I’m Afraid of Americans, cantava David Bowie in uno dei suoi dischi più riusciti e sottovalutati, Earthling. Chissà se lo diventerà anche il calcio, ormai colonizzato da proprietà, fondi e multinazionali a stelle e strisce. L’ingresso prepotente dei capitali yankee avvenuto negli ultimi anni è un fenomeno destinato a incidere in misura notevole sul calcio del futuro. L’ultimo gigante entrato nell’orbita del pallone si chiama CAA, acronimo di Creative Artists Agency, un’agenzia operante nel settore dell’intrattenimento e dello sport con un portfolio di clienti che spazia da Steven Spielberg a Carlo Ancelotti, da Madonna a Eduardo Camavinga, da Beyoncé a Kinglsey Coman. Oltre alle stelle della Nba e a un totale di 1.300 calciatori. Una piovra, come è stata una volta definita dal New York Times, che dopo il mondo dello spettacolo, della televisione, della musica e degli sport Usa ha allungato i propri tentacoli sul calcio europeo.

In passato un altro colosso dell’intrattenimento, la IMG di New York, tentò senza successo di ampliare il proprio business nel calcio, un mondo nel quale vigono regole codificate e molto diverse da quelle dello spettacolo. Il calcio è un business specifico che dipende da rapporti di fiducia, lavoro sul campo e informazioni. La CAA, pur avendo lo stesso obiettivo della IMG, ha operato in modo diverso, acquistando nel giro di quattro anni due tra le più grandi agenzie di calciatori al mondo, British Base Soccer e ICM Stellar. Diventare proprietari di società già da anni operative e ben radicate in un determinato ambiente è un metodo molto più veloce e sicuro rispetto a proporsi quale nuovo interlocutore in un mondo dove già abbonda la concorrenza. É così nato un colosso commerciale senza precedenti che ha riunito due agenzie concorrenti sotto un’unica bandiera, arrivando ad attingere da un bacino di clienti enorme.

Fondata negli anni ’70 su iniziativa di una piccola società che organizzava visite turistiche negli studi cinematografici, la CAA si è rapidamente evoluta in una potenza nel settore dello spettacolo. Contrattava i compensi delle stelle della televisione e del cinema e gestiva i loro contratti di sponsorizzazione, incassando una percentuale. L’ascesa fu talmente prepotente, in un mondo in grande crescita come quello del cinema e della tv americana, che la CAA ampliò progressivamente i servizi offerti, uscendo anche dal ramo dell’entertainment (un esempio: ha organizzato il matrimonio e gestito il divorzio di Tom Cruise), arrivando a un punto in cui i fondatori si lamentavano di non avere più niente da fare perché non c’erano più stelle da mettere sotto contratto. Così puntarono lo sguardo su un’altra industria fiorente, quella degli sport di maggior richiamo negli Stati Uniti, ovvero basket, baseball e football americano. Una scelta rivelatasi vincente nonostante l’iniziale inesperienza nel settore, con le società americane che apprezzarono la capacità dell’agenzia di creare un network di aziende intenzionate a spendere cifre considerevoli nel marketing (ai New York Giants procurarono contratti per oltre 700 milioni di dollari). Stesso discorso per i grandi campioni, da LeBron James in avanti.

Nel 2009, la CAA ha approccia per la prima volta il calcio europeo, stipulando un contratto per lo sfruttamento dei diritti di immagine di David Beckham, all’epoca ai Los Angeles Galaxy. L’inglese apre loro le porte per le big del Vecchio Continente. Barcellona e Chelsea diventano clienti, chiedendo agli americani, inventori del marketing sportivo, di sfruttare con maggiore efficacia sotto il profilo commerciale la loro popolarità. La prima mossa della CAA riguarda l’organizzazione delle turnée amichevoli estive delle big negli Usa. Poi arriva l’aggancio con Ronaldinho, avvenuto tramite un blitz nella villa della sorella che stava festeggiando il suo compleanno. Il brasiliano diventa oggetto di una massiccia operazione di rebranding che lo porta a guadagnare più dalle sponsorizzazioni che dal suo contratto al Milan. La notizia fa il giro del mondo e alla porta dell’agenzia con sede a Beverli Hills bussa Jorge Mendes. Qualche tempo dopo il suo assistito più famoso, Cristiano Ronaldo, diventa il terzo sportivo dopo Micheal Jordan e LeBron James a firmare un contratto a vita con la Nike.

I passaggi successivi sono due: i diritti televisivi e le acquisizioni. Nel primo caso entra in scena la CAA Eleven, filiale svizzera dell’agenzia, che si aggiudica la vendita esclusiva per Stati Uniti, Sud America e Giappone dei pacchetti riguardanti le qualificazioni a Euro 2016, la fase finale del torneo e le qualificazioni europee al Mondiale 2018, con una percentuale dei ricavi che porta nelle casse decine di milioni di euro. Nel secondo caso arriva nel 2019 l’acquisto della British Base Soccer, ribattezzata CAA Base, società leader nel settore dei trasferimenti, tanto da essere ingaggiata regolarmente dal Manchester United come rappresentante del club nel corso delle trattative di mercato. Una delle ultime nelle quali è stata coinvolto ha riguardato l’acquisto di Rasmus Højlund dell’Atalanta. Nel 2021 è invece toccato alla ICM, per un’acquisizione diventata operativa l’anno successivo dopo l’ok dell’Antitrust americano. Durante quel periodo di attesa la ICM è diventata proprietaria della più grande agenzia di management calcistico d’Europa, la Stellar, una delle più acerrime rivali della Base. Il passaggio di Camavinga dal Rennes al Real Madrid Una è stata delle ultime operazioni di spicco – a livello di cifre – condotte dalla Stellar.

Secondo una stima di Transfermarkt, la CAA attualmente gestisce un parco giocatori dal valore di mercato di tre miliardi di euro. “Nessuno può competere con un simile colosso”, ha commentato Mohammed Sinouh, responsabile della filiale olandese di Stellar nonché socio dell’agenzia. “O meglio, potrà farlo un’altra azienda multimediale già forte e strutturata nel settore dell’intrattenimento, con le proprie produzioni, i propri scrittori, i propri film. Hanno già tutto al loro interno per commercializzare l’immagine dei calciatori. Ciò che una volta era iniziato con Beckham diventerà presto una pratica sempre più comune: i top player guadagneranno più dal marketing che dai loro contratti di calciatori. Pensate alle potenzialità offerte da Netflix e Amazon. A Miami, lo stipendio di Messi è pagato da Apple. Immaginate cosa succederà su Apple TV. Il futuro sarà una serie di acquisizioni e fusioni”.

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