I programmi televisivi “Forum” e “C’è Posta per te” hanno ricevuto un richiamo dal Consiglio Agcom – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – per aver permesso che in alcune trasmissioni fosse veicolato “un modello di relazione di coppia connotato da violenza e un’immagine stereotipata della figura femminile”. Elisa Giomi, commissaria Agcom, si è detta soddisfatta per aver contribuito a portare un cambiamento di sensibilità, ma ha ritenuto la misura troppo blanda perché “non tutela a sufficienza le donne vittime di violenza maschile e non fa neppure l’interesse delle emittenti che hanno evidentemente bisogno di messaggi nettissimi”.

L’oggetto del richiamo è stata la puntata andata in onda il 7 gennaio 2023 di “C’è Posta per Te” e quella trasmessa il 3 febbraio 2023 di “Forum”. Durante il programma di Maria De Filippi, era stata portata la storia di un matrimonio connotato da maltrattamenti senza che i comportamenti violenti del marito verso la moglie venissero stigmatizzati. Anzi. A Forum invece, si raccontava la storia di un padre che metteva in atto comportamenti estremamente aggressivi e denigranti contro la ex moglie, irrisa mentre raccontava di aver subito uno stupro, e chiedeva l’affidamento esclusivo del figlio.

Nei giorni successivi a quella puntata, D.i.Re segnalò Forum all’Agcom. Il programma da molto tempo rappresenta le donne, in particolare madri che si stanno separando, con una astiosa misoginia e con messaggi che non solo disinformano ma mettono in scena donne pazze ed emotivamente instabili che inventano aggressioni per vendetta. Tutto secondo il copione di una sottocultura che, se veicolata dagli schermi televisivi, si rafforza e acquista credibilità. Oltretutto si presentano dati e ricerche, mai certificate da fonti attendibili, sul fenomeno delle “false denunce”.

I tempi in cui Tina Lagostena Bassi presiedeva il tribunale televisivo, informando le spettatrici che per le donne ci sono anche diritti, sono stati archiviati da tempo.

La trasmissione ha diversi precedenti che hanno suscitato indignazione. Il 23 gennaio 2019, era stato banalizzato uno stupro e colpevolizzata la vittima che non accettava con gioia che il suo stupratore facesse da padre al figlio nato in seguito alla violenza sessuale. Il 16 settembre 2021, sempre durante una puntata di Forum, Barbara Palombelli aveva dichiarato: “E’ lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati, oppure c’è stato un comportamento esasperante, esagerato anche dall’altra parte? E’ una domanda che dobbiamo farci…”.

Non ci si stanca mai di citare la Convenzione di Istanbul che, all’articolo 17, responsabilizza i mass media sulla corretta narrazione del femminicidio come fa anche la raccomandazione 25/2017 della Cedaw. Il rapporto 2020 del Grevio nell’articolo 119 a pagina 44 cita il ruolo dell’AGCOM: “I servizi audiovisivi e di radiocomunicazioni pubblici e privati sono vincolati dai principi del rispetto della dignità umana e della non discriminazione, compresa quella fondata sul sesso, sanciti dal Decreto Legislativo n. 177/2005. Il rispetto di tali principi è supervisionato da un’autorità amministrativa indipendente, l’Autorità Nazionale delle Comunicazioni”.

La commissaria Agcom, Elisa Giomi, pensa che si sarebbe potuto fare di più e al posto di un richiamo sarebbe stato possibile fare una diffida. In una breve intervista rilasciata a Prima online ha spiegato: “Gli strumenti c’erano. Avremmo potuto ricorrere al regolamento sull’hate speech anche per una questione di coerenza” e si è riferita ad un precedente: “Alcuni mesi fa, Agcom aveva invitato la trasmissione Report, nonostante l’archiviazione di diverse segnalazioni e senza che fosse riscontrata alcuna infrazione, a rispettare principi che non aveva mai trasgredito, col rischio di andare ben oltre al ruolo che le è stato assegnato, mentre programmi che commettono violazioni accertate se la cavano con una semplice tirata d’orecchie”. Forse all’Agcom hanno la stessa bilancia di Forum.

@nadiesdaa

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