Vince il “no” in tutti e sei gli Stati federali al referendum in Australia sui diritti degli Indigeni del Paese oceanico. La proposta, sostenuta dal leader labourista Anthony Albanese chiedeva il riconoscimento ufficiale nella Costituzione Australiana per Aborigeni e degli Indigeni delle isole dello stretto di Torres, insieme alla creazione di un organo consultivo indipendente per i cittadini delle First Nations, ovvero gli indigeni discendenti dalle popolazioni locali prima della colonizzazione britannica nel consultivo per gli Indigeni di Australia.

Si sarebbe dovuto chiamare “la voce del Parlamento”, così come proposto nella dichiarazione del Uluru del 2017 con cui i leader delle diverse comunità indigene del Paese hanno tracciato un possibile percorso di riconciliazione con gli australiani di altre etnie. Ma con oltre il 70% dei voti contati gli australiani hanno deciso di mantenere lo status quo e le proiezioni della rete australiana ABC fanno presente che il voto contrario ci sarà in tutti e sei gli Stati . Per passare serviva la maggioranza nazionale e la maggioranza dei “sì” tra gli Stati federali. Secondo quanto riportano i media australiani, il risultato potrebbe essere stato influenzato anche dalla campagna di disinformazione diffusa sui social che dipingeva “La voce del Parlamento” come una terza Camera del legislativo australiano, invece che un semplice organo consultivo quale sarebbe dovuto essere. In Australia nessun referendum ha mai vinto senza il supporto bipartisan e quello appena chiuso è il primo referendum Costituzionale per il Paese in 24 anni.

Il risultato del referendum è stato un duro colpo per la leadership di Albanese, che aveva fatto di questo referendum la punta di diamante del suo mandato. Durante i mesi di campagna per i diritti degli Indigeni australiani, l’opposizione ha fortemente criticato la misura, dichiarandola inefficace e divisiva. Un referendum “di cui l’Australia non aveva bisogno”, secondo quanto ha detto il leader dell’opposizione Peter Dutton. Albanese dal canto suo si è mostrato deluso per la sconfitta, pur dichiarando di “rispettare la decisione del popolo australiano”. In conferenza stampa, visibilmente emozionato, ha dichiarato che questo “non era il risultato sperato” per il referendum ma ha garantito che il governo continuerà a lavorare per la “riconciliazione” storica con gli Indigeni. “Questa non è la fine del percorso e sicuramente non sarà la fine dei nostri sforzi nel portare l’unione tra le persone”, ha detto Albanese. Sconfortato anche il commento della ministra per gli Indigeni australiani, Linda Burney, che ha invitato Aborigeni e persone dello Stretto di Torres a “essere fieri dei 65mila anni di storia e cultura” che li caratterizzano e di sperare in un futuro raggiungimento della riconciliazione. “Abbiamo bisogno di un futuro migliore per le persone della First Nations”, ha aggiunto.

La popolazione indigena in Australia conta il 3,8% dei 26milioni di cittadini e abita i territori dell’isola oceanica da circa 65mila anni. Ciò nonostante il loro ruolo e la loro presenza non è mai stata riconosciuta nella Costituzione del Paese. Gli indigeni australiani sono la parte della popolazione che storicamente vive in condizioni di disagio, con un tasso di povertà superiore alla media e una generale difficoltà di integrazione nel tessuto socio-economico del Paese.

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