Dalla Fiera del Libro di Francoforte – che si concluderà il 22 ottobre – i dati diffusi da AIE -Associazione Italiana Editori confermano che l’editoria è la prima industria culturale del Paese, mentre nel panorama europeo si colloca al quarto posto come valore del venduto sul mercato nazionale nel 2022 con 3.338 milioni di euro (sono stati esclusi 50 milioni di export), dietro a Germania (9.444 milioni), Regno Unito (5.327 milioni) e Francia (5.094 milioni).

Nel 2022 il giro d’affari è cresciuto di circa 300 milioni rispetto ai valori registrati nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, e risulta in assestamento (-1,5%) rispetto al 2021.

Per quanto riguarda i primi nove mesi del 2023, nel solo mercato trade – vale a dire saggi e narrativa venduti nelle librerie, online e dalla grande distribuzione – le vendite sono state pari a 1.033,5 milioni di euro in lieve crescita (+ 0,2%) rispetto al 2022. Se consideriamo i 69,9 milioni di copie vendute, si rileva un calo di un milione rispetto al 2021 ma un incremento di quasi nove rispetto al 2019. I numeri dicono che gli italiani comprano più libri rispetto al pre-pandemia e che l’industria ha accompagnato questa crescita con un’offerta sempre più ampia e articolata.

Infatti, in Italia nel 2022 sono stati pubblicati 83.950 titoli di libri a stampa, con una flessione dell’1,5% rispetto al 2021, un anno eccezionale in cui era stata riprogrammata l’uscita di diversi titoli che gli editori avevano posticipato causa pandemia. La crescita della proposta annuale si accompagna all’ampliamento del catalogo vivo oggi pari a 1.393.199 titoli, reso possibile dalle opportunità fornite dal commercio elettronico di rispondere a una domanda sempre più frammentata e varia. A mio avviso, purtroppo alcune case editrici hanno ancora delle perplessità nei confronti dell’editoria digitale, inoltre non mi stancherò mai di ripetere che gli e-book costano troppo.

Il sempre maggiore pluralismo dell’editoria italiana è testimoniato anche dal fatto che le case editrici attive nel 2022, ovvero quelle che hanno inserito almeno un titolo nella banca dati dei libri in commercio, hanno superato quota 5 mila e sono pari a 5.184: oltre mille in più rispetto a 12 anni fa.

Calano gli e-book? Secondo le rilevazioni di AIE, nel 2022 con 37.177 titoli pubblicati si è registrato un calo sulla produzione di e-book, ma il dato è influenzato da una diversa catalogazione dei titoli multiformato, cioè e-book di diverso formato con diverso codice ISBN che adesso vengono conteggiati a sistema una volta sola. Mi permetto di esprimere qualche perplessità sul calo, perché le mie fonti sostengono che la produzione di e-book da parte degli autori indie è costante.

Infine due numeri sui lettori. Secondo l’indagine condotta da Pepe Research per AIE, nel 2022 il 71% di cittadini tra i 15 e i 74 anni ha dichiarato di aver letto almeno un libro, di carta o elettronico, oppure ascoltato un audiolibro negli ultimi 12 mesi, tre punti percentuali in più rispetto al 2019 (68%).

Per quanto riguarda il tempo dedicato alla lettura, il 21% dei lettori legge per più di cinque ore la settimana, il 16% tra le 3 e le 5 ore, il 14% massimo tre ore a settimana, il 18% al massimo due ore a settimana, il 13% massimo un’ora, il 18% legge ma non l’ha fatto nell’ultima settimana.
I lettori di soli libri a stampa sono il 46% di tutti i lettori (erano il 59% nel 2019), il 39% utilizza tutti i formati e il 15% solo e book e audiolibri (erano il 5% nel 2019). Come abbiamo già scritto nei post precedenti, la pandemia ci ha fatto scoprire altri supporti: la carta rimane centrale ma meno predominante di un tempo. Allo stesso tempo, c’è un nuovo pubblico che si approccia alla lettura soprattutto attraverso il digitale e consuma generi e prodotti fuori dai canoni letterari più tradizionali.

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