“Tutta colpa di Netanyahu“. “Ridateci i nostri figli”. Sono alcune delle scritte comparse su cartelli e striscioni del gruppo di manifestanti che nella mattina di sabato 14 ottobre si è riunito di fronte al ministero della Difesa israeliano. Obiettivo del raduno è protestare contro la scarsa considerazione del governo di Tel Aviv per gli ostaggi catturati da Hamas nell’attacco del 7 ottobre. Secondo quanto riporta il Times of Israel, è stata proprio la mamma di una delle giovani rapite dalle milizie islamiche e portate nella Striscia di Gaza a organizzare il presidio . Lo conferma anche l’ANSA presente sul posto, che parla di 200 manifestanti tra cui una mamma che mostra la foto di sua figlia Lili, militare di 18 anni che sabato scorso si trovava vicino al confine con la Striscia. “L’hanno portata via in pigiama”, ha denunciato tra le lacrime la giornalista.

Diversi cittadini israeliani considerano il conflitto aperto con Hamas una responsabilità dell’amministrazione Netanyahu, ritenendo che il primo ministro abbia alimentato con le sue politiche l’estremismo delle milizie palestinesi. Sulla stessa linea anche diversi quotidiani locali, che affiancano l’aggiornamento del conto delle vittime del conflitto ad analisi puntuali sulle responsabilità di “Bibi” nell’esasperazione delle tensioni con la Striscia. Anche se generalmente uniti nel commentare la risposta armata di Israele su Gaza, negli ultimi giorni gli israeliani si sono mostrati insofferenti nei confronti dell’amministrazione corrente. Da ultimo un video in circolazione sui social che mostra la ministra dell’Ambiente Idit Silman, venire allontanata da un ospedale di Tzrifin al grido di “avete rovinato questo Paese”.

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