Un terzo del cobalto estratto in tutto il mondo serve per le batterie delle auto. Una gran parte finora veniva dal Congo, ma nel luglio 2020 la tedesca Bmw, anche a causa delle nuove leggi sul rispetto dei diritti nella filiera della produzione, ha sottoscritto un contratto da 100 milioni di euro con l’impresa Managem, in maggioranza di proprietà della famiglia reale del Marocco, per assicurarsi fino al 2025 il 20% del proprio fabbisogno dalla miniera di Bou Azzer nella parte meridionale del Paese. Il resto lo importa dall’Australia. Almeno il 13% di tutte le Bmw vendute sono elettriche e il costruttore conta in un raddoppio entro il 2025. Anche la francese Renault ha sottoscritto nel giugno 2022 un’intesa per una fornitura dalla miniera di Bou Azzer a partire dal 2025. Un’inchiesta congiunta di SZ, NDR e WDR con i portali francese Reporterre e marocchino Hawamich solleva però pesanti accuse di violazioni della sicurezza dei lavoratori e danni ambientali. Ai dipendenti, si legge, non vengono spiegati i rischi e le possibili conseguenze sulla salute del lavoro in miniera. E non viene nemmeno garantita alcuna protezione dagli incidenti, con le acque e la valle che sono avvelenate dall’arsenico in misura mai vista prima.

Bou Azzer è nei monti dell’Atlante a circa 150 chilometri da Marrakech, in un’area pietrosa e desertica, punteggiata da bacini semisecchi con acque reflue provenienti dalla miniera e protetti da recinzioni. Anche se un fiumiciattolo sfiora il villaggio, le condutture non danno regolarmente acqua ed il trentenne Brahim Ighissi – riporta SZ – per cucinare raccoglie quella piovana in un bidone. Sulla superficie una sorta di film oleoso. Immergendo la mano si attaccano sulle dita cristalli biancastri.

Le stesse incrostazioni si trovano nelle acque e sulle rocce del corso d’acqua fino all’oasi Zaouit Sidi Blal, a 1.100 metri di altitudine e sette chilometri di distanza. I giornalisti tedeschi hanno prelevato campioni e li hanno fatti analizzare dal Centro Helmholtz per gli studi ambientali di Magdeburgo. “Non ricordo di avere mai riscontrato in un campione d’acqua una concentrazione così alta di arsenico”, ha dichiarato il direttore del dipartimento di analisi delle acque Wolf von Tümpling. Le prove raccolte sotto la miniera hanno rilevato una concentrazione fino a 18.900 microgrammi per litro e nell’oasi, a chilometri di distanza, ancora di 437 µ/l; l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) suggerisce una concentrazione massima di arsenico nell’acqua potabile di 10 µ/l.

Brahim Ighissi, che ha lavorato dodici anni nella miniera dal 2008 al 2020, ha dichiarato ai reporter di SZ che non ci sono mai stati avvisi sulla pericolosità del lavoro: “Quasi nessuno indossa una mascherina, non ci sono mascherine per tutti” e “soffriamo tutti di problemi respiratori e prurito, i nostri occhi bruciano”. E a NDR ha poi aggiunto: “La miniera è una fonte di problemi. Provoca allergie, silicosi e altre malattie causate dall’arsenico”.

Anche se tra il 2008 ed il 2022 ci sono stati almeno 11 morti, i circa 1.300 lavoratori vengono sottoposti a esami medici solo una volta l’anno, rivela il sindacato Confederazione Democratica del Lavoro (CDT). Assunti spesso con contratti brevi, in caso di malattie professionali vengono licenziati senza previdenza. La confederazione era riuscita a organizzare nel 2011 una protesta che la polizia soffocò con 5 arresti e chiudendo l’ufficio dei sindacati nella miniera. Ottanta minatori furono licenziati. Il sindacalista Omar Oubouhou ha dichiarato ai giornalisti di essere stato percosso e di essere dovuto restare 12 giorni in carcere preventivo.

La direzione della miniera ha ammesso ai reporter i decessi, ma per il resto ha respinto tutte le accuse: le condizioni di vita all’interno dell’impianto estrattivo e nella valle sono sicure ed igieniche, hanno detto aggiungendo che gli scioperi del 2011 e del 2012 vanno collegati alle tensioni sociali generali in Marocco e non hanno riguardato solo l’industria estrattiva, tantomeno sono mai stati presi provvedimenti restrittivi contro un sindacato. Soprattutto, precisano, non viene rilasciato arsenico nell’ambiente perché il cobalto estratto contiene solo arseniuro.

In considerazione delle alte concentrazioni rilevate vicino alle discariche della miniera e nelle urine di alcuni abitanti, Wolf von Tümpling ha dichiarato a SZ: “Ho il forte sospetto che ci sia ancora dell’arsenico nel materiale della discarica”. Il chimico ha spiegato che appena l’arseniuro viene portato alla luce e rotto si innesca una reazione con l’aria e “non si può evitare che l’arsenico immagazzinato all’aperto venga rilasciato quando entra in contatto con l’acqua, rappresentando un pericolo per l’ambiente e la salute”, concludendo quindi che è necessario intervenire urgentemente.

Dal gennaio 2023 in Germania vige la legge sulle catene di fornitura che obbliga le grandi imprese come la Bmw a controllare il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali in tutto l’arco di creazione fino al prodotto finale. L’azienda ha dichiarato di “prendere molto seriamente le indicazioni” date dalla normativa e di avere richiesto ed ottenuto da Managem “valida documentazione, come audit esterni e certificazioni, sulla qualità del lavoro e dei sistemi di controllo ambientale” che “smentirebbero le accuse”. Bmw tornerà a confrontarsi con Managem sugli standard sociali e ambientali e ha subito trasmesso gli esiti delle analisi chiedendo un’accurata verifica.

Nell’oasi di Zaouit Sidi Blal, dove una volta crescevano albicocche, fichi, mandorle e grano, adesso persino l’aglio non cresce più come una volta. Intanto in Germania i punti di ricarica per le batterie delle auto elettriche, soprattutto quelli di ricarica veloce, stanno aumentando. Secondo l’Associazione dei produttori automobilistici tedeschi (VDA), negli ultimi sei mesi le stazioni pubbliche sono aumentate di quasi 17mila unità, salendo a 97.500. E dal primo luglio sono state registrate circa 2 milioni di auto elettriche sia a batteria (BEV) che ibride plug-in. Numeri che nascondono la polvere bianca e il veleno diffusi sui terreni del Marocco, poco compatibili con l’etica ambientalista.

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