Occorre riprendere “una iniziativa politica per una soluzione strutturale della crisi” in Medio Oriente ”sulla base della prospettiva dei due popoli, due Stati” con una “tempistica definita”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al summit per la pace a Il Cairo, ha sposato la linea più cauta e aperturista per evitare “escalation di questa crisi” perché avrebbe “conseguenze inimmaginabili”. Pur parlando di Israele come di uno Stato “pienamente legittimato” al diritto alla difesa e alla sicurezza “di fronte ad azioni” come quelle di Hamas, ha sottolineato – come già fatto anche dagli Stati Uniti – che la reazione “non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta” e va portata avanti “commisurando la sua forza alle ragioni di sicurezza e alla difesa della popolazione civile”.

Il tutto in un contesto in cui la “priorità immediata resta l’accesso umanitario”, definito “indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile, ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare questa regione”. Movimenti “di cui non abbiamo bisogno”, ha chiarito la premier, assai preoccupata da un eventuale spostamento di milioni di persone che rischia di innescare un nuovo fronte migratorio verso l’Europa, tema sul quale il suo governo sta provando da mesi a muoversi in dialogo – finora sostanzialmente fallito – con gli Stati nordafricani, che per primi sarebbero colpiti dall’esodo innescando un probabile reazione a catena.

“È interesse di tutti i leader seduti a questo tavolo – ha aggiunto – che ciò che sta accadendo a Gaza non si trasformi in una guerra di religione, in uno scontro tra civiltà, rendendo vani gli sforzi che pure coraggiosamente in questi anni sono stati fatti per normalizzare i rapporti”. Per l’Italia, ha detto ancora, era importante partecipare al Summit presieduto dal presidente egiziano Al-Sisi per le “possibilità che questo vertice prospetta, nonostante le posizioni di partenza possano sembrare distanti”. Perché – ha spiegato Meloni – “se anche i nostri punti di vista non fossero perfettamente sovrapponibili, perfettamente sovrapponibile è il nostro interesse, l’interesse comune è che quello che sta succedendo a Gaza non si trasformi in un conflitto più ampio”.

La presidente del Consiglio – che ha avuto un bilaterale con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen – è poi tornata su quanto accaduto due settimane fa, giorno dell’attacco improvviso in territorio israeliano da parte di Hamas: “L’impressione che ho, per le modalità con cui si è svolto l’attacco è che l’obiettivo fosse costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere”. Il bersaglio – ha aggiunto – “siamo tutti noi, e cadere in questa trappola sarebbe molto, molto stupido”.

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