L’Istat conferma le stime sull’inflazione: nel mese di settembre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, da +5,4% del mese precedente. “A settembre – osserva l’Istituto – l’inflazione registra un ulteriore, sebbene lieve, rallentamento” di un decimo di punto percentuale. “La nuova discesa del tasso di inflazione risente dell’andamento dei prezzi dei beni alimentari, la cui crescita in ragione d’anno si riduce sensibilmente, pur restando su valori relativamente marcati (+8,4%). Per contro, un freno al rientro dell’inflazione si deve al riaccendersi di tensioni sui prezzi dei beni energetici – spiega l’Istat – ma anche all’accelerazione dei prezzi dei servizi di trasporto”. “Si attenua, infine, la crescita su base annua dei prezzi del ‘carrello della spesa’, che a settembre si attesta al +8,1%”, sottolinea l’Istituto.

Numeri che restano preoccupanti, soprattutto se paragonati a quelli dell’Eurozona, dove nello stesso mese il tasso è sceso al 4,3% annuo contro il 5,2% di agosto, secondo Eurostat. “Calo risibile e illusorio“, è il commento dell’Unione nazionale consumatori. Per l’Unc significa una “stangata da 1.451 euro per coppie con 2 figli, 654 euro per cibo e bevande, 691 euro per il carrello della spesa”. “La discesa dell’inflazione annua – viene sottolineato – non solo è con il contagocce, ma è pure illusoria. I prezzi, infatti, pur se ormai stellari continuano lo stesso a salire dello 0,2% rispetto ad agosto. Per questo urgono interventi seri per ridurre l’inflazione, ad esempio stracciando l’inutile disegno di legge sulla concorrenza che non fa nulla per le famiglie, prevedendo l’abolizione delle penali per abbandonare le compagnie telefoniche o le offerte indicizzate all’inflazione, proibire Shrinkflation e overpackaging, dare una definizione di prezzo anomalo, rinviare la fine del mercato tutelato dell’energia sia per le famiglie che per i condomini, solo per fare degli esempi”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Peraltro nel terzo trimestre 2023 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’Indice dei prezzi al consumo, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+6,7% e +5,6% rispettivamente). Lo rileva sempre l’Istat che spiega comunque che rispetto al trimestre precedente, il rallentamento dell’inflazione è più marcato per il primo dei due gruppi. “L’ulteriore rallentamento dell’inflazione generale nel terzo trimestre del 2023 (da +7,8% del secondo trimestre a +5,8%) – si legge – è determinato dalla dinamica dei prezzi dei beni, in particolare dei Beni energetici e riguarda tutti i gruppi di famiglie. Anche i prezzi dei servizi rallentano rispetto al trimestre precedente, anche se in misura più contenuta rispetto ai beni. Poiché i beni incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti e viceversa i servizi pesano maggiormente sul bilancio di quelle più agiate, il rallentamento dell’inflazione risulta più ampio per le famiglie del primo gruppo rispetto a quelle del quinto gruppo”.

Articolo Precedente

Nella manovra mini Ires e 5 miliardi per la Pubblica amministrazione, Landini non si presenta all’incontro con il governo

next
Articolo Successivo

Il governo Meloni si inventa la riforma fiscale a tempo: tre aliquote solo nel 2024. E i vantaggi non vanno “solo ai redditi medio bassi”

next