di Andrea Vivalda

A quanto si sa, non risulterebbe essere stata autorizzata dal rettore l’irruzione della Polizia nel Campus Luigi Einaudi di Torino avvenuta il 27 ottobre: “Gli studenti sono stati manganellati da agenti in tenuta antisommossa; alcuni disabili hanno dovuto rinchiudersi in un’aula per evitare di essere travolti nel parapiglia; i parapetti delle balconate hanno rischiato di cedere sotto la pressione della massa di studenti posti in situazione di pericolo”, raccontano alcuni studenti presenti.

A seguito della ricostruzione basata sul racconto dei presenti, l’intervento delle forze dell’ordine avrebbe avuto lo scopo di impedire ad alcuni collettivi di studenti dell’area di sinistra di partecipare ad una conferenza organizzata dal Fuan (Fronte universitario d’azione nazionale) che ospitava, fra gli altri relatori, anche l’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone.

Andranno ovviamente chiarite le dinamiche e le motivazioni di tutte le parti coinvolte, ma non si può non guardare con preoccupazione fatti che riportano alla memoria l’alta tensione di alcuni decenni fa, considerato anche che non è la prima volta negli ultimi mesi che le forze dell’ordine reprimono manifestazioni studentesche pacifiche con l’uso della forza, come accaduto solo poche settimane fa per le strade di Torino. Incursioni della Polizia nelle aule universitarie, manganelli, repressione dei manifestanti misurano una graduale e continua esacerbazione del confronto, il che, come ci insegna la storia, non può che finire per alimentare la rabbia al posto delle idee, l’odio al posto del dialogo.

Proprio di questo si è discusso in un’assemblea svoltasi al campus nei giorni successivi agli eventi, alla quale hanno partecipato diversi collettivi studenteschi ed alcuni docenti dell’Ateneo. Nel dibattito sono emerse forti preoccupazioni in tema di libertà di espressione e di ‘militarizzazione’ dell’ambiente universitario, che rischia di intimidire alcune voci a danno del pluralismo delle idee e del pensiero critico, così come di deteriorare l’autonomia universitaria, tutelata dall’art. 33 della Costituzione. Così è intervenuta, fra gli altri, la docente di Diritto costituzionale Prof.ssa Alessandra Algostino: “Tante volte ho visto entrare la polizia nell’Università ed è il momento di chiedere che questo non accada mai più”.

Con analoghe motivazioni, il Coordinamento Antifascista di Torino ha formalmente richiesto che il Rettore manifesti una ferma protesta alla Questura di Torino per i fatti accaduti e che il ministro dell’Interno risponda al più presto alla richiesta di informativa urgente già presentata alla Camera dei Deputati da alcuni gruppi parlamentari.

In attesa di apprendere dunque dal ministro Piantedosi la motivazione alla base dell’irruzione della Polizia, qualunque essa sarà, rimane un senso di forte preoccupazione per il progressivo incrementarsi della tensione, sia in ambito universitario che nel più ampio ambito sociale, segno tangibile di una democrazia in sofferenza.

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