Il governo Meloni nel Consiglio dei Ministri del 16 ottobre ha approvato la legge di bilancio per il 2024. Dalle prime anticipazioni sulla versione approvata dal Consiglio dei ministri si legge in controluce tutto il disprezzo del governo nei confronti dei precari della casa, del resto mai citati dal Documento economico e finanziario (Def), né nella Nota di aggiornamento al documento economico e finanziario (Nadef). Così come al ministro Salvini, i precari della casa sono invisibili, anche nel visionario e sconosciuto piano casa.

Il messaggio del governo: alle 890.000 famiglie in affitto con redditi da povertà assoluta; alle 650.000 famiglie nelle graduatorie comunali per accedere ad una casa popolare che non c’è, alle oltre 40.000 famiglie che ogni anno subiscono una sentenza di sfratto; alle oltre 30.000 famiglie che ogni anno, 150 famiglie al giorno, subiscono uno sfratto eseguito con forza pubblica; alle 200.000 persone alle quali oltre al reddito di cittadinanza è stato negato anche l’allegato contributo affitto consegnandole al baratro dello sfratto; alle 350/400.000 che anche nel prossimo anno non riceveranno il contributo affitto e quello per la morosità incolpevole; è un messaggio chiaro e forte: “Me ne frego”.

Il governo con questa legge di bilancio, che sostanzialmente sulle politiche abitative è nel solco della precedente, si è assunto una gravissima responsabilità: quella di soffiare e ingrandire una gigantesca bolla di emarginazione ed esclusione sociale per milioni di persone. le cui conseguenze potrebbero essere molto gravi.

Eppure è di pochi giorni fa la pubblicazione dei dati sugli sfratti del Ministero dell’interno che hanno registrato il ritorno alla pre pandemia e, in alcuni casi con dati anche peggiori degli anni pre pandemici, ma il governo non legge i dati del Ministero dell’interno, così come neanche ottempera agli impegni presi in sede parlamentare derivanti da mozioni della maggioranza.

Infatti la mozione di maggioranza approvata alla Camera, lo scorso 18 luglio 2023, tra i vari punti, impegnava il governo “ad adottare iniziative volte ad individuare risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il Fondo per il sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte di soggetti in condizioni di difficoltà economica”. Ovvero il governo si era impegnato a individuare le risorse per rifinanziare i fondi contributo affitto e morosità incolpevole, un impegno da minimo sindacale, visto che la precarietà abitativa non si contrasta con i soli contributi ma con politiche abitative in grado di aggredire i segmenti della precarietà a partire dall’aumento sostanziale di alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Eppure il governo non è stato, neanche, in grado di ottemperare ad un impegno della propria maggioranza e accolto, su un rifinanziamento richiesto a gran voce da Comuni, Regioni e organizzazioni sindacali degli inquilini.

L’auspicio sarebbe che in Parlamento si esprimesse la volontà e la forza di correggere una legge di bilancio iniqua che non affronta in alcun modo una questione abitativa, una tra le più rilevanti, come si è evidenziato con il movimento delle tende degli studenti contro il caro affitti. Un auspicio, il mio, velleitario e destinato a schiantarsi sul veto, posto dal Presidente Meloni e dai ministri Giorgetti e Salvini, alla propria maggioranza, di presentare emendamenti. Un fatto lesivo delle prerogative costituzionali del parlamentare, oltretutto imposto dal governo.

Assistiamo quindi ad una escalation senza soluzione di continuità di lotta ai poveri. Anche nel 2024, se non interverranno modifiche alla legge di bilancio, non ci saranno contributi affitti, e saranno esaurite, anche, le residue risorse non utilizzate negli anni scorsi dai Comuni, attenzione questo riguarda 400.000 famiglie. E che dire delle 200.000 persone alle quali entro questo anno sarà sottratto il reddito di cittadinanza ma anche il contributo affitto ad esso collegato fino 280 euro mensili? Che fine faranno queste famiglie, quante di queste famiglie cadranno nel baratro dello sfratto?

Il campanello d’allarme venuto dai dati sugli sfratti forniti dal Ministero dell’interno, non può che aggravarsi e, in assenza di disponibilità di alloggi pubblici e di contributi affitto, quei dati non possono che peggiorare e aggravare un disagio abitativo, fondato sulla precarietà, ormai di ampie dimensioni.

È giunto il momento che tutte le realtà, senza esclusione alcuna, che lottano per il diritto all’abitare trovino un punto d’incontro e promuovano una mobilitazione nazionale, popolare e unitaria. Non c’è tempo da perdere.