Cinque punti, 1 vittoria in 7 partite, 22 lunghezze di distacco dalla capolista PSV Eindhoven dopo appena due mesi di campionato, il penultimo posto in classifica. È l’andamento dell’Ajax dopo l’ultima sconfitta (la quarta consecutiva) rimediata domenica scorsa nel match salvezza in casa dell’Utrecht. Uno stop che è risultato fatale all’allenatore Maurice Steijn. Per ritrovare una partenza peggiore bisogna portare le lancette indietro fino al 1964/65, quando l’Ajax del rivoluzionario Rinus Michels sfiorò la retrocessione dopo un avvio tragico di campionato con 5 punti nelle prime 5 partite. Una crisi che ha ripercussioni anche nella nazionale olandese. Nel match di qualificazione europea contro la Francia (giocato lo scorso 13 ottobre), gli Oranje sono scesi in campo senza giocatori dell’Ajax nell’undici titolare. Un evento che non si vedeva dal 1981 e che rappresenta un segno inequivocabile di uno stato di smarrimento generale che lascia interrogativi profondi sul futuro della società più famosa e titolata d’Olanda. Si, perché la crisi dell’Ajax non è solo sportiva, ma soprattutto di sistema. Una frattura così profonda da non risparmiare nemmeno il settore giovanile, da sempre il vero e unico segreto dello club olandese. Lo Jong Ajax è attualmente al penultimo posto in Serie B, con molti dei talenti che potevano rappresentare l’ossatura dell’attuale rosa della prima squadra che hanno lasciato Amsterdam per cercare fortuna altrove. Quest’anno solo Jorrel Hato (cresciuto però nelle giovanili dello Sparta Rotterdam) e Silvano Vos sembrano avere qualche chance di conquistare un posto in prima squadra.

Come tutte le crisi anche qui c’è un punto di rottura. Un vaso di Pandora che viene scoperchiato lo scorso 24 settembre 2023, il “giorno nero dell’Ajax”, come è stato ribattezzato dai media locali. Il maxischermo sopra i 55mila della Johan Cruijff Arena recita implacabile: Ajax-Feyenoord 0-3. Il “De Klessieke” non è una partita come tutte le altre, ma è un’autentica lotta identitaria tra Rotterdam e la capitale. La furia F-Side (la curva dell’Ajax) si manifesta con fumogeni, esplosioni di petardi, scintille dei bengala e bicchieri lanciati sul rettangolo di gioco. L’arbitro è costretto a sospendere la partita, il campo è praticamente invisibile. Una volta usciti dallo stadio gli hooligans provano a rientrare lanciando pietre e calci, per poi arrivare allo scontro con la polizia. L’indignazione è tale che Marco van Basten arriva a invocare lo “stop del calcio in Olanda”. Una dichiarazione caduta poi nel nulla, ma che fotografa bene quanto sia pesante il clima attorno ai Lancieri (oltre al problema generale del tifo nei Paesi Bassi). Il match viene riprogrammato alcuni giorni dopo e, per fortuna, il Feyenoord non calca troppo la mano, portando a casa la vittoria per “solo” 4 a 0. Per risalire a un precedente così traumatico bisogna tornare indietro di 67 anni, quando l’11 novembre 1956 a Rotterdam finì 7-3 per il Feyenoord.

La risposta a questa sconfitta storica è stata l’esonero del principale responsabile, secondo società e tifosi, della situazione attuale dell’Ajax, il direttore sportivo tedesco Sven Mislintat, ex responsabile dello scouting di Borussia Dortmund e Arsenal ed ex dirigente dello Stoccarda. Ingaggiato nell’aprile scorso per rimettere ordine a una squadra esclusa dalla Champions League dopo 14 partecipazioni consecutive, Mislintat ha ereditato un quadro già complesso, condizionato da 13 mesi senza un vero e proprio direttore sportivo, dopo l’addio di Marc Overmars a causa delle accuse di molestie a delle colleghe. Il tedesco decide di rompere bruscamente con il passato, e opta per una rivoluzione. Via i talenti Kudus, Timber, Bassey, Álvarez, e giocatori d’esperienza come Klassen e Tadic, che hanno lasciato lo spogliatoio senza una leadership. Soprattutto quello del serbo è stato un addio pesante e significativo. Capitano negli ultimi quattro anni, Tadic in cinque stagioni ha segnato 105 gol e servito 112 assist, prima di risolvere il contratto per le divergenti vedute sul ridimensionamento generale della squadra. Al loro posto sono arrivati giocatori come Josip Sutalo, Georges Mikautadze, Carlos Forbs e Benjamin Tahirovic. Decisioni che hanno fatto storcere il naso a molti, così come la scelta dell’allenatore. Silurato Heitinga, la panchina è stata affidata a Maurice Steijn, alla sua prima esperienza in un grande club dopo aver portato lo Sparta Rotterdam a giocarsi gli spareggi per entrare in Conference League. Prima cinque stagioni alla guida del VVV-Venlo, pochi mesi negli Emirati Arabi, alla guida dell’Al-Wahda, e un quinto posto in Eerste Divisie – la seconda serie olandese – con il NAC Breda. Insomma, un curriculum non certo di peso.

Il motivo dell’esonero di Mislintat non va però ricercare soltanto sui risultati negativi, ma anche per l’indagine interna condotta per l’acquisto di Borna Sosa, terzino sinistro croato arrivato dallo Stoccarda (ex club di Mislintat) per 8 milioni di euro. L’operazione sarebbe avvenuta infatti attraverso l’intermediazione di un’agenzia tedesca, la AKA Global, che risulta essere azionista di minoranza di Matchmetrics, società di data analysis di cui Mislintat è socio (possiede il 35 per cento delle azioni). Insomma, l’Ajax oggi è un club in crisi d’identità e bisognoso di una guida per ritrovare quella dimensione che l’ha portata ad essere una delle società più gloriose del panorama europeo e uno dei vivai migliori del mondo. Un posto che non sia quello attuale, in zona retrocessione tra Volendam e Waalwijk. E il recente ritorno di Louis Van Gaal in qualità di consigliere esterno è già un primo segnale importante.

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