Ci riprovano. Dopo la disfatta per le temperature troppo elevate dell’anno scorso, quest’anno gli organizzatori stanno facendo di tutto, neve o non neve da cielo, per inaugurare con il botto la nuova stagione di Coppa del Mondo di sci, il prossimo 11 novembre. È l’evento ipermediatizzato “Matterhorn Cervino Speed Opening”, sulla nuova pista più alta del mondo: dai 3800 metri di della Gobba di Rollin fino ai 2865 metri dei Laghi di Cime Bianche. E anche la prima gara di sci al mondo ad avere un profilo trasnfrontaliero.

Ruspe da cantiere stanno scavando nel Ghiacciaio del Teodulo (già da giorni, dunque a più di un mese dall’evento) per modellare il percorso, creando salti, curve, sezioni tecniche, cambi di pendenza, rettilinei. È una vera e propria aggressione a un ghiacciaio già in grande sofferenza, che viene triturato come una granita e poi levigato per far scorrere le solette degli sci a una velocità stimata di 135 km/h. Mai il circo della Coppa del Mondo si era spinto a tanto: una volontà di potenza che lascia allibiti.

La pista dei record si chiamerà “Gran Becca” ed è stata pensata anche per promuovere la nuova funivia extra lusso Matterhorn Glacier Ride II (inaugurata lo scorso luglio), che mette in collegamento Zermatt a Cervinia: Breve inciso: costo della traversata 240 Euro, ma ne vale la pena, dicono le agenzie turistiche. Ci si può accomodare in una delle dieci cabine firmate Pininfarina da 26 posti e da fondo trasparente, rimanendo avvolti da accecanti cristalli Swarovski.

Diversi atleti sono contrari a questa folle gara di metà novembre ad alta quota. Tra loro Johan Clarey e Alexis Pinturault: “Questa prova non ha alcun senso, dal punto di vita ecologico”, dicono. Soprattutto tenuto conto che oltre alle ruspe, sul ghiacciaio si organizzeranno centinaia di voli in elicottero per portare in cima atleti e personale, e poi tonnellate di materiali per le dirette TV e attrezzature per i tifosi.

No, non sono contenti neppure gli atleti, anche perché correre a 3800 metri non è cosa da tutti. No, non sono contenti, anche se al vincitore verrà staccato un assegno di 60mila franchi. Però, attenzione, sceso dal podio, il campione dovrà pagare doppie tasse, visto che il percorso è metà in Svizzera e metà in Italia
La battuta che si ripete di bocca in bocca, a questo punto, è: “Ciò che la funivia e la gara sciistica hanno unito ci pensa il fisco a dividere”. E anche nell’opinione pubblica si sta aprendo un solco sempre più profondo, tra chi spensierato plaude all’evento, e chi proprio non può accettare di vedere martoriato un ghiacciaio, divento preda dalle agenzie di pubblicità.

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