Ha filmato una 15enne mentre era nuda sotto la doccia, negli spogliatoi della palestra San Filippo a Brescia: è questa l’accusa mossa nei confronti di Andrea Cassarà, 39 anni, ex schermidore azzurro oggi allenatore. L’ex azzurro – venti ori tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei – è ora indagato dalla procura di Brescia con l’accusa di produzione di materiale pedopornografico.

Secondo il racconto della giovane, i fatti sono avvenuti venerdì 20 ottobre, dopo la fine di un incontro al centro sportivo San Filippo. La 15enne ha fatto mettere a verbale di aver visto una mano che teneva un cellulare, come se la stesse riprendendo, mentre era nuda sotto la doccia. A quel punto ha urlato e, una volta vestita, è andata a parlare con la direzione del centro sportivo che le ha consigliato di sporgere denuncia. E tuttavia, la giovane non aveva visto chi la stava filmando: a Cassarà, che era al centro sportivo per una manifestazione, gli inquirenti sono arrivati visionando i filmati delle telecamere di sicurezza esterne alla palestra.

Di qui la decisione del pm Ettore Tisato di disporre con un provvedimento urgente il sequestro del cellulare dell’ex schermidore. Cassarà è stato quindi raggiunto nella sua abitazione, in provincia di Bergamo: quando il 22 ottobre i carabinieri hanno suonato alla porta il 39enne non ha reagito. “È sotto choc”, ha dichiarato il suo avvocato, Enrico Cortesi, che al momento ha scelto la via della prudenza, sostenendo che è “ancora troppo presto per parlare”. Il legale nominerà ora un consulente per analizzare il cellulare, mentre la Federazione Italiana Scherma (Fis) ha ricevuto ufficialmente, nella mattinata del 24 ottobre, informazione di una denuncia a carico del tesserato Cassarà. Come ha comunicato in una nota, la Fis si è dunque attivata immediatamente “per trasmettere la comunicazione alla Procura Federale, al fine di avviare tempestivamente i procedimenti conseguenti”.

Per Cassarà non si tratta dei primi guai con la giustizia. Già nel 2007, infatti, l’ex campione del mondo e due volte oro olimpico a squadre venne accusato di atti osceni in luogo pubblico: secondo l’accusa, aveva mostrato le parti intime a una ciclista, in strada a Cremona. Condannato a tre mesi in primo grado e a due in secondo, la Cassazione finì poi per annullare la decisione, rimandando gli atti a un nuovo giudizio. Nel processo d’appello fu prosciolto per sopraggiunta prescrizione, ma fu obbligato a pagare le spese legali nei confronti della parte civile. Cassarà si era comunque sempre proclamato innocente.

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