La violinista Emy Bernecoli e il pianista Elia Andrea Corazza sono giovani, bravi e ampiamente affermati. Spaziano dal Sette-Ottocento al Novecento storico e ai giorni nostri. Studiano e pubblicano musiche conservate (e dimenticate) negli archivi italiani. Corazza è anche compositore e musicologo. A Bologna, lo scorso 30 settembre, nell’augusta Sala Mozart dell’Accademia Filarmonica, hanno offerto un programma intitolato “Colore italiano”, musiche di Ottorino Respighi, Alfredo Casella, Nino Rota e dello stesso Corazza. Il concerto era inserito nel ricco programma del primo Festival Respighi (24 settembre – 3 ottobre), una manifestazione di sicuro appeal intellettuale ideata da Maurizio Scardovi e promossa dalla benemerita associazione Musica Insieme, presieduta da Alessandra Scardovi.

Ottorino Respighi, bolognese di nascita (1879-1936), è uno dei grandi nomi del Novecento musicale italiano. Diplomato in violino e viola, insegnò composizione dapprima al Liceo musicale di Bologna e poi dal 1913 a Santa Cecilia; stabilitosi a Roma, ci passò il resto della vita. Scrisse musica operistica, da camera e sinfonica, apprezzata quest’ultima su scala mondiale. Il Festival Respighi ha uno scopo dichiarato: rivalutare un autore un po’ negletto nell’offerta musicale attuale, ampliando peraltro l’orizzonte ai musicisti italiani coevi, non solo la cosiddetta “Generazione dell’Ottanta” (Pizzetti, Malipiero, Casella, coetanei di Respighi), ma anche Wolf-Ferrari, Busoni, Montemezzi, Castelnuovo Tedesco, Finzi e Salviucci, l’ultimo allievo di Respighi.

Il concerto del duo Bernecoli-Corazza si apriva con l’ultimo dei “Cinque pezzi per violino e pianoforte” di Respighi, una Humoresque in cui virtuosismo e cantabilità si bilanciano con eleganza. Proseguiva con una Sarabanda (1897), lavoro giovanile dall’ampio afflato lirico, nel perfetto equilibrio fra i due strumenti: inedita, la composizione è stata riportata in luce dai due esecutori presso l’editore Schott di Magonza. Ancora di Respighi l’Aria dai “Sei pezzi”, seducente nella sua pienezza morbida e severa, a tratti malinconica. Nella serata spiccava anche la Cavatina e la Gavotta dalla “Serenata per cinque strumenti” di Alfredo Casella (1927), primo premio al concorso della Musical Fund Society di Filadelfia: sonorità intense del pianoforte si alternano a morbidezze squisite del violino, disseminate di suoni flautati insidiosissimi per l’intonazione; la brillantezza del secondo brano conferisce un scintillante fulgore alla composizione. Una birichinata alla maniera del vecchio Rossini è l’Improvviso di Nino Rota, intitolato Un diavolo sentimentale: una ridda giocosa e beffarda di ritmi scattanti, peraltro esente da torbidi tratti diabolici. Nel bel mezzo del concerto spiccava la composizione di Corazza, Autumn Suite, tre immagini – Out of Sadness, Dreams, Rain – pervase da colorature sentimentali, attimi di sensibilità evanescente, sprazzi di ampia cantabilità.

In un assolo il violino è chiamato a virtuosismi d’arco che esorbitano dal tono cameristico in direzione del gran concerto solistico; dal canto suo il pianoforte, in Rain, indulge a un minimalismo percussivo e implacabile, fatto per riscaldare il pubblico. Applauditissimi gli interpreti: bella cantabilità e suono pieno di Bernecoli, che possiede uno splendido violino di Otello Bignami, rinomato liutaio bolognese (1914-1989); controllatissima e limpida la visione musicale di Corazza.

Molti altri appuntamenti, e non solo concerti, ha offerto il Festival Respighi: segnalo fra i tanti Il Quartetto Guadagnini con Louis Lortie nei due Quintetti di Respighi e Wolf-Ferrari; l’Orchestra sinfonica giovanile ucraina diretta da Oksana Lyniv, direttrice musicale del Comunale di Bologna; l’Orchestra del Comunale, sempre con la Lyniv, nella Trilogia romana di Respighi. Evento raro, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, la versione della Bella addormentata di Paul Leni (1917) accompagnata dal vivo con le musiche di Respighi rielaborate da Virginia Guastella. E poi un convegno a cura di Piero Mioli su “Respighi compositore senza tempo”; e una “Cena a casa Respighi” fra musiche, manicaretti e dialoghi per rievocare la biografia del compositore e della moglie Elsa.

Programmi di questa entità non si potrebbero attuare senza l’intelligente magnanimità di sostenitori sensibili: oltre il Comune di Bologna, la Regione Emilia Romagna e il Ministero della Cultura, è stato fondamentale il contributo dei Founding Partners Alfasigma e Pelliconi, della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, e di uno sponsor partner attento al territorio come la Banca di Bologna.

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