La città col maggior numero di beni confiscati già assegnati è Palermo con 1558 tra immobili e terreni sottratti alla mafia. Mentre nel piccolo paesino di Roccella Valdemone, che conta appena 657 abitanti, i beni sono addirittura 285. Un vero e proprio record quello del comune messinese che si posiziona terzo, ovvero subito dopo Reggio Calabria, nella classifica complessiva delle 10 città con il maggior numero di beni assegnati e che porta al conteggio monstre di un bene confiscato ogni due abitanti. È questo che viene fuori da uno studio dello Spi Cgil, il sindacato pensionati italiani che ha passato al vaglio la relazione presentata questo novembre dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati, mettendo in risalto dati e percentuali che restituiscono lo spaccato generale: “Abbiamo messo i dati in fila, riuscendo a focalizzare alcune singolarità come questa di Roccella Valdemone”, spiega Pippo Di Natale, della segreteria regionale siciliana, che ha messo in fila le prime 10 città in Italia per beni assegnati.

Dopo Palermo, spicca Reggio Calabria con 374 immobili destinati, Roccella Valdemone si posiziona al terzo posto con 285, segue Napoli con 249, Roma con 238, Milano con 233, Partinico, in provincia di Palermo, con 209, Caltanissetta con 181, Monreale, sempre in provincia di Palermo, con 177. Chiudono la classifica a pari merito con 166 la calabra Lamezia Terme e la città di Matteo Messina Denaro, Castelvetrano. Sono quindi sei le città siciliane tra le prime dieci che hanno ottenuto beni confiscati. L’isola ha d’altronde il 38,89 per cento di tutti i beni sottratti alle mafie. A seguire la Campania con il 15,42 mentre al terzo posto si trova la Lombardia che col 7,58 per cento per un soffio scalza la Calabria, ferma al 7,52. Il numero complessivo in tutta Italia è di 22.074 beni confiscati, di questi sono stati assegnati 21.236, 400 quelli venduti e 2659 sono quelli non ancora destinati. Ancora alla Sicilia va il record di beni rimasti all’amministrazione e non ancora assegnati: il 43 per cento del totale. Mentre 28 sono beni confiscati all’estero e nessuno di questi è stato ancora destinato.

Numeri estrapolati dal Spi-Cgil. “La nostra non vuole essere l’ennesima sterile denuncia, intanto chiediamo di sapere in che condizioni versano questi beni: a Palermo, per esempio, in viale dei Picciotti, n.49 risultano vari appartamenti destinati a forze dell’ordine, vorremmo sapere in che condizioni si trovino adesso”, sottolinea Di Natale. Non si sa quale sia lo stato attuale perché “una volta assegnati non c’è un monitoraggio – continua – per questo chiediamo che ogni comune pubblichi sul suo sito quali sono stati i beni assegnati e come li sta utilizzando e che ogni comune si doti di un regolamento per l’assegnazione di questi beni”. “Siamo convinti che sul destino finale di questi beni si giochi gran parte della credibilità dello Stato nel contrasto alle mafie“, dice la segretaria generale del sindacato, Maria Concetta Balistreri. “La Sicilia per i numeri che la riguardano rappresenta una frontiera – continua – Perdere qua significa perdere la battaglia per la quale magistrati, forze dell’ordine, sindacalisti, semplici cittadini hanno dato il bene più prezioso: la vita. La legalità è un valore e un bene di tutti e per tutti. È per questo che dedichiamo questo studio a Pio La Torre”.

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