidate a “reggenti” ovvero capi d’istituto che si devono dividere a metà e gestire centinaia di docenti e migliaia di alunni. Un caos sul quale il Partito democratico, a livello nazionale, intende fare chiarezza con un’interrogazione allo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara che per ora sulla vicenda non ha proferito parola.

Nessuna volontà di spiegare l’accaduto nemmeno da Volta che contattata da ilfattoquotidiano.it ha preferito trincerarsi dietro il silenzio. Nessun intervento nemmeno dell’Assessore regionale all’Istruzione, Simona Tironi che interpellata dice: “Questa è una questione che dipende direttamente dal ministero e dall’ufficio scolastico regionale. Non ho la minima competenza in merito nemmeno lontanamente. E’ una questione totalmente interna a loro che fa capo direttamente al ministero. Ci sono organi preposti a questo”. Il consueto “scaricabarile” è partito.

Nessuno del Governo nazionale e locale che abbia intenzione di muovere un dito sul caos creato dall’ufficio scolastico. Dietro le quinte – senza mai ufficialità – l’Amministrazione attribuisce la responsabilità alla Corte dei Conti ma non c’è nessuno disposto a mostrare documenti e/o a spiegare la vicenda. Ora tutto passa nelle mani della Giustizia a cui molti di questi dirigenti hanno intenzioni di rivolgersi per chiedere un accesso agli atti.

A Crema, il dirigente Pietro Bacecchi, anche lui rimosso in poche ore, ha già mosso i propri legali e intende dar battaglia. Mandati a casa e abbandonati da tutti ma non dalle famiglie e dai sindaci. Nel bresciano, a Rudiano e Pontoglio le amministrazioni comunali e gli organi collegiali hanno preso carta e penna e scritto una missiva al Presidente Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e a Valditara, per difendere la dirigente Elena Sibilia: “In questi giorni, in Lombardia, sono stati pensionati diversi dirigenti, in spregio totale della minima conoscenza della strutturazione di un anno scolastico che, da diversi decenni, inizia a settembre e si conclude a giugno. Un’informazione, quest’ultima, ovvia, lapalissiana! Eppure non così ovvia per chi decide di far avviare l’anno scolastico, con tutte le fatiche che questo comporta, a dirigenti che poi vengono messi a riposo in maniera asettica. Usati per tamponare le emergenze di inizio anno, strutturali e pertanto ancora più gravi, e poi lasciati alla porta in novembre”.

Parole dure contro Volta: “Anche le modalità di gestione e di comunicazione utilizzate dall’Amministrazione – cita la missiva – per notificare il provvedimento sono state a nostro parere irrispettose tanto del ruolo quanto della persona”. E proprio a Rudiano ieri 16 novembre al termine delle lezioni, genitori e alunni, hanno manifestato con un flash mob: un girotondo attorno all’edificio per “dare un abbraccio simbolico alla scuola”. A livello nazionale è invece la responsabile Scuola del Pd a farsi sentire: “Ho intenzione di fare chiarezza sulla vicenda sentendo anche il ministro. E’ stato di fatto smentito un indirizzo fato ufficialmente a questi dirigenti con gravi conseguenze sulle scuole”.

IL DISOBBEDIENTE

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Prima assunti oltre i limiti di età e poi licenziati all’improvviso: in Lombardia la beffa per 17 presidi e il caos in una ventina di scuole

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