“L’ho incontrato in uno stabilimento balneare, ero nella zona per realizzare un servizio. Dopo essermi qualificato ho fatto alcune domande di politica al signor Grillo con il cellulare acceso. Grillo prima ha cercato di portarmi via il cellulare, poi, dopo avermi spruzzato addosso del liquido igienizzante, mi ha spinto con forza facendomi cadere da una scala che collega lo stabilimento alla spiaggia”. Era il 7 settembre 2020 quando il giornalista Francesco Selvi, inviato dalla trasmissione Dritto e rovescio di Paolo Del Debbio (Rete 4), denunciava l’aggressione subita da Beppe Grillo sulla spiaggia di Marina di Bibbona, dove si era recato per intervistarlo. Il comico aveva strappato il cellulare al cronista procurandogli un trauma distorsivo al ginocchio, il tutto ripreso dalle telecamere della reception di un locale sulla spiaggia. A distanza di tre anni, il giudice monocratico di Livorno ha assolto il fondatore del Movimento 5 stelle dall’accusa di violenza privata e lesioni colpose ai danni di Selvi: come spiegato dal legale del cronista, l’avvocato Gian Claudio Emeri, il giudice ha accertato la sussistenza dei fatti ma ha applicato – come chiesto dalla stessa Procura – l’articolo 131-bis del codice di procedura penale, che esclude la punibilità per i fatti di “particolare tenuità“.

Il comico è stato però comunque condannato al risarcimento del danno, che sarà quantificato dal giudice civile. Nel frattempo dovrà versare una provvisionale di mille euro in favore di Selvi e rimborsargli 3.500 euro di spese legali. Disposto infine un risarcimento di cinquecento euro ciascuno per la Federazione nazionale della stampa e l’Ordine dei giornalisti, costituitisi parte civile. “La pronuncia non ci soddisfa in quanto riteniamo che il fatto fosse non tenue, ma meritevole di una condanna. Siamo però soddisfatti perché il fatto di violenza privata è stato ritenuto sussistente”, commenta l’avvocato Emeri. Si è detto invece “parzialmente soddisfatto” l’avvocato Pierfrancesco Bruno, che ha difeso Grillo: “È stata accolta una delle nostre richieste subordinate. I giudici hanno ritenuto non penalmente rilevante la condotta, mentre invece hanno considerato la condotta stessa come produttiva di un danno, vedremo in che termini. Sappiamo solo la decisione, non la motivazione”. “Le sentenze non si commentano, si rispettano”, ha commentato invece il cronista Selvi al Tirreno. “Si parte però da un presupposto importante: il giudice in questo processo ha sostanzialmente certificato che di fatto è stato privato il giornalista della possibilità di fare delle domande. Su questo continueremo a interrogarci in futuro valutando, anche altre azioni legali sul tema”.

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