Da stamattina circola in rete un video amatoriale nel quale un uomo parla, prima in inglese poi in italiano, sempre con fare molto aggressivo, con dei dialogatori di Amnesty International. Siamo a piazza Dante, Napoli. I dialogatori – come sempre – parlano col pubblico, presentano le campagne dell’associazione e propongono d’iscriversi. Prima che il video inizi, pretende che un volantino coi volti dei bambini israeliani presi in ostaggio da Hamas venga aggiunto alla documentazione dei miei colleghi e mostrato al pubblico. Poi se ne va. Dopo un po’ inizia a registrare e ad accusarli di aver strappato e cestinato il volantino (scena che non si vede). Seguono accuse varie.

Con calma, viene spiegato che Amnesty International non può avere e proporre al pubblico materiale di altri gruppi. Il volantino è stato pertanto rimosso e deposto in un cestino. Sarebbe accaduto lo stesso per qualsiasi altro genere di volantino, compresi quelli sui bambini uccisi dalle bombe israeliane.

I desk dei dialogatori di Amnesty Interrnational vengono spesso presi come delle bacheche in cui chiunque arriva e pretende di affiggere materiale a sostegno della sua causa. Ma l’indipendenza di Amnesty International si tutela così: proponendo solo proprio materiale e non facendosi imporre materiale da altri singoli o gruppi, seppur su cause nobili e necessarie.

Scena preparata e video rapidamente diventato virale, con le solite accuse di antisemitismo. Dunque, un attacco organizzato ma anche intimidatorio, con tanto di zoomata su nome e cognome di una dialogatrice e primi piani sui volti degli altri due.

Ma il tema del giorno è veramente questo? Per ore #Amnesty è stata in tendenza su X per questo volantino. Mai che lo sia finita per aver denunciato i crimini di guerra di Hamas e degli altri gruppi palestinesi contro civili israeliani in territorio israeliano come le brutali uccisioni di massa di persone inermi e la cattura di oltre 200 ostaggi civili, di cui stiamo chiedendo la liberazione incondizionata e immediata dal 7 ottobre.

Mai che ci sia finita per aver denunciato quell’altro crimine di guerra (di cui, è bene sottolinearlo, i mezzi d’informazione si rendono complici ritrasmettendole!) che vede gli ostaggi costretti a fare dichiarazioni in video appellandosi o rivolgendo critiche al proprio governo.

I commenti di buona parte della stampa italiana a questo episodio confermano un’impressione desolante: superficiale, disinformata, di parte, pronta a prendere di mira il nemico del giorno con accuse pretestuose. Ieri Francesca Albanese, un’eccellenza tra il personale Onu che si occupa diritti umani, oggi Amnesty International. E domani?

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