I 20 anni li aveva compiuti lo scorso 15 giugno. Davanti a sé una promettente carriera da ciclista. Invece Mark Groeneveld è morto improvvisamente lunedì 23 ottobre: un infarto mentre si trovava in pubblico a Hong Kong, inutile l’intervento dell’ambulanza. “È con il cuore colmo di tristezza che informiamo della scomparsa di Mark Groeneveld, avvenuta mentre era impegnato in ua trasferta a Hong Kong. Lunedì 23 ottobre XSU e il mondo hanno perso un’altra grande anima”, ha scritto sui social la sua squadra, la XSpeed United che milita nella categoria Continental.

Groeneveld, corridore olandese, aveva disputato il giorno prima il Criterium Hong Kong Cyclothon: si era ritirato per un problema meccanico. Nella notte tra domenica e lunedì l’arresto cardiaco: “Le circostanze della morte di Mark sono attualmente oggetto di indagine: abbiamo ricevuto informazioni preliminari che suggeriscono che potrebbe essere stata dovuta a un attacco di cuore“, spiega sempre il suo team. Che poi aggiunge: “Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità competenti per raccogliere tutte le informazioni e fornire il supporto necessario alla famiglia di Mark in questo momento doloroso”.

La morte di un giovane ciclista per problemi cardiaci non è purtroppo una novità. Non esistono studi e statistiche, ma i casi noti sono in aumento. In Italia si è parlato molto di Sonny Colbrelli: il vincitore della Roubaix 2021 fu colpito da un attacco durante la Vuelta a Catalunya 2021: si è salvato, gli è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo e si è ritirato dall’attività agonistica. Non salirà mai più in sella a una bici per una gara anche Nathan Van Hooydonck, gregario della Jumbo-Visma, lo squadrone del due volte vincitore del Tour Jonas Vingegaard. Ha avuto un infarto lo scorso 12 settembre mentre stava accompagnando la moglie in ospedale: ora è fuori pericolo, ma gli è stato impiantato sottocute un defibrillatore cardiaco (ICD) per correggere eventuali future aritmie.

Stessa sorte toccata a tanti ciclisti professionisti solo nell’ultimo anno: Jan Polanc, due tappe al Giro, si è ritirato a maggio 2023 per problemi cardiaci. Un mese prima è toccato ad Heinrich Haussler, ex compagno di Colbrelli alla Bahrain-Merida. Anche il belga Sep Vanmarcke a luglio è stato costretto al ritiro da problemi di aritmia accusati durante il campionato nazionale. Tutti ciclisti sopra i 30 anni, mentre Nicklas Eg ne ha appena 28: il 20 ottobre il ciclista della Uno-X, che non gli aveva rinnovato il contratto, ha visto la sua frequenza cardiaca aumentare improvvisamente e senza motivo mentre pedalava. E ha deciso di smettere con le due ruote. A 25 anni si è dovuto ritirare anche Jarno Mobach, olandese vincitore della Roubaix juniores ormai 7 anni fa. La sua carriera non è mai decollata, ma si è dovuta concludere anzitempo per una aritmia cardiaca.

Altri ciclisti sono stati tuttavia meno fortunati. Negli ultimi 15 anni diversi episodi tragici hanno colpito in particolare giovani ciclisti del Belgio. Il caso di Frederiek Nolf risale al 2009: morì nel sonno a Doha, stava per compiere 22 anni. Un altro belga, Daan Myngheer, è morto nel 2016 a 22 anni dopo un infarto accusato nel corso della prima tappa del Critérium International. Un arresto cardiaco che lo ha colpito nel tratto di pavé fra Viesly e Briastre ha ucciso nel 2018 Michael Goolaerts, 23 anni. Lo stesso anno è morto anche il coetaneo Jimmy Duquennoy: un infarto mentre si trovava in casa a WezVelvain. Il caso simile più recente arriva invece dalla Colombia: ad aprile è morto in corsa per un malore improvviso il talento 17enne Juan José Ortega.

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