Tra ricorsi al Tar e proroghe di Valutazione di Impatto Ambientale, sono 10 anni che va avanti la questione dell’Impianto pilota geotermico denominato “Montenero” a Castel del Piano, in provincia di Grosseto. Sei pozzi e un impianto che converte calore in energia collegato alla rete elettrica nazionale tramite una linea di circa 15 km che interessa i territori comunali di Arcidosso e Santa Fiora. Un impianto che la Gesto Italia srl vorrebbe impiantare in mezzo a viti ed ulivi pregiati. Nella zona di produzione del vino Montecucco DOC e di un olio DOP, prodotto dall’olivastra di Seggiano. Ma anche della castagna dell’Amiata IGP. Un’area quella posta tra l’Amiata e la Val d’Orcia, dove l’agricoltura e la valorizzazione dei prodotti tipici sono elementi imprescindibili della valorizzazione del paesaggio.

La centrale geotermica non la vuole nessuno. A parte la società proponente che nel 2014 presenta istanza di Valutazione di Impatto Ambientale. Ma anche il ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali dei governi di centro-sinistra Renzi e Gentiloni e poi M5s-Lega Conte I e M5s-Pd Conte II. Per loro la centrale è una priorità nazionale. Non la vuole nessun altro, la centrale. Non solo le aziende del territorio, ma anche le persone che quei luoghi li abitano, riuniti nel Comitato di Montenero d’Orcia, nel Comitato Agorà-Cittadinanza attiva di Monticello Amiata e Sos Geotermia. “La centrale, avrà dimensioni notevoli: 11 metri di altezza, 173 di lunghezza, 81,4 di larghezza, con un impatto imponente su una zona tra le più prestigiose dal punto di vista del turismo agroalimentare”, spiegano a novembre 2014 i portavoce dei tre Comitati, Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci. Si susseguono gli incontri e le manifestazioni contro l’opera.

Non la vogliono gli Enti locali. Dalla Provincia parere contrario. Così come dai Comuni interessati. “Vogliono minacciare la naturalezza di questo territorio,”, sostiene il sindaco di Castel del Piano, Claudio Franci. Parere contrario, ad agosto, anche dall’amministrazione di Cinigiano in quanto “in chiaro conflitto con le linee di sviluppo del nostro territorio sotto il profilo ambientale e paesaggistico, ma anche economico e sociale”. Posizione condivisa, sulla base del parere del Nucleo di valutazione, dall’Unione dei Comuni dell’Amiata grossetana. Insomma uno schieramento compatto a contrasto della centrale geotermica.
Ma la procedura prosegue. A maggio 2015 il Ministero dell’Ambiente richiede alla Gesto Italia una serie di integrazioni, che vengono fornite. Ma che non mutano le contrarietà.

Così ad ottobre 2015 confermano il loro “no” prima il Comune di Castel del Piano e di Arcidosso, poi quelli di Cinigiano e di Santa Fiora. Infine, quello di Montalcino, nel senese. Ma a giugno 2016 ecco il parere positivo con prescrizioni della Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e il Turismo. Nonostante il parere prescrittivo a maggio 2016 della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. A settembre 2016 arriva il Parere positivo con prescrizioni da parte della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA/VAS che certifica che “gli interventi in progetto non produrranno effetti significativamente negativi sull’habitat” dei Siti di Interesse Comunitario/Zone di Protezione Speciale “Monte Labbro e Alta Valle dell’Albegna”, “Cono vulcanico del Monte Amiata” e “Alto corso del fiume Flora”. A questo punto ci sono tutte le autorizzazioni. Quasi tutte.

Manca il parere della Regione Toscana alla quale il ministero dell’Ambiente lo aveva richiesto ad ottobre 2016. Comunque a marzo 2017 il ministero dell’Ambiente insieme al ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo “decreta la compatibilità ambientale del progetto”. A questo punto il territorio insorge. Italia Nostra, insieme a diverse aziende e società agricole, si rivolgono al Tar. Intanto il 27 luglio 2020 la Regione Toscana prende posizione negando l’intesa al governo, dal momento che la centrale insisterebbe su un’area “non idonea”, come stabilisce la Delibera del Consiglio Regionale del 7 Luglio e quindi l’art. 2 della legge regionale del 27 luglio. Misura confermata dalla Corte Costituzionale a gennaio 2022, dopo il ricorso presentato dal Consiglio dei ministri. Ma la Gesto Italia non demorde. Dal momento che la Valutazione di Impatto Ambientale nel 2022 perderà valore la Società a maggio richiede una proroga.

A luglio 2023 arriva il parere positivo alla proroga della Commissione tecnica di verifica dell’Impatto ambientale del ministero dell’Ambiente. Mentre il Tar fissa al 18 ottobre 2023 l’udienza per decidere sul ricorso di Italia Nostra e delle aziende del territorio. Che però richiedono il rinvio dell’udienza, dal momento che “sono emersi nuovi atti dei quali non erano a conoscenza, sui quali si vorrebbe proporre ricorso per motivi aggiunti”. “Oltre a quello già in piedi – spiegano gli organizzatori dell’assemblea pubblica di Montenero, alla fine di settembre – verranno impugnate nuove osservazioni affinché si riesca a far valore i nostri diritti”. In attesa di sapere se il Tar accoglierà l’istanza di rinvio, le persone della Val d’Orcia e dell’Amiata si preparano. Hanno capito che lo Stato proverà ancora a realizzare una centrale geotermica che non vuole nessuno. Quasi, nessuno.

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