C’è attesa per l’incontro organizzato nel pomeriggio a Roma, nella sede della Direzione nazionale antimafia. In via Giulia, infatti, arriveranno i vertici del governo: la premier Giorgia Meloni, il guardasigilli Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. A fare gli onori di casa, ovviamente, sarà il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo. Convocati per l’occasione tutti i magistrati che lavorano alla Dna. Ma l’invito è stato esteso da Melillo anche a tutti i 26 procuratori distrettuali d’Italia: da Milano a Palermo, passando da Firenze, Napoli e Reggio Calabria. Quello che andrà in onda in via Giulia a partire dalle 17 e 30, insomma, sarà un vertice tra antimafia e politica. Anzi, per essere precisi: tra i vertici degli uffici inquirenti di tutto il Paese e i massimi esponenti del governo.

Anche per questo motivo l’appuntamento istituzionale sta provocando qualche piccolo malumore interno alle toghe. Non tanto perché a invitare Meloni, Nordio e Mantovano sia stato il capo della Dna. Già nell’ottobre dell’anno scorso il procuratore nazionale Antimafia aveva accolto in via Giulia l’allora premier Mario Draghi. E in precedenza Federico Cafiero De Raho, all’epoca a capo della Dna, aveva incontrato Giuseppe Conte, in quel momento inquilino di Palazzo Chigi. In questo senso il vertice del pomeriggio è un semplice evento istituzionale come tanti sono avvenuti in passato.

Questa volta, però, ha destato qualche perplessità il fatto che l’invito sia stato esteso pure a tutti i 26 procuratori distrettuali d’Italia. “Il procuratore nazionale porta al cospetto del potere esecutivo tutti i vertici degli uffici inquirenti del Paese”, si lamenta un magistrato di lunga esperienza. Che contesta, in pratica, la portata simbolica dell’incontro, arrivato in un momento delicato per i rappresentanti della pubblica accusa, col guardasigilli Nordio impegnato a studiare una riforma che separi le carriere in magistratura. E in un periodo in cui i rapporti tra la maggioranza e il mondo delle toghe sono ai minimi storici, dopo il caso della giudice Iolanda Apostolico e la protesta dell’Associazione nazionale magistrati. Un altro elemento che ha fatto storcere il naso a qualcuno è l’oggetto dell’incontro: non c’è un argomento ufficiale, anche se presumibilmente si discuterà di riforme della giustizia. “Ma per discutere di riforme col governo esistono due organi come l’Anm e il Csm”, fa notare un altra toga che non ha apprezzato il vertice organizzato in via Giulia.

Ex procuratore capo di Napoli, in passato capo di gabinetto del guardasigilli Andrea Orlando in via Arenula, Melillo è al vertice della Dna dal maggio del 2022, quando il Csm lo aveva preferito a Nicola Gratteri. Da procuratore nazionale Antimafia non ha mai risparmiato critiche al governo Meloni. Poco più di un mese fa, audito dalla commissione Giustizia del Senato, aveva stroncato la riforma Nordio che ha abolito l’abuso d’ufficio. “Dal punto di vista delle mie funzioni vi è davvero una specifica preoccupazione per la tenuta delle indagini relative al condizionamento mafioso della pubblica amministrazione, che è materia delicatissima e di grande rilevanza pratica”, aveva detto Melillo, che in precedenza aveva pure criticato le dichiarazioni del guardasigilli sulle intercettazioni. A proposito di ascolti telefonici, nei mesi scorsi il capo della Dna aveva lanciato un appello al governo per “rimediare” a una sentenza della Cassazione che rischiava di mandare in fumo centinaia di processi per mafia. Una richiesta che era arrivata in via riservata al sottosegretario Mantovano, magistrato, anche dai suoi colleghi delle Direzioni distrettuali antimafia. E alla quale il governo ha risposto con un decreto varato prima della pausa estiva, che era suonato come una sorta di “commissariamento” dello stesso Nordio. Dopo quella norma lo stesso Melillo si era detto “grato” all’esecutivo.

Ora arriva l’invito in Antimafia per Meloni, scortata da Mantovano e accompagnata dallo stesso Nordio, che è spesso entrato in polemica coi suoi ex colleghi. Un appuntamento che ovviamente fa gioco alla premier e ai vertici di Fratelli d’Italia, che hanno da sempre sostenuto di voler mettere la lotta alla criminalità organizzata in cima alle priorità dell’esecutivo. Del resto l’incontro in via Giulia arriva in un momento storico in cui una fetta ampia della magistratura è ai ferri corti con la Lega di Matteo Salvini per il caso Apostolico e per la questione delle norme dei migranti. E mentre Forza Italia tenta ciclicamente blitz in Parlamento per indebolire le norme sulle intercettazioni, anche approfittando del decreto chiesto da Melillo, e per modificare le leggi sul sequestro dei beni per chi finisce in inchieste per mafia. In questo senso il vertice di via Giulia stabilirà un rapporto tra il mondo dell’antimafia inquirente e il principale partito di governo.

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