Le lettere di convocazione sono pronte e saranno spedite nelle prossime ore ai comitati di redazione di sei quotidiani (Mattino di Padova, Nuova Venezia, Corriere delle Alpi, Tribuna di Treviso, Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste) e di due emittenti televisive locali (TvA di Verona e Telechiara di Vicenza). Non è solo una formalità prevista dalla legge sull’editoria in caso di cessione di proprietà editoriali o trasferimenti di quote azionarie superiori al 10%: è anche un obbligo recepito dall’articolo 30 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico, che impone un incontro tra editori e rappresentanti sindacali. Il faccia a faccia si terrà entro 25 giorni dalla data di invio delle lettere e servirà a svelare le carte di un’operazione che rivoluzionerà il panorama editoriale del Nordest. Infatti, per quanto l’influenza di giornali e tv sull’opinione pubblica sia ridimensionata rispetto al passato, gli equilibri nel mondo dell’informazione locale in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia stanno per essere sconvolti.

I nuovi padroni – Arrivano nuovi padroni, editori non puri, in quanto ognuno ha alle spalle solide attività imprenditoriali. Ciò implicherà non solo un riassestamento delle redazioni e delle aziende, ma anche del sistema politico, che al momento ruota attorno ai due governatori leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. Exor, la holding della famiglia Agnelli, chiuderà il prossimo 16 ottobre l’operazione di vendita dei sei quotidiani del gruppo Gedi a Nem (Nord est multimedia), società per azioni costituita per iniziativa di Finint, la finanziaria che fa capo al banchiere Enrico Marchi e controlla anche gli aeroporti veneti. Dell’operazione sono già noti i profili generali, non ancora i dettagli, che ilfattoquotidiano.it è in grado di anticipare. Come si comporrà la nuova galassia informativa? Chi assumerà il comando? Dove sarà collocata la sede centrale del gruppo? Quali i nuovi partner bancari dell’avventura? Quali dei vecchi direttori resteranno? In una parola: qual è il piano industriale in un territorio considerato strategico da un altro editore italiano, Francesco Gaetano Caltagirone, proprietario del Gazzettino, storico giornale veneziano che da sempre si fregia del sottotitolo “Il quotidiano del Nordest”?

Chi comanda? A tirare le fila è Marchi, grazie anche allo strapotere economico della banca d’investimento Finint di cui è presidente. È lui che ha cercato soci per acquistare i giornali, con lo scopo dichiarato di dar voce al territorio del Triveneto. Inconfessata, invece, è la voglia di incidere sulle future partite nazionali di Confindustria. Il sistema si sforza di apparire, anche nella divisione delle quote, policentrico: al momento i soci sono 15 tra cui spiccano, oltre a Marchi con Finint, anche la friulana Findan (gruppo siderurgico Danieli di Buttrio) presieduta da Giampietro Benedetti (presidente degli industriali di Udine) e Fin.Steel (Acciaierie Venete) del padovano Alessandro Banzato. Ciascuno di loro ha investito circa tre milioni di euro su un’operazione dal valore che si aggira intorno ai quaranta: nessuno quindi possiede una prevalenza di quote tale da potersi definire azionista di riferimento. Però è indubbio che il motore dell’operazione sia Marchi, portatore di interessi legati agli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona, con lo sguardo allargato ai porti di Venezia e Trieste. Lo scorso anno il finanziere ha assunto come consulente (oltre a Federico D’Incà, ex ministro del M5s) Paolo Possamai, ex direttore di alcuni quotidiani Gedi, che è già il direttore editoriale del nuovo gruppo Nem. È la coppia Marchi-Possamai che sta mettendo a punto la geografia del potere mediatico, che comprende anche l’emittenza televisiva d’area e i siti dei sei quotidiani.

Entrano le finanziarie Dal mondo delle imprese arrivano Alì della famiglia Canella, Finam (rifiuti) di Angelo Mandato, Sit Tecnologies della famiglia de’ Stefani, Finaid della famiglia Carraro, Ocean di Michela Cattaruzza, Samer Group Holding di Enrico Same, Athena della famiglia Nalini e Prime Holding della famiglia Zanatta. Della cordata fa parte anche il gruppo Videomedia, editore di TvA Verona e Telechiara Vicenza, controllato da Confindustria Vicenza (presidente Laura Dalla Vecchia). Gli industriali vicentini, assieme a quelli veronesi, controllano anche Athesis, editrice di Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi, che a sua volta ha ormai acquistato un’altra testata ex Gedi, La Gazzetta di Mantova. Il progetto di Marchi sarebbe più ampio e punterebbe a coinvolgere direttamente in Nem anche Athesis. A quel punto quasi tutti i giornali locali (Gazzettino di Caltagirone escluso) verrebbero saldati in un unico sistema nordestino. La novità però è costituita dall’ingresso di alcune fondazioni bancarie, come Cariverona (presidente Alessandro Mazzucco) pronta a vendere a Marchi la quota (3%) dell’Aeroporto Catullo per acquistare una partecipazione di minoranza in Nem. Inoltre, è pronta a inserirsi anche una Fondazione friulana (che però non ha ancora deliberato), in modo da equilibrare il peso delle due regioni.

La testa a Venezia – Il nuovo gruppo avrà come amministratore delegato Giuseppe Cerbone, ex Ansa e Sole 24 Ore, molto introdotto nel mondo confindustriale. Un dato significativo è che la sede centrale sarà a Venezia, in centro storico, in un edificio che sta accanto al palazzo che ospita gli uffici della Regione Veneto, nell’area della stazione ferroviaria Santa Lucia. Una bella sfida lanciata al Gazzettino, che ha chiuso da più di un anno la redazione in Bacino Orseolo, vicino a piazza San Marco, per spostare la redazione a Mestre. Ci vorranno però due anni (necessari per la ristrutturazione della sede) prima che Nem sbarchi in laguna, oltre che con l’amministrazione, anche con la direzione e la redazione che si occuperà della parte generale dei sei giornali (tutti in formato tabloid). Nella fase di transizione la sede centrale rimarrà nell’attuale edificio del Mattino di Padova. A regime il gruppo avrà quindi sedi a Padova, Venezia, Treviso, Belluno, Udine e Trieste.

La sfida al Gazzettino In qualche modo Ned guarda al modello del Gazzettino, con un editore (Caltagirone) dagli interessi radicati anche a Nordest, ma che conserva una logica romanocentrica da grande gruppo imprenditoriale. Portare la testa a Venezia è per Ned una sfida diretta, visto che Caltagirone aveva fatto un’offerta per comperare i sei quotidiani da Exor (o perlomeno i due friulani), ma è stato battuto dal gruppo Marchi che si è aggiudicato l’intero pacchetto. Così il nuovo gruppo entra in tutte le piazze (a eccezione di Rovigo) dove il Gazzettino è ancora presente. Sarà quindi concorrenza vera. Solo che vent’anni fa la concorrenza al Gazzettino la facevano “da sinistra”, per usare una terminologia politica, i giornali allora di proprietà del gruppo Caracciolo. Come si posizioneranno quegli stessi quotidiani ora che entrano nell’orbita di imprenditori veneto-friulani dai solidi e non nascosti interessi economici? Basti pensare che Marchi ha grandi progetti per aeroporti e porti del Nordest, mentre il gruppo Danieli è impegnato nel progetto (per ora bloccato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia) di una acciaieria da due miliardi di euro a San Giorgio di Nogaro. L’espansione su tutto il Nordest era stata tentata dal Gazzettino all’epoca dell’imprenditore calzaturiero Luigino Rossi, con la direzione di Giorgio Lago che inventò la dimensione socio-politico-economica del Nord Est (prima era il Triveneto). Poi, con l’arrivo di Caltagirone, quindici anni fa, il giornale ha conosciuto una fase di contrazione in termini di investimenti e copie vendute, chiudendo anche alcune redazioni.

Il valzer di poltrone – L’arrivo di Ned farà ballare molte poltrone. I sei giornali avranno un unico direttore, Luca Ubaldeschi, già vicedirettore della Stampa e attualmente direttore del Secolo XIX di Genova. Il compito è impegnativo, perché se le redazioni al momento non si toccano, tutta la macchina (amministrativa, giornalistica, tipografica) dovrà essere reinventata. Lo sfoglio generale comune ai sei quotidiani sarà fatto in una prima fase utilizzando pagine preparate dall’Ansa (e non più quelle della Stampa). Lo stampatore sarà il Centro Servizi Editoriali di Grisignano di Zocco, che fa capo alla famiglia Comin (il figlio Gianluca fu redattore al Gazzettino, poi alle relazioni esterne di Eni, oggi è in proprio con una famosa agenzia di comunicazione, la Comin&partners). Ci sarà un vice di Ubaldeschi per tutti i sei giornali e altri due vicedirettori sul territorio, uno a Venezia e uno in Friuli. Poi quattro vicedirettori “verticali”, che si occuperanno di altrettanti settori specifici (attualità, cronache, economia, sport). In questo modo il progetto prevede di valorizzare una lettura unitaria del Nordest, senza però perdere la logica dei campanili. Che fine faranno gli attuali direttori? Roberta Giani (da due anni al Piccolo di Trieste) quasi certamente se ne andrà. Rimarrà, invece, Paolo Mosanghini, direttore del Messaggero di Udine. Punto interrogativo su Fabrizio Brancoli, direttore dei quattro giornali veneti, mentre è destinato a restare (probabilmente sul web) il condirettore Paolo Cagnan.

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