La rivoluzione nel mondo dell’editoria del Nordest si è compiuta, almeno da un punto di vista degli assetti societari. Quanto influirà sull’informazione è ancora presto per dirlo. Bisogna attendere che i nuovi proprietari comincino a dar corso, a partire dal prossimo 1° novembre, al piano industriale che presenteranno il 26 ottobre ai comitati di redazione delle sei testate che lasciano il gruppo Gedi per entrare a far parte della nuova società Nord-Est Multimedia spa (Nem). In realtà, con la sottoscrizione dell’accordo definitivo, sono due le operazioni che si compiono. Da una parte la creazione di un polo editoriale regionale concorrente diretto del gruppo Caltagirone, editore de Il Gazzettino di Venezia, Il Messaggero di Roma e Il Mattino di Napoli. Dall’altra il completamento della dismissione dei quotidiani locali che facevano parte dello storico gruppo EspressoCaracciolo, che ha contribuito a fare la storia dell’informazione in Italia prima della vendita alla famiglia Elkann, proprietaria di Gedi.

I numeri dell’operazione – La cessione riguarda quattro quotidiani veneti e due friulani: Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste, oltre alla testata online Nordest Economia. Interessati, quindi, sia il capoluogo veneto che quello friulano, oltre alla ricca e strategica provincia padovana. L’affare era già stato concluso a marzo, ma ha dovuto attendere qualche mese per essere perfezionato, anche per consentire a Enrico Marchi. presidente della banca d’affari Finint di Conegliano Veneto e regista dell’intera operazione, di completare la ricerca di azionisti, imprenditori e istituti di credito disposti a lanciarsi nell’avventura. A passare di mano, per un prezzo di 38 milioni di euro, è un piccolo impero di carta da circa settantamila copie diffuse ogni giorno: si tratta di quotidiani provinciali radicati nel territorio, e con una sezione di notizie nazionali già realizzate in buona parte in sinergia. Nello specifico, Il Piccolo diffonde circa 14mila copie, Il Messaggero Veneto 28mila, Il Mattino di Padova 12mila, La Tribuna settemila, La Nuova cinquemila e Il Corriere delle Alpi quattromila copie. I redattori occupati nel complesso sono poco meno di settanta. Il nuovo gruppo, come anticipato dal fattoquotidiano.it modificherà l’attuale organizzazione e avrà la sede centrale a Venezia, in un palazzo che si trova accanto alla Stazione ferroviaria di Santa Lucia.

I nuovi padroni – Banca Finint è il cuore e la cassaforte della nuova impresa. Si tratta di una banca d’affari che ha 62 uffici territoriali, occupa 550 persone, si avvale di 193 consulenti finanziari e gestisce dieci miliardi di euro di attivi. L’istituto controlla gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona: gli interessi non saranno solo editoriali, ma legati anche alla compagine sociale, soprattutto alla “filosofia” di Marchi, che vorrebbe dare maggiore visibilità e peso politico a un’area trainante dell’economia italiana. I nuovi editori, quindi, guardano non tanto al potere leghista (che governa le due regioni con Luca Zaia e Massimiliano Fedriga), quando al sistema economico e finanziario più ampio, con solidi riferimenti in Confindustria. Per capirlo basta leggere l’elenco dei sottoscrittori di Nem, partecipata non solo da Finint, ma da “numerose delle principali famiglie imprenditoriali di Veneto e Friuli-Venezia Giulia”, come cita un comunicato del gruppo. Con una precisazione: “Il disegno d’impresa, a partire dall’acquisizione delle sei testate Gedi a Nord-Est, consiste nella costruzione di un gruppo multimediale attivo anche nel campo televisivo, radiofonico, digitale, degli eventi”. Oltre le righe, il riferimento è alle emittenti TeleChiara e TvA Vicenza, che sono nel portafoglio dell’Associazione industriali di Vicenza.

I nomi – Hanno aderito alla sottoscrizione di quote le seguenti società private o famiglie imprenditoriali: Alessandro Banzato (Acciaierie Venete), Giampietro Benedetti (Danieli Group), famiglia Carraro (Carraro Group), famiglia Curti (Bluenergy), Angelo Mandato (Bioman), famiglia Nalini (Carel Group), Carlo Pizzocaro (Fidia farmaceutici), famiglia Canella (supermercati Alì), Federico De Stefani (Sit), famiglia Zanatta (Tecnica Group), famiglia Cattaruzza (Ocean Group) e famiglia Samer (Samer Group). In alcuni casi ci troviamo di fronte ad autentici colossi imprenditoriali, con interessi in tutto il mondo. C’è poi la parte confindustriale associativa e bancaria. La prima è garantita dall’entrata di VideoMedia (Confindustria Vicenza), Confindustria e Ance (l’Associazione dei costruttori edili) di Udine. Ci sono poi due fondazioni bancarie: Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste e CariVerona, che ha recentemente messo la testa nel mondo editoriale anche in Athesis, società editrice de “l’Arena di Verona”, “il Giornale di Vicenza”, “Brescia Oggi” e “la Gazzetta di Mantova”. Si profila, quindi, un sistema ancora fluido, che potrebbe avere approdi più ambiziosi, come Vicenza e Verona, così da saldare tutte le realtà produttive più ricche del Nordest.

Gedi completa la dismissione dei locali – La cessione dei quotidiani nordestini porta a compimento anche un altro processo, quello del progressivo abbandono delle testate locali da parte del gruppo Gedi, controllato dalla holding Exor della famiglia Elkann. Nel 2020 Gedi ha acquisito da Carlo De Benedetti le testate dell’ex gruppo Espresso, compreso il network di giornali nazionali e quotidiani locali creato nel 1983 e affidato alla controllata Finegil. Negli scorsi anni sono già state vendute storiche testate come Il Centro di Pescara, Il Tirreno, La Gazzetta di Modena, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Ferrara, La Nuova Sardegna e La Gazzetta di Mantova. Cedendo a Nem i sei quotidiani veneti e friuliano-giuliani, Gedi recide in modo definitivo le radici profonde del gruppo editoriale: pensare che il primo numero del Mattino di Padova uscì il 28 marzo 1978, per iniziativa di Giorgio Mondadori, in una città sconvolta dal terrorismo di Autonomia Operaia, mentre sia Il Piccolo di Trieste che Il Messaggero di Udine furono venduti dal gruppo Melzi al gruppo Caracciolo (poi diventato Gruppo Espresso) nel lontano 1998.

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