Le speranze per la cura del melanoma potrebbero puntare su un batterio, il bifidus actiregularis. Ce lo dice un ultimo studio svolto su cavie animali nei laboratori del Ceinge, Centro di biotecnologie avanzate di Napoli, dal gruppo di ricerca guidato da Lucio Pastore, professore ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica presso il Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ed esperto di terapia genica e cellulare per malattie genetiche ereditarie ed acquisite. Lo studio porta la firma di una giovane ricercatrice, Lorella Tripodi.

“Come spesso capita, il nostro studio è partito da osservazioni di altri gruppi di ricerca che avevano dimostrato che i microbi presenti nell’intestino (il ‘microbiota’) influenzano l’efficacia di alcune terapie”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Pastore. “A questo punto abbiamo deciso di verificare se il microbiota avesse un ruolo anche per l’efficacia delle terapie antitumorali con virus oncolitici, l’ultima frontiera delle immunoterapie. Con i nostri esperimenti abbiamo dimostrato che un particolare batterio, il bifidus, ha un ruolo fondamentale nel potenziare gli effetti dei virus oncolitici, anche grazie alla somiglianza di pezzi di alcune sue proteine a quelli presenti nel melanoma”.

Che cosa sono i virus oncolitici?
“I virus oncolitici funzionano come un cavallo di Troia nell’organismo: si replicano per lo più nelle cellule tumorali, salvaguardando il tessuto sano circostante e la loro replicazione causa il rilascio di proteine tumorali che possono essere riconosciute dal sistema immunitario scatenando una risposta del paziente contro il tumore”.

Dalla ricerca emerge anche come alcune terapie antibiotiche possono ridurre l’attività immunitaria del microbiota intestinale.
“Il microbiota intestinale non è una presenza statica, ma varia a seconda di dieta, abitudini e stili di vita e trattamenti farmacologici. Le terapie antibiotiche possono causare una riduzione o la perdita di specie batteriche che svolgono attività importanti per la salute umana; è infatti noto che l’eccesso di terapie antibiotiche nell’infanzia è associato all’obesità. Nel nostro studio abbiamo osservato che una forte terapia antibiotica impedisce ai virus oncolitici di funzionare in maniera ottimale”.

L’azione combinata del Bifidobacterium e del virus oncolitico migliora la risposta contro i melanomi. Possiamo allargare il discorso confermando che un buon ambiente batterico intestinale è la base per la prevenzione tumorale?
“In generale, un buon ambiente batterico intestinale è alla base di un buono stato di salute. Tuttavia, non siamo ancora in grado di definire un microbiota intestinale ‘ideale’, in quanto la presenza di alcuni batteri può essere importante per prevenire i tumori, ma magari essere nociva per lo sviluppo di altre patologie. È importante conoscere sempre meglio il ruolo dei batteri intestinali e comprendere che non sono semplici passeggeri, ma influenzano il nostro stato di salute e tanti aspetti della nostra vita”.

Quali prospettive di cura ci aspettano da questo studio?
“Questo studio ci indica che la componente batterica intestinale è fondamentale per ottenere la massima efficacia dalle terapie con virus oncolitici. Pertanto, è utile analizzare il microbiota intestinale prima dell’inizio della terapia e, in caso di ‘disbiosi’ (carenza di batteri utili), cercare di modificarlo attraverso probiotici e diete adeguate. In futuro, quando identificheremo tutti i componenti dei batteri utili per il successo della terapia, sarà possibile utilizzare solo questi ultimi, sotto forma di post-biotici”.

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