Personalmente non conosco intercettazioni inutili“. Nella prima audizione di fronte alla Commissione parlamentare Antimafia, il capo della Procura nazionale contro la criminalità organizzata Giovanni Melillo smentisce il pensiero che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, gli ha attribuito in un’occasione pubblica. “Usiamo una parte delle risorse per le intercettazioni inutili sui cittadini normali e spostiamole sulle indagini sulla grande criminalità organizzata. È un discorso che abbiamo fatto con il procuratore antimafia Melillo, perché noi siamo tecnologicamente arretrati. Io intendo potenziare le intercettazioni sulla mafia, ma servono risorse”, aveva detto sabato Nordio a Taormina, intervenendo alla fiera del libro Taobuk. Rilanciando uno dei suoi molti cliché sull’argomento: “La mafia non parla al telefono, manco con i pizzini parla più. Noi spendiamo duecento milioni di euro per intercettazioni inutili su reati minimi e poi siamo indietro di anni rispetto alla tecnologia che usano le grandi organizzazioni criminali, che sono molto più avanti. Lo stesso trojan è superatissimo, la criminalità organizzata usa dei sistemi che oggi noi non riusciamo a intercettare”, ha affermato. Dichiarazioni che servono a preparare la “fase due” dell’offensiva del governo sulla giustizia: tagliare il ricorso alle intercettazioni e in particolare la possibilità di usare il trojan per indagare sui gravi reati contro la pubblica amministrazione, introdotta dalla legge Spazzacorrotti dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede.

Di fronte alla Commissione di palazzo San Macuto, però, il capo della Direzione nazionale antimafia dà un’interpretazione diversa di quel confronto. “Il procuratore nazionale e i procuratori distrettuali hanno inviato una nota al ministro della Giustizia per sottolineare la gravità dello stato delle infrastrutture che reggono il sistema delle intercettazioni e l’urgenza di decisi interventi di consolidamento e sviluppo. Si tratta di temi dei quali nei scorsi si è iniziato a parlare a un tavolo di lavoro voluto dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Da un lato c’è bisogno di maggiori garanzie e dall’altro lato di maggiore efficienza, ma vorrei che fosse chiaro che si tratta di accrescere insieme garanzie ed efficienza senza alcun arretramento sul versante delle intercettazioni. Personalmente non conosco intercettazioni inutili, perché sono disposte da un giudice con un provvedimento motivato, procedendo per reati gravi“, sottolinea Melillo. “Vi sono attività di indagini oltremodo delicate e invasive che sono già proprie delle intercettazioni e nel contempo c’è un deficit nella nostra capacità di penetrare nelle reti digitali che sono ambienti ormai consueti di grandi e piccole reti criminali”, spiega. “C’è bisogno di tutti per fare questo salto sottraendo una materia così delicata sia ai pericoli dei furori polemici sia alle semplificazioni grossolane”.

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