Via il tablet e altri strumenti digitali: si ritorna a carta e penna. Almeno fino ai sei anni. La Svezia ha recentemente varato una serie di modifiche nei metodi educativi scolastici. Quando i bambini svedesi sono tornati a scuola il mese scorso, infatti, sono stati incoraggiati a utilizzare libri stampati e a impegnarsi nella lettura tranquilla e nella pratica della scrittura a mano, riducendo l’uso di tablet e la ricerca online autonoma. Un cambiamento voluto dalla ministra svedese per la scuola, Lotta Edholm, che aveva espresso preoccupazione sull’approccio iperdigitalizzato all’istruzione e sul declino delle competenze di base dei bambini. Edholm ha annunciato che il governo revocava l’obbligo dei dispositivi digitali nelle scuole materne e ha pianificato di porre fine all’apprendimento digitale per i bambini sotto i sei anni.

Un cambiamento influenzato anche dalla preoccupazione dell’Unesco sull’uso appropriato della tecnologia nell’istruzione. L’Unesco ha sottolineato l’importanza di connessioni Internet nelle scuole, ma ha avvertito che la tecnologia non dovrebbe mai sostituire completamente l’istruzione in presenza e guidata dagli insegnanti. In più, un rapporto del Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS) ha mostrato un calo nei livelli di lettura della quarta elementare in Svezia tra il 2016 e il 2021, attribuendo questo declino a vari fattori, inclusi l’uso eccessivo degli schermi durante la scuola.

Non tutti gli esperti però condividono questa scelta; alcuni ritengono che il provvedimento adottato in Svezia sia più motivato da questioni politiche e ideologiche, piuttosto che da evidenze scientifiche. “In realtà, non penso che il provvedimento sia motivato da questioni politiche, la ministra svedese fa riferimento a una ricerca che ogni cinque anni misura l’abilità di lettura degli studenti tra i nove e i dieci anni di età in vari Paesi del mondo”, spiega al FattoQuotidiano.it la professoressa Anna Oliverio Ferraris, scrittrice, psicoterapeuta, già docente di psicologia dello sviluppo, università La Sapienza di Roma. “I risultati di questa indagine”, continua Ferraris, “hanno registrano un calo nella resa scolastica, che è stato attribuito dagli esperti proprio all’eccessivo utilizzo di strumenti digitali. Ricerche precedenti avevano già dimostrato che i bambini, avendo un’attenzione labile, sono soggetti a distrarsi facilmente soprattutto quando sono immersi in un bagno di vari stimoli caratterizzati da tempi veloci. Non c’è spazio sufficiente per la riflessione e per quella lentezza che consente l’assimilazione della conoscenza. Una lentezza che è anche legata alla fisicità dello strumento di apprendimento. Sui bambini la maneggiabilità del libro ha un impatto maggiore dello schermo. Hanno infatti bisogno di toccare con le mani, sfogliare, tornare indietro e anche di segnare col pennarello una frase o di cerchiare una figura. Sappiamo che la personalizzazione del testo secondo i propri tempi favorisce l’apprendimento”.

Professoressa Ferraris, dobbiamo quindi guardare con sospetto gli strumenti digitali anche quando i bambini saranno più grandi?
“Le nuove generazioni faranno ovviamente largo uso dei digital device, dallo smartphone al computer, ma ci sono età in cui è essenziale fare esperienze basate sulla concretezza e sui tempi lenti. Ciò vale anche per la scrittura. All’inizio della scuola è importante esercitare una motricità fine come avviene per la scrittura manuale che ha sia l’effetto di favorire il controllo dei movimenti della mano e del braccio, sia di indurre delle modifiche plastiche della corteccia cerebrale. Con gli anni passeranno poi alla tastiera. Bisogna però considerare che i tempi dell’infanzia sono lenti, simili a quelli della natura”.

Come coniugare un sano sviluppo cognitivo e motorio dei ragazzi con l’onnipresenza di tablet e smartphone?
“Su questo esistono chiare indicazioni da parte di diverse agenzie educative e sanitarie. Per esempio, l’unione dei pediatri francesi ha suggerito ai genitori una serie di regole: non mettere di fronte agli schermi (compreso quello televisivo) i bambini prima di tre anni; non dare un tablet prima dei sei-sette anni; non dare uno smartphone ai bambini prima dei dodici anni; quella di stare al loro fianco quando esplorano la rete; di esercitare un parental control sui device utilizzati dai ragazzini e, infine, la regola di contrastare la sedentarietà facendo svolgere attività motorie, dai giochi all’aperto agli sport, che oltre a favorire una crescita sana, comportano benefici a lunga durata che saranno utili nella tarda età”.

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